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Come abbiamo fatto? Un primato significativo, raggiunto nel tempo, da difendere e custodire
Terzo Paese al mondo per quantità di riserve auree detenute. È un primato dell’Italia noto da anni, ma come è stato possibile? Questo record lo si è conquistato nel tempo e affonda le radici nella storia socio-economica del nostro Paese. Tre almeno le fasi cruciali che hanno determinato il risultato: la nascita dell’Unità d’Italia; l’era fascista e la seconda guerra mondiale; il processo di unificazione europea dagli anni ’70 agli anni ’90.

10 agosto 1893: nasce Bankitalia
Basta rileggere i documenti ufficiali per ricostruire il percorso del nostro oro e come è cresciuto nel tempo: la Banca d’Italia nasce nel 1893 (10 agosto) grazie alla fusione della Banca Nazionale del Regno d’Italia, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito: la dotazione aurea iniziale era di 78 tonnellate di oro (86% proveniente dalla Banca Nazionale nel Regno). Nel 1926, con l’attribuzione del monopolio esclusivo delle emissioni alla Banca d’Italia, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia cedettero le proprie riserve auree, pari a circa 70 tonnellate (provenienti quasi tutte dal Banco di Napoli). Nel 1933 la riserva aurea della Banca d’Italia superava le 561 tonnellate. Un dato molto importante per quell’epoca. La seconda guerra mondiale, purtroppo, fu molto gravosa e determinò che le risorse (nel 1943) scendessero a sole 121 tonnellate: queste vennero ulteriormente colpite dagli ex alleati tedeschi dopo la firma dell’armistizio. E ad ottobre del 1944 le riserve scesero ad appena 22 tonnellate.
Dopo il conflitto, il rimborso
Nel 1946 la Commissione tripartita per la restituzione dell’oro ai Paesi che avevano subito asportazioni da parte dei nazisti assegnò alla Banca d’Italia 31,7 tonnellate (delle 69 richieste) e nel 1958 operò una ulteriore attribuzione di 12,7 tonnellate.
Nel dopoguerra, l’Italia divenne Paese esportatore e riuscì a beneficiare di ingenti flussi di valuta estera, soprattutto dollari. Questi flussi, anche per le esigenze connesse aegli accordi di Bretton Woods, furono utilizzati per acquistare significati quantità di oro. Questo permise alla Banca d’Italia di aumentare le riserve fino a raggiungere nel 1958 le 244 tonnellate. In quella fase storica gli acquisti di oro venivano effettuati anche dall’Ufficio Italiano Cambi (Ente, divenuto poi strumentale della Banca d’Italia, che aveva il compito di controllare i movimenti di capitale e gestire le riserve in valuta, tra cui anche l’oro).
La fase storica di unificazione europea
Dal 1951 fino al 1960, l’Ufficio Italiano Cambi acquistò ingenti quantità di oro fino ad accumulare poco meno di 2.000 tonnellate. Nel 1960 e nel 1965 vennero effettuati alcuni trasferimenti delle riserve daell’U.I.C. a quelle della Banca d’Italia (per complessive 1.890 tonnellate). Ciò fu possibile in virtù del principio che riconosceva alla Banca centrale di detenere le riserve auree mentre l’U.I.C. aveva la gestione delle valute.
Questo processo portò il quantitativo delle riserve complessive di Bankitalia a 2.136 tonnellate. Tra il 1966 e il 1970, vi furono altre variazioni in aumento delle quantità detenute che raggiunsero nel 1973 le 2.565 tonnellate.
Trasferimenti al Fondo Europeo Cooperazione monetaria
Nel 1979 furono trasferiti al Fondo Europeo di cooperazione monetaria (FECom) il 20% delle riserve monetarie ufficiali, pari a circa 517 tonnellate di oro; la riserva aurea dell’autorità monetaria nazionale raggiunse le 1.505 tonnellate, rimanendo poi sostanzialmente invariata fino al 1996 (nel gennaio del 1980 vi fu un ulteriore trasferimento di oro al FECom per 1,3 tonnellate). Nel 1997 l’oro di proprietà di Bankitalia salì a 2.074 tonnellate grazie all’acquisto dell’oro residuo di disponibilità dell’Ufficio Cambi (pari a 570 tonnellate).
Nel 1998 la riserva aurea della Banca aumentò di ulteriori 518 tonnellate grazie alla chiusura definitiva dell’operazione di REPO contro ECU stipulata con la BCE. Le ultime variazioni quantitative, che hanno portato le riserve alle attuali consistenze di 2.452 tonnellate, sono avvenute all’inizio del 1999, in occasione dell’avvio dell’UEM, con il conferimento alla BCE di 141 tonnellate di metallo.
Vendere le riserve auree?
Di recente i governi guidati da Romano Prodi e Silvio Berlusconi hanno mostrato interesse per l’oro di Bankitalia. Fu l’allora ministro dell’Economia del secondo governo Prodi, Tommaso Padoa Schioppa, a sostenere che “l’uso delle riserve auree non può essere un tabù”.
Nel 2009, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, tentò di tassare le plusvalenze sull’oro della Bankitalia, ma fu bloccato dalla Bce, all’epoca guidata da Jean-Claude Trichet. Poi nel pieno della crisi dei debiti sovrani, a metà del 2011, Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio proposero la costituzione di un Fondo finanziario europeo, con capitale costituito da riserve auree degli Stati membri, per abbattere il debito pubblico. Anche in questo caso il tentativo del governo italiano è stato stoppato dalla Banca centrale europea.
fonte dati ufficiali delle riserve auree attuali: https://www.bancaditalia.it/compiti/riserve-portafoglio-rischi/quantita-qualita-localizzazione/index.html?dotcache=refresh&dotcache=refresh&dotcache=refresh
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