Napoli, “Scale Lucio Dalla”: l’omaggio all’artista sul lungomare

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Napoli, “Scale Lucio Dalla”: l’omaggio all’artista sul lungomare

Nella toponomastica del Comune di Napoli ci saranno anche le “Scale Lucio Dalla”. Ubicata in uno dei luoghi più suggestivi di via Partenope, la scalinata conduce alla banchina Santa Lucia in prossimità del Castel dell’Ovo, del Borgo Marinari e del Circolo Canottieri, club di cui era socio e che il prossimo 4 marzo celebrerà gli 80 anni dalla nascita.

La proposta del tributo al ‘napoletano’ nato a Bologna

L’idea di istituire il nuovo toponimo della scalinata, era partita  con una petizione su Change.org, per volontà della consigliera comunale Alessandra Clemente. Nell’ istanza si ricordava che: “Dalla ha realmente abitato Napoli ed era un assiduo frequentatore del Teatro San Carlo, oltre che sostenitore. Per oltre vent’anni, fu socio del Circolo Savoia, donava il ricavato di alcuni concerti alle sezioni sportive del canottaggio e della vela. Lo stesso artista, considerava Napoli la sua seconda casa ed il suo sogno era di essere napoletano”. Dopo la formale richiesta al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, la Giunta Comunale, su proposta del vice sindaco con delega alla Toponomastica Laura Lieto, ha dato il via libera per denominare: “Scale  Lucio Dalla”, i gradini che da via Partenope, all’altezza di via Santa Lucia, conducono al mare in prossimità del Circolo Canottieri Savoia, dove il cantautore ormeggiava la propria barca quando era in città. 

I ricordi del presidente del Reale Yacht Club Canottieri Savoia e l’amicizia con Lucio Dalla

“Quando ho letto la proposta della consigliera comunale Alessandra Clemente di intitolare una strada al grande cantautore, non ho perso tempo e con Eugenio D’Andrea ho contattato la Fondazione Dalla, proponendo di comune accordo con Alessandra, le scale del Borgo Marinari- ha dichiarato Fabrizio Cattaneo della Volta, presidente del Circolo Canottieri di Napoli- Il Sindaco Gaetano Manfredi e la sua vice, Laura Lieto, hanno subito compreso che questa proposta è stata fatta con il cuore. Raggiungere in breve tempo questo accordo, mi ha riempito il cuore di gioia. Lucio Dalla era una persona semplice e discreta e molto benvoluta da tutti e molto coccolato dal personale. Spesso, era in transito con il suo gozzo e, prima di raggiungere il Grande Hotel Vesuvio, sua dimora fissa, si intratteneva sulla nostra banchina con i suoi più cari amici. Continuerà ad essere tra noi. Il prossimo 4 marzo, giorno della sua nascita, organizzeremo una grande festa in suo onore!”.

Il percorso artistico parteopeo e l’amore viscerale per Napoli  

Un profondo legame legava il celebre cantautore alla città partenopea, anche se originario di  Bologna. La sua passione per Napoli era nota a tutti e, come figlio adottivo, sentiva la città da vero napoletano. Spesso, in compagnia di Peppino di Capri o di Gianni Morandi, si recava da “Mimì alla Ferrovia” dove si attardava fino a notte fonda, per degustare i piatti tipici e il babà. Sin da bambino, nutriva una grande ammirazione per Totò e per la sua geniale comicità. Numerosi sono stati i soggiorni nella città partenopea, con un occhio di riguardo al vasto patrimonio musicale della città. Il desiderio di cimentarsi nella canzone classica napoletana era uno dei suoi sogni. Ad ogni tappa, prima di chiudere il concerto con la celebre “Ma come fanno i marinai”, Lucio Dalla si esibiva in un breve accenno di “Addio a Napoli”, uno dei cavalli di battaglia del tenore Enrico Caruso. Nel corso della sua carriera artistica, Dalla incise e cantò brani del repertorio classico partenopeo, tra cui: “Era de maggio” e “Anema e core”, ma arricchendoli con un tocco di contemporaneità. Nel 1996, il videoclip del brano “Canzone”, scritta a quattro mani con il giovane Samuele Bersani, fu girato nei vicoli di Napoli, con scene di musicisti di strada e tra chiese, piazze e semplici passanti. Altra dichiarazione d’amore di Lucio Dalla per Napoli è il brano “Fiuto”, contenuto nell’album “Angeli nel Cielo” del 2009 e interpretato con Toni Servillo. Un messaggio che il cantautore sentiva di dare alla città e ai suoi cittadini, al fine di oltrepassare ogni sorta di barriera e di limite. Da attento osservatore e appassionato, pose sullo stesso piano i testi delle opere di Salvatore Di Giacomo, considerandoli perfetti al pari delle poesie di Petrarca. Durante un concerto di Roberto Murolo, restò ammaliato per la sua esibizione in napoletano, al punto di definirla: ‘la percezione e la ricezione della bellezza elevata ad un livello superiore’. Tra gli innumerevoli contributi alla melodia napoletana, Dalla toccò l’apice con “Caruso”. A causa di un guasto alla propria imbarcazione, fu costretto ad alloggiare in un albergo di Sorrento. Scelse la suite  che appartenne al grande tenore. Proprio in quella stanza e con un pianoforte ‘scordato’, realizzò il famoso brano di fama mondiale.

La passione di Lucio Dalla per la cultura partenopea, è racchiusa nelle seguenti parole: “Tra Ferrara e la Luna c’è il mondo, tra Marte e L’Africa, c’è Napoli. Si fa presto a dire che sembra una città, non lo è, è una nazione, una repubblica. Io non posso fare a meno, almeno due o tre volte al giorno di sognare di essere a Napoli. Sono dodici anni che studio tre ore alla settimana il napoletano. Se ci fosse una puntura da fare intramuscolo con dentro tutto il napoletano, costasse anche duecentomila euro, me la farei. La farei per poter parlare e ragionare come ragionano loro da millenni, perché Napoli è il mistero della vita, dove bene e male si confondono!”.