Treni e stazioni: è allarme aggressioni

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Treni e stazioni: è allarme aggressioni

Citando un famoso film che si intitola Non è un Paese per vecchi, viene da chiedersi, e il nostro è un Paese per donne? Dipende dal contesto, potrebbe giustamente rispondere qualcuno. Ok, allora proviamo a circoscrivere meglio la domanda, e chiediamoci: il nostro Paese permette alle donne e alle ragazze di viaggiare in sicurezza?

Le donne viaggiatrici sono al sicuro?

Faccio la pendolare di treni regionali da oltre quindici anni e la sensazione, nonostante i prezzi che aumentano ogni anno, di essere una viaggiatrice di serie non B, bensì Z, è negli anni andata a intensificarsi. Non c’è infatti giorno che non mi chieda: perché chi viaggia sui treni regionali non gode della medesima sicurezza di chi viaggia nell’Alta velocità? La sicurezza è dunque compresa nel prezzo del biglietto (nettamente più alto per coloro che viaggiano in AV), o è soltanto una questione di tragitto (più fermate per i treni regionali e quindi meno possibilità di controllo)? 

Sono domande che non trovano facilmente una risposta. Il fatto è che alla luce delle aggressioni e delle violenze sessuali che in questi anni, e anche recentemente, si sono registrate sui treni verso giovani viaggiatrici, questi fatti non possono più essere trattati come episodi isolati, o, come talvolta ho sentito dire, minimizzando l’accaduto con: «non è l’orario appropriato per viaggiare, o non è l’abito consono da indossare in treno», perché, se queste sono le premesse atte a giustificare una violenza, allora posso semplicemente rispondere che: No, il nostro non è un Paese per donne.

Ma da pendolare vorrei dirvi anche un’altra cosa: che l’ora scelta per aggredire qualcuno non c’entra nulla, si può essere oggetto di attenzioni non gradite anche in un treno delle 2 del pomeriggio di una soleggiata estate. 

In questi anni di pendolarismo ho infatti imparato ad evitare i treni vuoti, per quanto la tendenza, specialmente dopo una pandemia, dovrebbe essere esattamente l’opposto. Ma il buon senso che vale per la vita di tutti i giorni non vale sui treni, credetemi.

A porre attenzione su questo problema è anche il sindacato Fit-Cisl Emilia Romagna che a febbraio, attraverso una nota, ha fatto sapere che sui treni servono degli agenti di polizia per garantire la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini in quanto: «siamo alla presenza di una vera e propria emergenza sociale, e i capitreno sono esasperati».

Lavoratori ferroviari e capitreno vittime di aggressioni

La preoccupazione espressa dalla Cisl, e ovviamente dai lavoratori di settore, trova riscontro nei numeri, ed in particolare nei dati emersi dallo studio STW – Security of Transport Workers finanziato da Inail e realizzato da Università Campus Bio-Medico Roma e da Università Cattolica Milano, che ha rivelato che: «in Italia nel 2022 nel solo settore ferroviario la Polizia ha raccolto 355 denunce relative ad aggressioni fisiche ai danni dei lavoratori, in pratica 1 al giorno ovvero 1 ogni circa 10.000 treni che hanno circolato sulla rete ferroviaria. Violenze che vedono nel 66% dei casi come vittima una lavoratrice e quasi sempre la violenza è commessa da un uomo (nel 67% dei casi), ovvero da una coppia (26% dei casi) e solo nel 6% dei casi da una donna. Gli aggressori hanno in genere una età compresa fra i 19 e 30 anni (33% dei casi) e la nazionalità è nel 26% dei casi italiana e nel 20% straniera».

Percentuali che confermano che chi lavora, e chi viaggia, in treno è costretto a confrontarsi con persone dall’indole violenta e aggressiva. Un clima di tensione, spiega il report, che è peggiorato dopo il covid.

Le stazioni: terra di nessuno

La situazione non migliora fuori dai treni, ovvero nelle stazioni: qui, molto varia dalle città, ma come ripetono alcuni pendolari con cui mi sono confrontata in questo periodo: «oramai la condizione di insicurezza è generalizzata, perché anche nelle stazioni piccole c’è il rischio di essere rapinati o aggrediti», altri pendolari, al contrario, invece non notano molte differenze con il passato, mi dicono che la criminalità c’è sempre stata…ma oggi con i social le informazioni corrono più velocemente e questo aumenta l’impressione che vi sia un’esplosione di violenza.

I viaggiatori e viaggiatrici che incontro presentano dunque prospettive diverse del problema sicurezza.  Assoutenti, invece, in un comunicato del 7 marzo 2023, ovvero il giorno dopo l’accoltellamento di 6 passanti nei pressi della Stazione Centrale di Milano, ha chiesto, come sui può leggere nell’informativa «l’invio dei militari dell’Esercito nelle principali stazioni ferroviarie italiane allo scopo di presidiare il territorio e garantire la sicurezza di cittadini e passeggeri».

Già, perché anche attendere il treno o transitare vicino a una stazione può rivelarsi pericoloso, in alcune aree limitrofe delle stazioni infatti ci si scontra con realtà ai limiti della legalità, o dominate da quelle che oramai sono definite come baby gang, e che sarebbe meglio evitare, ma a volte quella strada è l’unico passaggio per giungere in stazione e allora in quel caso ci si affida alla sorte, e si avanza a passo svelto.

All’inizio di questo anno il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha disposto un piano che prevede oltre 300 assunzioni all’anno per tre anni, dal 2023 al 2025 compreso, fino a raggiungere un organico di 1.500 persone per garantire più sicurezza nelle stazioni italiane, sui treni e nelle aree ferroviarie. Nel frattempo i pendolari restano, come sempre, in attesa.