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No alle scorie. Puglia e Basilicata si oppongono al Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi

di Antonella Testini

Si è conclusa la prima fase della Consultazione Pubblica sulla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) per ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. Un iter iniziato lo scorso gennaio quando, all’alba del 2021, la Società pubblica responsabile della dismissione degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi (Sogin) ha reso pubblico il progetto del Deposito dei rifiuti radioattivi e del relativo Parco Tecnologico, insieme alla lista delle aree potenzialmente idonee alla loro realizzazione.

L’opposizione di Puglia e Basilicata

In questi mesi tanti sono stati i cori contro la scelta del Governo, tanto per le aree individuate quanto per la tempistica utilizzata. Tra le voci più critiche quelle delle amministrazioni regionali di Puglia e Basilicata. “Quella del Governo è una proposta pericolosa e infondata” ha dichiarato Michele Emiliano durante un consiglio comunale congiunto tra i Comuni pugliesi interessati dalla Carta delle Aree Potenzialmente Idonee. “Noi abbiamo fatto il nostro dovere senza venire meno ai leali principi di collaborazione che regolano il funzionamento dello Stato, scegliendo di non fare pubbliche manifestazioni di dissenso ma presentando una proposta autorevole” ha spiegato il governatore pugliese. “Una posizione ragionata, tecnica e non campanilistica per dire “no” al deposito delle scorie nucleari in Puglia”. Recentemente, infatti, la giunta regionale ha inviato all’indirizzo dei Ministeri competenti, oltre che alla stessa Sogin, una relazione tecnico – scientifica per contestare tutti i rilievi fatti da quest’ultima che, in via preliminare, aveva giudicato “aree buone” i territori compresi tra Gravina, Altamura e Laterza.

Una valutazione fatta sulla base di dati obsoleti, basati su alcuni studi risalenti addirittura agli anni Settanta, e non verificati. Dal documento approvato dalla Giunta regionale, al termine di un lungo lavoro di analisi, risulterebbe “la inadeguatezza delle valutazioni di Sogin, spesso non riferibili all’attuale conoscenza scientifica delle caratteristiche idrogeomorfologiche e sismiche dei siti individuati”. “Gli approfondimenti svolti – si legge in una nota ufficiale della Regione Puglia – sono i risultati di tanti anni di lavoro, di ricerca, di analisi, di conoscenza del nostro territorio che, messi a sistema, hanno permesso alla Regione di contribuire e supportare i Comuni interessati per esprimere in maniera tecnica e scientifica la propria contrarietà”.

Valutazioni in merito al rischio geomorfologico e idraulico del territorio, siti archeologici e aree naturalistiche tutelati dalla Comunità europea, monumenti unici al mondo. Siti già riconosciuti dall’Unesco e altri in procinto di esserlo sono solo in minima parte le ragioni che hanno spinto la Puglia a dire “no” al deposito nucleare, rivendicando la propria vocazione verso una agricoltura di qualità, imprese green e un turismo sostenibile.

Ragioni che in parte hanno caratterizzato il “no” del fronte lucano a cui già negli anni passati è stato chiesto di pagare un prezzo altissimo con lo stabilimento di Rotondella.

Il no lucano alle scorie nei Comuni di Oppido Lucano, Acerenza, Genzano di Lucania, Irsina, Matera, Montescaglioso, Bernalda e Montalbano Jonico

Sono 16 i siti individuati in Basilicata, nei Comuni di Oppido Lucano, Acerenza, Genzano di Lucania, Irsina, Matera, Montescaglioso, Bernalda e Montalbano Jonico. Di questi, quattro sono condivisi con la Puglia e ricadono in territorio di Matera o al confine con Altamura, Gravina e Laterza.

“Le aree indicate fra Matera e la vicina Puglia, sono molto vicine (a meno di un chilometro) dal Parco delle Chiese rupestri e dal Parco dell’Alta Murgia barese. E già questo dovrebbe indurre a considerare con molta attenzione i “criteri di approfondimento” che, nel documento della Sogin, vengono indicati in uno specifico programma per prendere in esame “fattori socio – economici e culturali, pianificazione territoriale, disponibilità delle reti di trasporto”. 

Il comprensorio irriguo del Metapontino, i Sassi di Matera e l’Altopiano murgico: la vicinanza dei siti individuati per il Deposito di scorie

Inoltre, in relazione al settore delle produzioni agricole, si evidenzia che i siti ricadono interamente nel comprensorio irriguo del Metapontino e che si stanno prendendo in esame dati sugli investimenti pubblici circa l’irrigazione, la redditività delle colture, la presenza di colture di pregio, la presenza di attività zootecniche, oltre che la presenza di aree estrattive, di luoghi di interesse storico, archeologico e paesaggistico, la presenza di usi civici e proprietà collettive. “Tutti elementi che segnalano una palese incongruenza con le aree indicate – afferma l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa – perché nel documento della Sogin non si tiene conto del fatto che sia le zone indicate sulla direttrice Matera – Irsina – Genzano – Oppido Lucano, che quelle riguardanti il Metapontino, sono oggetto di pianificazione culturale e paesaggistica da molti anni, con tanto di decreti ministeriali di dichiarazione di interesse pubblico, come nel caso di Irsina, solo per fare un esempio. E in questo quadro appare addirittura singolare l’indicazione di siti che si trovano a poche centinaia di metri dai Sassi di Matera e dall’Altopiano murgico”.

Motivazioni messe nero su bianco e inviate al Governo per confermare da entrambi i fronti, quello pugliese e quello lucano, la propria contrarietà alle ipotesi della Sogin. Contrarietà espressa su fronti tuttavia separati dato che la due amministrazioni regionali non hanno ritenuto, forse nemmeno preso in considerazione, l’ipotesi di fare fronte comune. Diversità di vedute, di tempi o semplicemente un diverso colore politico a marcare la distanza?

In autunno 2021 la consultazione popolare su Deposito nazionale delle scorie radioattive 

La Sogin, dal canto suo, si è impegnata a rendere pubbliche entro il prossimo 16 luglio tutte le osservazioni fatte pervenire dai territorio. Osservazioni che saranno discusse durante il Seminario Nazionale in programma il prossimo autunno per la seconda fase della consultazione popolare.