Congedo mestruale, ecco cosa ha deciso il liceo di Ravenna

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Congedo mestruale, ecco cosa ha deciso il liceo di Ravenna

Anche nei licei di Bologna se ne sta discutendo, si sono incontrati i rappresentanti del Sabin, Minghetti, Fermi, Copernico, Laura Bassi e Galvani.

Il liceo artistico di Ravenna “Nervi-Severini” aveva fatto discutere per la decisione di inserire un congedo mestruale per le ragazze con dismenorrea certificata, eppure sembra che gli studenti italiani non aspettassero altro che un’apertura per farsi sentire. A un mese circa dall’adozione a Ravenna, molte scuole ne stanno dibattendo, e qualcuno si organizza anche in forma di rete tra più istituti. Facciamo quindi il punto del dibattito sul congedo mestruale nelle scuole italiane.

La proposta del Nervi-Severini di Ravenna

Al Liceo Nervi-Severini, il percorso per l’adozione della misura è partito dal basso. Per la precisione a sviluppare la proposta è stata una studentessa, Chiara P., che soffre della condizione medica in questione, al punto che dichiara di perdere dal primo anno “almeno un giorno al mese di scuola per questo motivo. (…) Non riesco neppure a stare seduta e sento dolore anche solo tenendo i jeans stretti. Ed è un fastidio costante che non passa con le medicine”. La studentessa si è dunque informata su iniziative analoghe, ha organizzato un’indagine anonima all’interno della scuola, e, avendo ottenuto riscontri positivi, ha portato la problematica all’attenzione del preside. Gianluca Dradi, preside del liceo, si dimostra molto disponibile, si ragiona sulla proposta, e si arriva presto alla soluzione, che viene adottata alla fine di dicembre 2022.

La frequenza alla scuola secondaria di secondo grado è regolata dall’ articolo 14, comma 7, del Regolamento di coordinamento delle norme per la valutazione degli alunni di cui al DPR 22 giugno 2009, n. 122, che impone, per la validità dell’anno scolastico, la frequenza obbligatoria di almeno i tre quarti dell’orario personalizzato. È prevista anche, però, la possibilità per le scuole di individuare delle eccezionali e documentate deroghe a questa quota massima di assenze. Il provvedimento del liceo di Ravenna, dunque, si avvale di quest’ultima possibilità, inserendo due giorni al mese di assenza giustificata al di fuori del 25% massimo per la promozione; questa misura sarà applicabile alle ragazze dietro presentazione di una certificazione medica della propria condizione di dismenorrea. Il certificato medico avrà validità annuale.  

Le iniziative degli studenti e il caso di Bologna

Dal Nervi-Severini le manifestazioni si sono estese a tutta l’Italia. Per tutto il mese di gennaio svariati licei hanno condotto manifestazioni ed iniziative ma soprattutto tante, tantissime discussioni per l’introduzione di misure analoghe; è di pochi giorni fa la notizia che il congedo mestruale è stato approvato anche per il liceo classico Albertelli di Roma. A Roma e provincia, l’azione era stata portata avanti da una rete studentesca, la Rete degli Studenti Medi, con l’ambizione che venisse estesa su tutto il territorio nazionale.

Tuttavia, reti di studenti sono in via di creazione in altre realtà, arrivando ad attirare l’attenzione di alcune forze politiche: a Bologna, ad esempio, il 21 gennaio si è tenuto un incontro tra i rappresentanti dei licei Sabin, Minghetti, Fermi, Copernico, Laura Bassi e Galvani, con la partecipazione della già citata Chiara P. e di Giorgia Mazzanti, co-coordinatrice del capitolo bolognese di Volt Europa, il partito progressista paneuropeo. “Una proposta coraggiosa e necessaria. – ha dichiarato Mazzanti – Per questo abbiamo pensato che fosse necessario parlarne anche con gli studenti e le studentesse delle scuole della nostra città”. L’entusiasmo per l’iniziativa sembra essere alto tra i ragazzi: “Questo incontro mi ha lasciato un bellissimo messaggio di possibile futura unione tra le scuole di Bologna. – ha raccontato Chiara del Liceo Laura Bassi – La testimonianza di Chiara P. è stata interessantissima e mi ha fatto capire che, nonostante le istituzioni spesso facciano di tutto per andare contro agli studenti e le loro idee innovative e progressiste, se ci si mette di impegno, queste iniziative si possono portare davvero nelle nostre scuole”. All’incontro ha partecipato anche Caterina, che, soffrendo di dismenorrea, ha potuto portare la sua personale esperienza ai ragazzi: “Penso sia molto utile la proposta del congedo mestruale – ha riferito – non la conoscevo prima e mi ha fatto piacere saperne di più, visto che io soffro molto durante il ciclo”. E continua “durante l’ultima verifica che ho fatto ero piegata dal dolore, quindi sarei contenta se anche la mia scuola facesse qualcosa per aiutare chi sta male come me”.

Il dibattito pubblico in Italia e in Europa sul tema

In Unione europea l’unico Stato fornito di legislazione sul congedo mestruale è la Spagna, che ha approvato il 16 Febbraio la legge relativa. A chi soffre di disturbi legati a mestruazioni dolorose il medico ha la facoltà di accordare dei giorni di astensione dal lavoro, che saranno presi in carico dalla Sicurezza sociale. Gli altri Paesi si affidano ai singoli datori di lavoro, che possono prevedere simili misure come policy interne, ma il dibattito sembra essere avviato ovunque, soprattutto in seguito all’esempio spagnolo.

Di recente, anche in Italia il dibattito è uscito dalle scuole per entrare in Parlamento. L’Alleanza Verdi-Sinistra ha presentato infatti una proposta di legge sul congedo mestruale in Italia, depositata il 21 febbraio a prima firma della deputata Elisabetta Piccolotti. La proposta prevede un meccanismo di congedo scolastico simile a quello già adottato dai licei Nervi-Severini e Albertoni, ma viene anche esteso al mondo del lavoro, con due giorni di congedo retribuiti al 100%. Il ddl è integrato da un articolo sull’accesso alla contraccezione gratuita in farmacia dietro prescrizione medica, per motivi legati a disturbi da ciclo mestruale. Non si tratta del primo tentativo in Italia di adottare misure in merito: un ddl era già stato presentato nel 2016, senza successo. Chissà che la spinta proveniente dai licei non sia stata l’elemento giusto per far percepire la necessità di un simile intervento.