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Il codice segreto dei musicisti napoletani

Bacone, Bagaria, Pustiggià…parola di Parlesia: ecco la lingua segreta della canzone partenopea.

Sono tante le specificità e le peculiarità della canzone napoletana, ma una, sicuramente, vanta il crisma della particolarità assoluta: è la parlesia, un codice linguistico segreto inventato dai musicisti partenopei per poter comunicare in pubblico senza farsi capire dai presenti. Un vero codice per iniziati, insomma, simile ad altri gerghi dialettali ma completamente diverso e avulso. «Nun appuniscë a parlèsia: non parla la parlèsia».

Quando nasce la Parlesia

Stando alle ricerche storiche più accreditate, la parlesia nascerebbe soprattutto con i “posteggiatori“, i musicisti itineranti che si esibiscono per strada o ai tavoli di un ristorante per accompagnare una serata romantica. Il periodo di scoperta della parlesia risale alla fase tra il 1880 e il 1914, di fatto l’epoca d’oro della canzone napoletana antica. Stando sempre alle ricostruzioni storiche, alcune locuzioni risalirebbero addirittura al ‘400. In un raro filmato dei primi anni ’80 il famoso posteggiatore Francesco Coviello, noto come Ciccio ‘o conte, indica a Edoardo Bennato e a Enzo Avitabile un’altra derivazione, secondo la quale la parlesia, chiamata ‘a serpa, avrebbe origini zigane.

Invenzione d’autore

Come per ogni altro gergo, lo scorrere del tempo ha fatto cadere in disuso molti termini. In più, ha reso la parlesia meno segreta, ovvero ne ha favorito la conoscenza oltre l’ambito artistico. Emblematica, in questo senso, una scena del film ‘Amore a prima vista’ di Vincenzo Salemme. In una gag di Biagio Izzo e Carlo Buccirosso il dialogo si basa su alcuni termini della parlesia. Questi, divenuti adesso molto noti, diventano di fatto inutilizzabili ai veri fruitori (musicisti). Proprio il film così conosciuto di Salemme ha contribuito a ridurre il carattere mistico/esoterico della parlesia, sebbene la pellicola del regista avesse come obiettivo quello di valorizzare e rendere omaggio alla stessa. D’altronde, trattandosi di una invenzione d’autore e assolutamente particolare, la si può apprezzare solo conoscendola.

Nel 2023 il libro di Valeria Saggese

Valeria Saggese, giornalista che ha tenuto all’Università seminari di semiotica e storia della musica, nel 2023 ha pubblicato un libro inedito sulla par lesiva. Che spiega: la parlesia è un gergo carbonaro, segreto, tramandato oralmente e al quale non è possibile attribuire una data precisa di origine. Adottata dai musicisti ambulanti napoletani – i cosiddetti «posteggiatori» – la parlesia si è trasformata in uno strumento di difesa nei confronti di impresari improvvisati, per poi venire legittimata tra la metà degli anni Sessanta e gli anni Settanta grazie alle giovani generazioni di artisti napoletani. Giornalista radiofonica e animatrice culturale, Valeria Saggese, nel suo libro, costruisce un affresco storico-sociale attraverso una narrazione vivace e ricca di aneddoti, affidata anche alle testimonianze di alcuni tra i più grandi protagonisti della musica napoletana: da James Senese a Enzo Gragnaniello, da Eugenio Bennato a Fausta Vetere, passando per Tullio De Piscopo, Gigi D’Alessio e Valentina Stella, per arrivare fino alle nuove leve come Clementino e Gnut, tutti accompagnati sempre dallo spirito guida di Pino Daniele. Artisti molto diversi tra loro ma accomunati dall’amore per un idioma segreto e in continua evoluzione, capace di offrire rifugio e nello stesso tempo porsi come collante per chi, attraverso la musica, era ed è alla ricerca di una «famiglia».

Antiche tradizioni

«‘A Parlesia è na specie ‘e lengua secreta de li musicante napulitane, ca se tramanda da generazione a generazione in manera sulamente parlata. Negli anni, chianu chianu, parola doppe parola, addeventaje na lengua vera e propria, c’ assumegliava nu poco ô napulitano, ma ca nun puteva essere capita si nun se sapeva l’ esatto signifigato d’ ‘e pparole…accussì, fra na nota e n’ ata, se putevano dicere tutte cose, senza ca nisciune nce capeva niente… Po’ ‘e musiciste l’hanno usate dint’’e canzoni: Toni Esposito, Pino Daniele, Edoardo Bennato…

Breve vocabolario 

Ecco un piccolo elenco di sostantivi, aggettivi e modi di dire assolutamente imperdibili:

Appunì: parlare la parlesia. ‘O jammë appuniscë a parlèsia: il tizio capisce il nostro gergo.

Bacone: persona cattiva, incapace, maligna. che non fa bene ciò che deve fare. Chillë è ppropië `nu bbaconë: è proprio un inetto.

Bagaria: atto sciocco, inutile, dannoso, imbroglio. Contenuto o contesto privo di qualsiasi canone qualitativo. 

‘A festa era pproprië ‘na bagaria: l’evento era organizzato pessimamente.

Cannuccia a cinque pertose: flauto.

Cautte, ‘a ccautte: qui, a destra. `O jammë a ccauttë: l’uomo a destra.

Cummara: chitarra. Appuniscëme `a cummara: passami la chitarra..

Jamma: la donna.

Jamme: l’uomo.

Lanzì: orinare, pisciare.

Lanzita: l’orinata.

Mbrusà: imbrogliare, prendere per i fondelli.

Pusteggiatore: colui che suona o canta canzoni napoletane, da solo o con altri, in luoghi o locali pubblici.

Pustiggià: esecuzione pubblica, ma anche approccio.

Spillà, Spillesiè o Spillose: suonare, atto del suonare.

Spillante: fisarmonica.

Tochè: in gamba, capace, valido. O jammë è tochè tochë: il tipo è uno in gamba.

Uosse ‘e presutto: violino.

Valzer: l’atto di andare via. Appunimmë ‘o valzer: andiamocene!

Zi Muscèsia: ernia, lentezza esasperante. ‘O jammë tènë a zi muscèsia: il tizio è lento.

Link correlati: https://youtu.be/XSImLeLymDc?si=RTdUpuxJzm_j6v30