Campania, le elezioni regionali più pazze del mondo 

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Campania, le elezioni regionali più pazze del mondo 

Sui manifesti tanti candidati senza liste, mentre i partiti non trovano candidati e quando ci sono non escono sui manifesti.

Un anno fa circa, sul nostro portale abbiamo pubblicato un articolo sulle elezioni in Campania (titolo “Regionali 2025, poche idee ma confuse”). Dopo 12 mesi sono successe tante cose, a cominciare dal governatore in carica, Vincenzo De Luca, che dopo dieci anni di governo non può ricandidarsi. La confusione intanto rimane ed è tanta.

Tanta confusione sotto al sole

Manca meno di un mese alla presentazione ufficiale di liste e candidati (sabato 25 ottobre) e meno di due mesi al responso delle urne (25 e 26 novembre), ma questa tornata delle amministrative in Campania si “candida” ad essere la più pazza del mondo. 

Candidati con manifesti…ma senza liste

A Napoli e nei territori delle altre province da alcuni giorni sono saltati fuori i manifesti 6×3 di vari candidati al prossimo consiglio regionale: praticamente tutti ci mettono il faccione sui manifesti ma niente simboli, né di partito né di liste civiche. Liste civiche che al momento non è prevedibile quanto potranno essere. I partiti tradizionali sono in affanno, non riescono a trovare candidati. Quando li hanno, gli stessi attivano la propria campagna elettorale sul territori: incontri, riunioni, comizi ma niente manifesti. Un paradosso. Tutto questo mentre, come detto, i tanti candidati che già sono usciti allo scoperto con manifesti giganti si riempiono la bocca e gli spazi di slogan ma guai a mostrare un qualsivoglia simbolo. Un ulteriore elemento di caos che sicuramente non aiuta cittadini ed elettori che faticano a comprendere dove sono collocati i vari aspiranti amministratori regionali. Si tratta di un ulteriore segnale di come tutta la politica vive una crisi senza precedenti.

I candidati governatori

Sul fronte più rilevante della campagna elettorale, il quadro dei candidati alla Presidenza della Regione è tutto da definire. 

Il campo largo ha ufficializzato il suo candidato: é il pentastellato Roberto Fico, mentre il centrodestra ancora cerca il suo o la sua leader. A destra, in compenso, c’è già una fronda: Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e promotore di Alternativa Popolare, corre in Campania provando a scalare la regione con la personalizzazione totale della campagna elettorale. “Dimensione Bandecchi” è il mantra che accompagna comizi e manifesti. 

A sinistra, invece, non si segnala nessuna fronda, ma non è da escludere salti fuori tra un po’: lo spazio politico ci sarebbe anche, perché l’accordo Pd/M5S sta creando molti malumori. Il potenziale candidato non mancherebbe, ma Luigi de Magistris, per 10 anni sindaco di Napoli, un riferimento sul territorio partenopeo per il mondo antagonista, sembra lavorare solo per le prossime comunali del capoluogo. Non dovrebbe avere, da quanto si capisce, ambizioni regionali. Il suo cruccio è tornare a indossare la fascia tricolore, anche se correre proprio a queste regionali potrebbe tornare utile per tirare la volata a Palazzo San Giacomo. 

Cittadini/elettori disillusi e distratti 

Sullo sfondo di questa situazione ci sono ovviamente i cittadini/elettori, i veri protagonisti di ogni campagna elettorale, che sembrano molto disillusi e distratti. Di politica ormai ci si interessa e si parla sempre meno. Solo alcuni grandi temi generano reazioni e dibattiti. Mentre elezioni come le regionali interessano molto poco. E non è un buon segnale. Dalla gestione delle Regioni infatti passa quasi tutta l’assistenza sanitaria ai cittadini. Il ruolo di Presidente di Regione, della giunta e del consiglio è molto importante.

Un bilancio da 20 miliardi di euro

Nel  caso della Campania essere eletti nel Parlamento regionale significa gestire per cinque anni un bilancio da circa 20 miliardi di euro, con almeno 2 miliardi di euro di spesa libera. Senza considerare ovviamente tutte le linee dei finanziamenti europei che passano inevitabilmente dal controllo e dalla gestione di chi comanda nei palazzi e negli uffici regionali.

Sono tutti elementi che dovrebbero spingere i cittadini ad interessarsi delle elezioni. Invece si rischia solo un altro record di astensione. A settembre del 2020, per le regionali di cinque anni fa, in Campania votò solo il 55%  degli elettori. Un dato allarmante che non aiuta la democrazia locale a crescere e migliorare e che rischia solo di alimentare potentati locali di clientela e consenso.