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California, cosa accade nello Stato Santuario

Sono giornate di caos nella città degli angeli, lì nel sud della California, dove si infrangono le onde del Pacifico, più sognate dagli amanti del windsurf. Sin dall’elezione di Donald Trump, Los Angeles e l’intero Stato californiano si sono poste come un modello alternativo e un argine all’America First, predicato dal Presidente e dai suoi sostenitori.

Ma vale anche il contrario.mIl tycoon vorrebbe affossare la tradizione del Sanctuary State, il cosiddetto Stato santuario, le cui leggi garantiscono protezione agli immigrati irregolari dall’espulsione ordinata dal governo federale. E così, Trump si è scagliato con forza anche contro le resistenze locali alla sua politica sull’immigrazione. A partire da quella maggiormente rappresentativa e simbolica, Los Angeles. Tante volte, il Presidente ha definito “scellerate” le politiche adottate dai Democratici californiani, con riferimento al disegno di legge del 2017 del governatore Jerry Brown, il California Values Act, noto appunto come “legge santuario”. 

Che cos’è la legge santuario

Questo pacchetto normativo impedisce alla polizia statale e locale di indagare, interrogare o arrestare persone per fini di controllo dell’immigrazione. Questa tendenza, però, ha radici ben più antiche. Già nel 1979 la polizia di Los Angeles, con lo Special Order 40, vietò agli agenti di accertare lo status migratorio di una persona. Nel 1985 le autorità di San Francisco dichiararono ufficialmente la città un “santuario” per le persone che si vedono respingere la richiesta d’asilo dal governo federale, impedì alle proprie forze dell’ordine di collaborare con le autorità federali in materia d’immigrazione, soprattutto per identificare e arrestare i clandestini. 

Facendo leva sul sentimento di frustrazione e paura generato soprattutto nell’America profonda, dall’arrivo di circa 11 milioni di immigrati durante gli anni di Biden, adesso Trump ha deciso di capitalizzare al massimo, forte anche dei sondaggi che danno questo aspetto, l’immigrazione, come l’unico in cui riesce a conservare consenso e approvazione da parte degli elettori. Su tutti gli altri, dall’economia, alla politica estera invece, il suo operato sembrerebbe bocciato. Per tutta risposta Los Angeles e le altre città californiane hanno esasperato la propria posizione di aperta opposizione al governo centrale. 

Cosa sta succedendo in California

Dal canto suo Trump non aspettava altro per una dimostrazione pratica della sua intransigenza contro Los Angeles. L’invio di militari della Guardia nazionale per disperdere i manifestanti ha di fatto esautorato l’azione del governatore californiano. Si tratta di un potere che il presidente americano può ascriversi, appellandosi al titolo 10 dell’US Code in caso di “insurrezione contro l’autorità del governo federale”. 

Il governatore Gavin Newsom ha fatto stanziare 50 milioni di dollari per combattere le decisioni del presidente in tribunale. Una mossa che i Repubblicani californiani hanno denunciato come un “fondo nero per scontri ipotetici”.  Una rottura vera e propria, istituzionale, ideologica, a tratti antropologica che si incardina nella suggestione di referendum per la CalExit, la secessione della California dagli Usa. La California non è solo il più popoloso e ricco Stato americano, ma con la Silicon Valley rappresenta anche il motore dell’innovazione tecnologica nazionale. Una provocazione più che altro, in quanto la secessione è formalmente impossibile. Lo sarebbe infatti soltanto in due casi: rivoluzione o consenso da parte di tutti gli altri Stati.