La città di Massimo Troisi tra speranze e paure
21 Giugno 2025
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Mamdani, chi è

Ha alzato le braccia al cielo, davanti a una folla festante, nella notte che potrebbe segnare una svolta storica per New York, Zohran Mamdani, trentatré anni, nato in Uganda, cresciuto nel Bronx, militante socialista e oggi il nome nuovo della politica americana.

Con una vittoria netta e, per molti, sorprendente, ha conquistato la nomination democratica per la carica di sindaco della Grande Mela sconfiggendo l’ex governatore Andrew Cuomo in una delle primarie più simboliche dell’ultimo decennio.

“Questa è la nostra serata. Abbiamo dimostrato che una visione diversa è possibile”, ha affermato davanti ai suoi sostenitori. E in quelle parole c’è tutto il senso della sua corsa: rottura, generazione, urgenza.

Ma chi è davvero questo politico emergente? Si è formato in una famiglia che incarna l’incrocio tra cultura e impegno civile: è figlio di un accademico di fama mondiale, Mahmood Mamdani, e di una regista, Mira Nair, celebrata per film come Salaam Bombay! e The Namesake

Da piccolo viene portato prima in Sudafrica, poi negli Stati Uniti. il nuovo quartiere con le sue disuguaglianze e le numerose contraddizioni, lo segna nel profondo. Frequenta la Bronx High School of Science, poi il Bowdoin College, dove si dedica agli Africana Studies, un ambito accademico interdisciplinare che esplora la storia, la cultura, le esperienze delle popolazioni africane, e partecipare alle mobilitazioni studentesche. Da quel momento inizia a trasformare la rabbia per le prevaricazioni in azione.

Nel 2020 entra nell’Assemblea dello Stato della Big Apple battendo la democratica Aravella Simotas, un risultato che allora fece notizia nei circoli progressisti. Il suo nome prende il volo e circolerà sempre più frequentemente. Mamdani non è solo un deputato: è un organizzatore, un militante, una figura che parla il linguaggio della nuova sinistra americana. È vicino alla rappresentante democratica del Congresso Alexandria Ocasio-Cortez, e condivide con lei alcune simili proposte: il trasporto pubblico gratuito, l’equo accesso alla casa, un salario minimo di 30 dollari entro il 2030.

La sfida a Cuomo, però, sembrava un azzardo. L’ex governatore, pur macchiato da scandali e in deciso declino, disponeva di fondi illimitati, visibilità e un nome consolidato. Eppure, Mamdani ha fatto ciò che sa fare meglio: ha camminato a lungo in ogni distretto, parlato con studenti, lavoratori, immigrati, ha riempito le strade con volontari e ha presenziato alle assemblee, trasformando la sua candidatura in un movimento.

Secondo i dati preliminari, ha raccolto oltre il 40% dei voti, distanziando Cuomo con un margine significativo. E anche se la legge elettorale impone il conteggio delle preferenze successive, il suo margine sembra ormai irreversibile.

Nel suo discorso ha parlato di una città “in lotta con se stessa”, compressa fra squilibri e immobilismo. Fra le maggiori promesse, tassare i più ricchi, “liberare” la metropolitana dai tornelli.

È una visione radicale, che divide ma che convince. La sua candidatura è diventata il simbolo di una generazione che non si riconosce più nel linguaggio centrista del Partito Dem. La sua campagna non ha avuto grandi sponsor, ma ha avuto migliaia di piccole donazioni. Non ha ottenuto endorsement di partito, ma ha riscosso l’energia delle classi più abbienti.

Chi lo conosce lo descrive come determinato, disciplinato e ironico. Ex rapper con lo pseudonimo “Mr. Cardamom”, Mamdani non ha mai nascosto le sue passioni culturali o le sue radici. È sposato con l’artista siriana Rama Duwaji, con cui condivide un’idea di politica come arte e comunità. In una recente intervista ha sottolineato: “La cucina è politica. Le strade sono politica. Niente è neutro, e io non voglio esserlo”.

Tuttavia la sfida che lo attende è ancora più complessa. La corsa autunnale sarà affollata: Cuomo potrebbe ricandidarsi come indipendente con la sua lista “Fight and Deliver”; così come il sindaco uscente Eric Adams, in crisi di consensi; mentre Curtis Sliwa, il repubblicano di ferro, è già pronto al duello.