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Kashmir, in Stato d’assedio

di Maurizio Benedettini

L’India è una nazione con tante anime diverse tra loro, è una civiltà molto antica fondata su forti elementi religiosi e spirituali.

Una realtà contraddittoria che, come scriveva Terzani, ha mille porte per entrarvi e nessuna per uscirne.

Nell’era dell’attuale Primo Ministro Narendra Modi, integralista indù e di chiari orientamenti sovranisti, il subcontinente indiano sta navigando di nuovo in acque tempestose.

Il sogno del Mahatma Ghandi di un’unica grande Nazione, tollerante e aperta a tutte le religioni, come sappiamo si è infranto prima di nascere. E’ stata scritta una dolorosa pagina di Storia in cui sia indù che musulmani si sono macchiati di crimini orribili, in cui il fanatismo religioso ha prevalso.

Una delle zone simbolo di questo conflitto mai finito è il Kashmir, uno Stato conteso di fatto da India, Pakistan e Cina che dal 1948 aspetta l’indipendenza sempre promessa e mai ottenuta. Già in quegli anni la maggioranza dei kashmiri era musulmana, ma comandata da una minoranza indù.

Modi, le sue politiche contro l’autonomia del Kashmir

All’inizio di agosto del 2019 il governo centrale di Delhi ha emanato l’ordine di abbandonare la valle del Kashmir per ventimila persone tra pellegrini indù, turisti indiani e stranieri e per duecentomila lavoratori. Il motivo o, meglio, il pretesto era un imminente e concreto rischio di attentati terroristici da parte degli indipendentisti kashmiri sobillati e finanziati dal Pakistan.

Ha inoltre abolito un paio di articoli della Costituzione revocando, in maniera unilaterale, le condizioni di autonomia di cui godeva il Kashmir dal 1947. Un’autonomia concessa pur mantenendo grandi insediamenti dell’Esercito e dell’Aeronautica e la presenza costante di più di cinquecentomila soldati.

Una delle zone più militarizzate del Mondo, una forma di assedio permanente e un forte deterrente per il Pakistan.

Il Kashmir è un altro pezzo di Mondo che si è chiuso a turisti e viaggiatori, le notizie di ciò che accade realmente vengono sistematicamente manipolate a scopo propagandistico dal governo centrale e la libertà di stampa è tuttora fortemente limitata.

L’ennesima guerra contro i civili e l’autodeterminazione dei popoli.

Sringar, i venditori di fiori e verdure ora profughi in casa propria

Srinagar, la capitale del Kashmir, a cui si riferiscono le fotografie scattate solo pochi anni fa, è oggi in stato d’assedio; i suoi abitanti parlano sottovoce per paura di essere fraintesi e finire arrestati.

E’ una città sorta in riva al lago Dal che vive letteralmente sull’acqua, dove si può dormire in comode house-boat, dove i venditori di fiori e di verdure commerciano spostandosi con piccole barche, dove anche per comprare il pane devi prima ancorarti ad un piccolo molo composto da poche tavole di legno.

Così la ricordo, così non è più.

Recentemente i Mig-21 indiani e gli F-16 pakistani si sono dati battaglia nel suo cielo limpido e in tutto lo Stato regna il panico.

Alla sospensione dei collegamenti stradali, aerei e Internet, connessione ripristinata solo un anno fa dopo 550 giorni di blocco totale, si è aggiunta la chiusura sanitaria per il Covid, rendendo di fatto i kashmiri profughi in casa propria.

Il piano di Modi sembra chiaro: abolendo nel 2019 l’art. 370 della Costituzione è stato reso possibile l’acquisto di beni immobili anche da parte di non kashmiri che nel tempo saranno costretti ad emigrare per la sola colpa di praticare una religione diversa dall’induismo.