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12 Settembre 2025Venezuela, chi sono i detenuti italiani
 
									Pablo Neruda la definì “una delle creazioni più squisite che siano emerse dalla mente di un architetto”. Un edificio imponente attraversato da oltre tre chilometri di rampe ad elica. Centoventi negozi, hotel, showroom, cinema multisala, palestra, piscina, pista da bowling, asilo nido. Fu pensato e realizzato per essere il centro commerciale più moderno al mondo negli Anni Cinquanta del Novecento, il primo drive-through sul pianeta, al cui interno ci si poteva spostare addirittura con le macchine. L’edificio non fu tuttavia mai completato, trasformandosi prima in rifugio per i senzatetto, poi in caserma, oggi in luogo di tortura, dove vengono imprigionati i dissidenti politici del regime di Nicolàs Maduro.
El Helicoide, che cos’è
Si tratta de El Helicoide, l’architettura nel cuore di Caracas, simbolo della caduta del sogno venezuelano, metafora della storia tradita di questo Paese bagnato dal Mar dei Caraibi. Fra le celle de El Helicoide erano detenuti dall’estate del 2024 anche i due italo-venezuelani, Americo De Grazia e Margarita Assenza. Américo De Grazia è un ex deputato ed esponente dell’opposizione venezuelana, arrestato quando il Maduro represse con la forza le proteste per i brogli alle elezioni presidenziali. Margarita Assenza invece è un’ex funzionaria pubblica del Comune di Maracaibo, arrestata insieme al sindaco Rafael Ramírez, con l’accusa di aver commesso «reati contro il patrimonio dello Stato».
Pochi giorni fa, la Farnesina ha reso noto per entrambi la liberazione da El Helicoide, con l’obbligo tuttavia di non poter lasciare la capitale. Sempre la Farnesina ha reso noto che sono circa quindici i detenuti italiani in Venezuela, la maggior parte perseguitate per motivi politici, con imputazioni sommarie e pretestuose.
Nominato un inviato per i detenuti italiani in Venezuela
Per restare vigili sulla vicenda, il Ministro Tajani ha voluto nominare per la prima volta un inviato speciale per i detenuti italiani in Venezuela. Si tratta di un diplomatico esperto, tal è Luigi Vignali.
Alberto Trentini, ultimi aggiornamenti
Sulla sua scrivania, il dossier più scottante e ancora irrisolto è sicuramente quello di Alberto Trentini, l’unico fra l’altro fra i detenuti ad avere soltanto la cittadinanza italiana. Il 10 agosto Alberto ha compiuto quarantasei anni in cella e, da quasi uno, è imprigionato dal regime socialista di Maduro. Il governo venezuelano ha arrestato lui e decine di cittadini stranieri senza formalizzare le accuse a loro carico, per usarli come merce di scambio coi rispettivi governi. In oltre duecentosettanta giorni di detenzione ha potuto effettuare soltanto due telefonate alla famiglia, la prima a maggio, la seconda a fine luglio.
Trump e Maduro allo scontro
I riflettori tornano sul Venezuela in giornate in cui tra l’altro si inaspriscono i rapporti giù storicamente tesi con il grande vicino a stelle strisce. Dalla fine di agosto, il Presidente Trump ha fatto disporre diverse navi da guerra nel Mar dei Caraibi, con lo scopo di contrastare il traffico di stupefacenti. Maduro aveva risposto mobilitando a sua volta navi e soldati della milizia popolare lungo la costa. Il primo fuoco c’è stato nella notte fra il 2 e il 3 settembre, quando gli americani hanno colpito e incendiato una imbarcazione partita dal Venezuela, sospettata di far parte del gruppo criminale Tren de Aragua, attivo nel traffico di droga e nella tratta di essere umani. Il video dell’attacco è stato pubblicato dal Presidente Trump sul social Truth.
Il Venezuela, già lacerato da una crisi economica e sociale decennale, sta vivendo nell’ultimo periodo una situazione politica e istituzionale molto delicata. Il contesto è quello di un territorio contrassegnato dal più massiccio esodo interno della storia del continente, con quasi il 25% della popolazione che negli ultimi anni ha fatto le valige e si è trasferito altrove. Il 65% delle famiglie versa in condizione di povertà con limitato accesso al cibo, istruzione e accesso ai servizi pubblici. Sicuramente uno dei peggiori quadri sociali al mondo, per un Paese non in guerra.
Lo avevamo raccontato pochi mesi fa.
Decenni di spesa pubblica incontrollata, clientelismo, politiche economiche dirigiste e ideologie geopolitiche paiono giustificare difficilmente il collasso del Venezuela che a metà del Novecento era il quarto Paese più ricco al mondo e il più ricco di tutto il Sudamerica, grazie alle sue riserve infinite di petrolio.
La realtà a volte, tuttavia, sa essere crudelmente banale.






