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Green Pass agli eventi, dalle regole agli artisti che escono fuori dal coro

di Roberta Caiano

Il ciclone coronavirus si è abbattuto sulle nostre abitudini e nella nostra quotidianità tale da stravolgere ogni aspetto sociale, economico e politico. In particolar modo, le polemiche e le critiche nei confronti delle misure e dei dispositivi anti-contagio, oltre che alla vaccinazione di massa, non hanno fatto altro che alimentare il vento della discordia. Nonostante lo scorso anno ci sia stato un momento di respiro durante l’estate, i contagi sono aumentati subito dopo la bella stagione andando ad inasprire nuovamente i provvedimenti restrittivi e di prevenzione fino ad arrivare all’entrata in vigore del Green Pass Europeo lo scorso 1 luglio. Noto anche come passaporto vaccinale, questo documento permette di viaggiare e transitare liberamente tra i Paesi europei e dell’area Schengen esibendo in formato cartaceo o digitale la conferma di essere stati sottoposti alla vaccinazione, parziale con la prima dose o completa con entrambe le dosi anti-Covid, o anche del solo test rapido o tampone molecolare con esito negativo effettuato entro le 48 ore prima di effettuare uno spostamento. Uno dei motori cardini che ha accelerato il processo di attuazione del Green Pass è stato senza dubbio il turismo, tra i settori più colpiti dalla pandemia. Ma sono molti altri gli ambiti dove l’epidemia ha messo un freno alle attività come il mondo dello spettacolo compresi teatri, cinema, concerti e opere. In quest’ottica, il passaporto vaccinale permette così la possibilità di poter ritornare a lavorare e frequentare questi luoghi in sicurezza con meno rischi possibili. In particolar modo ad essere sottoposti alla lente di ingrandimento ci sono gli eventi, dai concerti agli spettacoli prima diluiti per evitare assembramenti e contatti troppo ravvicinati.

Ripresi da poco, gli spettacoli live stanno dando il via ad una sorta di segnale di ripartenza anche in virtù della definitiva entrata in vigore delle condizioni necessarie per potervi partecipare come, appunto, essere in possesso di un documento che attesti l’avvenuta vaccinazione o l’esito negativo di un tampone molecolare. Tutto ciò, però, non ha arginato coloro che non si ritengono d’accordo a riservare gli eventi o a condurre determinate attività soltanto a queste condizioni. Contrariamente a ciò che si può pensare, le polemiche riguardano tanto il pubblico quanto gli artisti. Un esempio lampante proviene da New York, dove al St. James Theatre il celebre artista Bruce Springsteen ha ripreso il suo tour soltanto per le persone già vaccinate. Infatti, solo chi ha attestato di aver avuto il siero anti-Covid ha potuto assistere alle repliche dello spettacolo, scatenando le proteste all’esterno del locale dei no-vax e in generale di coloro a cui non è stato ancora iniettato il vaccino. Inizialmente, inoltre, l’organizzazione dello show prevedeva l’accesso ai vaccinati con i sieri approvati dalla Fda (Food and Drug Administration) quali Moderna, Pfizer e Johnson & Johnson, escludendo Astrazeneca, per poi fare un passo indietro consentendo l’accesso a tutti i vaccinati con i sieri approvati dall’Oms. D’altro canto, tra coloro che escono fuori dal coro troviamo anche molti famosi artisti e cantanti che non sono pienamente d’accordo con questa formula di partecipazione alle loro esibizioni. 

L’ultima notizia riguarda Richard Ashcroft, l’ex leader dei The Verve, il quale ha annunciato sui suoi canali social di ritirare la sua presenza al festival Tramlines in programma a Sheffield dal 23 al 25 luglio. A fornire il motivo è stato lo stesso cantante, che senza mezzi termini su Instagram ha precisato la sua posizione: “Mi scuso con i miei fan per la delusione, ma il festival è stato informato più di 10 giorni fa che non avrei suonato una volta che fosse diventato parte di un programma di test del governo. Avevo informato il mio agente mesi fa che non avrei suonato in concerti con restrizioni “. Le restrizioni a cui fa riferimento Ashcroft sono ovviamente riferite all’obbligo di esibire prove del test Sars-Cov-2 negativo nelle ultime 48 ore o di aver ricevuto due dosi del vaccino Covid, condizioni imprescindibili per la partecipazione all’evento. A dare manforte alle parole del cantante britannico troviamo il cantante degli Stone Roses Ian Brown, il quale sulla stessa scia del suo conterraneo ha messo a rischio la sua partecipazione al Neighborhood Weekender festival a Warrington in programma per il prossimo settembre dopo aver ricevuto conferma che tutti i partecipanti richiedono la prova della vaccinazione. Anche lui non ha mancato di far sentire la sua voce da outsider sui social twittando: “Mi rifiuto di accettare la prova di vaccinazione come condizione per l’ingresso”. Infine, proprio in questi ultimi giorni l’eclettico Morrissey, ex frontman degli Smiths, si è accodato al pensiero dei colleghi dichiarando in una recente intervista rilasciata al nipote e fotografo Sam Esty Rayner, e pubblicata sul suo sito ufficiale, che “la società del Covid risponde perfettamente alla descrizione della schiavitù”.