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Lavoro, settimana corta: anche il Giappone ci crede

Dopo il caso Islanda perfino in Estremo Oriente si cambia modello

di Paolo Trapani 

Nelle scorse settimane “La Redazione” ha approfondito il “Caso Islanda” in relazione alla nuova settimana di lavoro che è stata ridotta ad appena 4 giorni. Adesso anche in Estremo Oriente si vuole testare un nuovo modello di sviluppo. In Giappone le imprese potranno ridurre i carichi e le mansioni dei propri dipendenti mentre la produttività resterà inalterata. L’obiettivo, dichiarato, è migliorare la qualità della vita e del lavoro stesso. Il Giappone è tristemente famoso nel mondo per il fenomeno dei “karoshi“, ovvero la morte per troppo lavoro. Si tratta quindi di un epocale cambiamento di rotta, destinato ad incidere non solo sul vissuto quotidiano, ma anche sulla cultura popolare dei nipponici. In primis, riducendo i carichi di lavoro, si vuole contrastare lo stress e abbassare l’incidenza di ictus e malattie cardiovascolari. Inoltre, con il minore lavoro, si punta ad aumentare la socialità ed a far crescere il tasso di natalità. La scelta del Giappone, Paese ad elevato tasso di industrializzazione, non può che indurre a riflettere ed ad aprire un dibattito mondiale sul tema. La nazione nipponica, per la sua storia e per la concezione del lavoro e del senso del dovere e della disciplina dei suoi lavoratori, potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per l’economia mondiale. Se l’esperimento di “lavorare meno, per lavorare meglio” dovesse funzionare c’è da scommettere che diventerà un esempio da seguire. Finora, infatti, l’idea di ridurre le ore ed i carichi di lavoro non è stata applicata in grandi realtà produttive e industrializzate. Dunque il caso nipponico è inevitabilmente attenzionato da tutti. Da sempre, per l’immaginario collettivo, il Giappone è un Paese dove si lavora 24 ore su 24. La scelta di sperimentare la settimana corta, quindi 4 giorni di lavoro, costituisce un caso assolutamente inedito. E se la pandemia ha dimostrato che si può lavorare da casa, con le aziende che hanno ottenuto importanti risparmi sui costi fissi delle sedi e degli uffici, al tempo stesso l’impiego sempre più massiccio dei computer e dei robot sta determinando maggiore automazione dei processi produttivi. Un fattore questo che comporta il progressivo e minore impiego di menti e braccia umane sui luoghi di lavoro. Inoltre, l’esperimento di lavorare meno potrebbe produrre altre novità decisive, come la riduzione dell’inquinamento e delle spese mediche e sanitarie. Nei prossimi mesi si capirà se il test in Giappone può avere senso, di certo anche in Europa la scelta di ridurre orario e carichi di lavoro appare ormai inevitabile.