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Il sistema agroalimentare globale, tra #EroidellAlimentazione e la Fao

di Salvatore Baldari 

Recentemente ho avuto il piacere di intervenire al seminario tenutosi nella città di Manduria, in Provincia di Taranto, nell’ambito della “Settimana Pugliese dell’Alimentazione”, allo scopo di dare una più ampia rilevanza alle tematiche annualmente definite dalla Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), riguardanti la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Uno dei momenti più avvincenti dell’incontro è stato lo spazio dedicato alle esperienze di successo degli #EroidellAlimentazione, con le testimonianze di aziende del territorio, da esempio e stimolo per gli ascoltatori, i quali hanno raccontato i propri suggerimenti per trainare la trasformazione dei sistemi, con riferimento a come il mondo agroalimentare ha saputo reagire, dopo la pandemia da Covid19.

L’alimentazione e lo sviluppo sostenibile, secondo la Fao

Leggendo le 12 pagine del documento ufficiale della Fao, emergono le quattro missioni da perseguire per raggiungere gli obbiettivi di sviluppo sostenibile. Si parte dalla “miglior produzione” per garantire modelli di consumo e produzione sostenibili tramite filiere agroalimentari inclusive a livello locale.

Seconda missione è una “migliore nutrizione” per contrastare la fame, raggiungere la sicurezza alimentare e promuovere l’accesso a diete sane.

Migliore ambiente” è la missione che integra la lotta ai cambiamenti climatici all’uso ragionevole degli ecosistemi terreni e marini. Ultimo punto è “Migliore vita” per la promozione della crescita economica riducendo le diseguaglianze sociali, territoriali, generazionali e di genere.

L’importanza dei collegamenti tra aree urbane e rurali

Il tutto passa da una previsione statistica che parte da un mondo sempre più urbanizzato, con il 55% della popolazione mondiale che vive in aree urbane con una prospettiva, entro il 2050, sino al 68%, principalmente nei Paesi a basso reddito. Le città già consumano il 70% dell’approvvigionamento alimentare mondiale e quasi l’80% dell’energia prodotta. I diversi gruppi di partecipanti, composti per lo più da attivisti, leader indigeni, piccoli agricoltori, scienziati, professionisti della salute e dirigenti che nell’ultimo anno hanno preso parte ai pre-vertici dallo Fao sono giunti alla conclusione che è necessario ripensare al modo in cui le aree urbane e periurbane sono concepite, affinché le città diventino più verdi e rigenerative. Ciò prevede il potenziamento dei collegamenti tra aree urbane e zone rurali, la creazione di ampi spazi verdi pubblici e mercati accessibili a tutti, la riduzione degli sprechi con l’aumento del riciclo, la promozione di stili di vita sostenibili e sani e di ecosistemi ricchi di biodiversità.

Il sistema alimentare globale, tra fame e obesità 

Il documento parte dalla definizione di “sistema agroalimentare”, inquadrandolo come il viaggio degli alimenti dai campi alla tavola: coltivazione, raccolto, lavorazione, confezionamento, trasporto, distribuzione, commercio, acquisto, preparazione, consumo e smaltimento. Nel documento viene chiesto ai governi di offrire incentivi mirati all’alimentazione sana. Viene loro proposto di ridurre le tasse sugli alimenti nutrienti, riformulare gli incentivi sui prodotti di alto valore e offrire formazione e incentivi, compresi i trasferimenti di denaro e tecnologie per gli agricoltori, affinché coltivino alimenti nutrienti con metodi sostenibili e rispettosi del pianeta.

Per rispettare l’impegno del G7 di sollevare 500 milioni di persone dalla fame e dalla malnutrizione entro il 2030, i governi dovrebbero incrementare i loro investimenti di circa 14 miliardi di dollari lanno, circa il doppio della spesa attuale per gli aiuti alla sicurezza alimentare e alla nutrizione.

Non mancano, tuttavia, appelli al settore privato e alle aziende produttrici, cui si pone la sfida di fornire cibi nutrienti a prezzi accessibili, riformulando, se necessario, i prodotti, riducendo gli ingredienti nocivi alla salute e limitando la commercializzazione inappropriata di prodotti alimentari eccessivamente energetici, ricchi di grassi, zucchero e sale, in particolare se destinati ai bambini.

Elemento saliente, più volte evocato, è l’azione volta alla quantità e la qualità dei dati e delle informazioni disponibili sui sistemi alimentari e le sue diverse componenti. Disporre di informazioni di buona qualità è un prerequisito essenziale per progettare e monitorare strategie efficaci che possano sostenere lo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili e inclusivi. Viene posta l’attenzione anche nei confronti dei lavoratori della filiera di approvvigionamento alimentare, i quali necessitano di reti di sicurezza sociale sensibili alla nutrizione.

“Le nostre azioni sono il nostro futuro”

Ai governi viene, inoltre chiesto di prevedere misure di commercio alimentare eque, evitando il protezionismo e promuovendo i vantaggi comparativi di tutti i Paesi.

Il documento orbita intorno alle sinergie fra istituzioni, produttori e consumatori, per rimarcare con decisione il messaggio dominante “le nostre azioni sono il nostro futuro”, a testimoniare quanto le nostre attività quotidiane e le nostre abitudini alimentari e sociali possono e potranno influenzare questo percorso, ormai avviato.

Fortunatamente, misure progettate ad hoc come la nuova Politica Agricola Comune, e le nuove direttive comunitarie per gli allevamenti, di cui ci siamo occupati sul nostro giornale nel corso di questa estate, rappresentano una presa di consapevolezza apprezzabile.

È evidente, che l’attuale sistema alimentare globale è difettoso. Non soltanto non è riuscito a risolvere il dramma della malnutrizione, con un terzo della popolazione mondiale che ancora soffre di fame, ma ha generato altri problemi. Sono aumentati in maniera spropositata i casi di obesità. E sopratutto, il nostro sistema alimentare genera un quarto delle emissioni gas serra globali ed è causa della deforestazione tropicale e del deperimento delle risorse naturali. Ciononostante, sprechiamo quantità enormi di questo cibo ecologicamente e socialmente costosissimo.

Le nostre scelte di consumo sono fondamentali, ma i nostri sforzi dovranno essere affiancate da azioni virtuose e concrete, non da soluzioni vuote, pronunciate con linguaggio generico.