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									Dopo l’impegno preso al vertice Nato di giugno, quando l’Italia insieme ai Paesi membri dell’Alleanza ha firmato l’accordo per destinare il 5% del Pil alle spese per la Difesa entro il 2035, l’acquisto di armi torna ad animare il dibattito politico. Attraverso una lettera inviata dal Ministro Giorgetti al suo omologo di Bruxelles Dombroviskis, il Governo italiano entra ufficialmente nella lista dei 18 Stati membri Ue che hanno espresso interesse per il programma Safe, il fondo da 150 miliardi di euro stanziati dalla Commissione, nell’ambito del Piano Readiness 2030.
L’Italia aderisce al fondo Safe
L’Italia si aggiunge così a Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Finlandia. La decisione è stata presa in un vertice mattutino a Palazzo Chigi, dove il premier Meloni, di ritorno dalla missione in Etiopia, ha riunito ha riunito i suoi Vice insieme ai titolari dell’Economia, della Difesa e degli Affari Europei. Stando al regolamento del programma, l’Italia potrebbe chiedere un massimo di 15 miliardi di euro, compresi gli investimenti già previsti nel bilancio 2026-30, un prestito che potrà essere rimborsato in quarantacinque anni, con un periodo di grazia per i primi dieci anni.
Appena tre mesi fa, proprio Giorgetti aveva messo in guardia, da questa mossa, sottolinenando come la richiesta di prestiti tramite lo strumento Safe avrebbe impattato sulle finanze pubbliche. Interpellato dai cronisti nel Transatlantico di Montecitorio, al termine della seduta del question time, oggi invece il Ministro ha fatto sapere senza mezzi termini di valutare lo strumento come interessante, spiegando che i tassi di interesse sono inferiori a quelli dei Btp.
Il fondo Safe, che cos’è
Il fondo Safe plasmato sul modello del piano Sure, a sua volta concepito nel 2020  in piena emergenza pandemica per sostenere l’occupazione in era Covid, viene gestito direttamente dalla Commissione Europea, tramite l’emissione di obbligazioni. Il vantaggio per gli Stati con un elevato debito pubblico come l’Italia risiede nel risparmio sulla spesa per gli interessi. Il finanziamento si propone di potenziare le capacità di difesa degli Stati, attraverso appalti comuni. 

Anche la cyber security e lo spazio
Fonti interne al Governo fanno sapere che non si tratta di acquistare armi, anche per fare fronte alle critiche di una parte delle opposizioni. Piuttosto si punta a rafforzare la base industriale della difesa europea, comprendendo anche gli ambiti della cyber security e dello spazio. In parte i prestiti europei andranno a coprire spese già a bilancio, in parte saranno utili per quello sforzo aggiuntivo che è richiesto a tutti i Paesi nell’ambito degli impegni sottoscritti con la Nato. Con queste risorse europee non si possono finanziare progetti nazionali, ma investimenti portati avanti insieme ai partner, anche extracomunitari ma europei come Gran Bretagna e Norvegia). Il Commissario Ue alla Difesa Kubulius descrive Safe come “un simbolo del nostro impegno collettivo a rafforzare la nostra preparazione in materia di difesa per un futuro più sicuro e unito”.






