Afghanistan, quell’astio profondo contro gli Ameribani
25 Agosto 2021
Lavoro, settimana corta: anche il Giappone ci crede
28 Agosto 2021
Afghanistan, quell’astio profondo contro gli Ameribani
25 Agosto 2021
Lavoro, settimana corta: anche il Giappone ci crede
28 Agosto 2021

Supermercato, le corsie raccontano chi siamo: l’antropologia degli scaffali

di Daniela Lo Conte

Bologna – Il supermercato è come un romanzo contemporaneo al neon, è come La commedia umana di Balzac, stroboscopica, a saperla leggere. Ogni scaffale è come una novella che parla di noi, della nostra vita privata e sociale, ogni corsia fornisce una scena dei nostri costumi. Così a fine agosto abbiamo voluto fare un giro a carrello vuoto e taccuino in mano. Bologna città, un supermercato grande. La regina indiscussa è la pancetta e il re è lo yogurt. 

La pancetta, la regina dei primi piatti 

I cubetti di pancetta si sono conquistati nel 2020 diverse ante di frigo. Sono almeno trenta le tipologie fino alle più nobili “gemme” di pancetta. Quello che una volta era il materiale di recupero per eccellenza ora impera di vita propria. Fino a 4 euro la scatolina per una carbonara last minute che, da gavetta dei pastori o carbonari, è ora il piatto più consumato sulle nostre tavole. Naturalmente finisce, meno spesso, anche nell’amatriciana, un altro piatto legato alla transumanza dei pastori.

Il dirimpettaio della pancetta a cubi, e non a caso, è il formaggio grattugiato in busta, con 25 tipi diversi. Eravamo pronti fino ai parmigiani e al grana padano, passi anche il pecorino, ma ora troviamo anche la capra grattugiata.

Lo yogurt, il colonialismo dei batteri buoni

Girato l’angolo, ecco un’altra grande sorpresa: l’unica corsia monoprodotto, interamente dedicata allo yogurt. Una trentina di sportelli. I colori degli incarti e le parole – “difesa” da mille nemici e “flora” –  stampigliate sulle confezioni non lasciano dubbi. È un prodotto molto positivo socialmente, lo consumiamo più per l’effetto benessere che per la bontà. L’angolo kefir che è esploso più di recente c’è lo conferma. Dalla versione più orientale “zenzero e cardamomo” a quella più semplice bianca, altro non è che un latte fermentato, simile allo yogurt, originario del Caucaso e del Tibet. Prodotto a partire da granuli di kefir che costituiscono una miscela di batteri e lieviti, rappresenta una montagna di benessere e sgomita con lo yogurt per aver una scansia, per un euro, più o meno.

Le acque fiorite contrapposte alle bevande “lampi e tori”

Cambio corsia. Bevande vegetali che surclassano alla grande il semplice latte di mucca: dalla bevanda di avena al cocco, castagna, noce, mandorla e mix. Dopodiché la vera novità estiva: le acque vitaminizzate e piene di fiorì meravigliosi, dal beauty allo skin care, dal detox a base di linfa di betulla al vero miracolo di bellezza. Il costo oscilla tra 1,14 e 1,49 euro per 33 cl. A metà corsia il benessere purificante si scontra con l’altra metà della società: i prodotti energizzanti a tutto gas, con “fulmini e tori” in bella mostra, in funzione activator. Quasi introvabile ormai il semplice succo di pera, un tempo un’ambita merenda nella versione con il goccio di latte. È esposto in due esemplari in tutto. 

Paste in formati di casa e del paesello natale

Fettuccine di Campofilone, pici e malloreddus troneggiano nelle isole della corsia centrale, da 0,79 a 1,35 euro. Appaiono come una prelibatezza, con incarti eleganti e curati. Molto ammiccanti anche le paste a scaffale, di fascia più quotidiana, in media tra 0,60 e 1,24 euro. Il racconto della pasta è presto letto: la pastasciutta conferma il desiderio di tipicità, rispecchiando una ricerca di identità e di affermazione anche a tavola. 

Il vintage nelle conserve e pelati deluxe 

La collezione primavera-estate, poi, propone come punta di diamante le conserve nelle “bottiglie della nonna”. Piccole e in vetro color ambra, con grappoletti di pomodori ricamati a mo’ di etichetta, datterino e pachino, gialli e rossi. Irresistibili. In tal modo hanno riconquistato un’intera corsia, color rosso fuoco intervallato da qualche sprazzo color giallo sole. Scompaiono, per contro, i prodotti per fare i dolci, relegati a un cantuccio. 

Vicino alle casse, il reparto più in voga con un’esplosione di prodotti bio e salutari. Gallette di ogni genere, persino aromatizzate, risotti in busta, dal venere al rosso. Poi, i semi, dalla quinoa al Bulgaria, ora anche ai carciofi e al pesto rosso. Fino alla corsia che è un vero festival di salute e bontà: la frutta secca. Noci Macadamia, Amazzonia, Pecan, nocciola di Giffoni e ogni bene, in bustina snack “tre noci al giorno fan sempre bene” e anche formato maxi. 

Il pane schizza in alto, anzi altissimo

Ultima tappa: merita una novella a parte. Il pane. Nell’espositore in cui ci si può servire da soli, il costo del pane più comune oscilla dai 4,49 euro per il tipo misto e i 4,69 allo strutto fino ai 5,49 euro dell’arabo, per chiudere con i 6,99 euro al chilogrammo per quello di semola. Risulta oggi un prodotto non solo molto costoso, ma anche quello che ha registrato un’impennata di prezzo impressionante, in certi casi del 100%, da inizio anno. 

Origini e salute, in tutta fretta, apparecchiano la nostra tavola    

Quando lasciamo il supermercato, ci resta la nuovelle commedia umana. Siamo consumatori molto più attenti alla salute attraverso il cibo, ma allo stesso tempo dediti a una cucina veloce fatta di insalate in busta, formaggi grattugiati, pesti e sughi preparati di ogni foggia, che non disdegna commistioni sporadiche con altre culture culinarie. Siamo consumatori a cui parla la confezione, sia questa la bottiglietta della salsa che evoca la cucina della nonna o le paste regionali che ci riportano alle origini. Teniamo insieme il bisogno di sicurezza che infondono le tradizioni con il desiderio di benessere, accentuato dalla pandemia. Tanti prodotti “senza” qualcosa (che sia lattosio o glutine) rivolti ormai a tutti – è non più al target degli “intolleranti” – convivono con altri prodotti che ci integrano qualcos’altro, in un “metti e togli” che è sempre più un vestito su misura. A scandire il tutto sono i prezzi: non hanno più una corrispondenza diretta con il valore della materia prima e dei costi di lavorazione e trasporto. Variano a seconda della capacità del prodotto di ammiccare e di comunicare un messaggio per noi importante, che sia il benessere o il piacere del gourmet.