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Viaggi in treno e sicurezza: c’è ancora molto da fare

Ritardi, sovraffollamento, guasti e scarsa sicurezza: ecco cosa devono sopportare i pendolari

di Silvia Cegalin

«A causa dell’aumento del costo della benzina ho scelto di andare a lavorare in treno» questo mi dice una neo pendolare in attesa del proprio treno per Padova e, neanche a farlo apposta, in ritardo. È la prima volta che questa giovane donna raggiungerà il proprio posto di lavoro in treno ed è già costretta ad avvisare i propri colleghi che a causa di un ritardo arriverà un po’ più tardi.

«Non credevo» mi dice «di trovare un ritardo al mio primo viaggio».

Un’eventualità, quella dei ritardi, con cui questa viaggiatrice, se deciderà di continuare ad andare al lavoro in treno, dovrà fare i conti perché sono la routine che milioni di pendolari, specialmente dei treni regionali, si trovano a vivere quasi ogni giorno: all’andata o al ritorno, spesso senza che questi vengano giustificati o chiariti al viaggiatore.

Questo però non è l’unico “disagio” che incontra chi viaggia in treno, questi ultimi due anni si sono susseguiti una serie di episodi che procurano allarme e fanno sorgere la domanda: i nostri treni sono sicuri?

Incidenti e guasti ferroviari: tra le maggiori cause dei ritardi

Secondo gli ultimi dati Istat (periodo 2020) gli incidenti ferroviari sono stati 87, tra cui 10 deragliamenti e 10 incidenti nei passaggi a livello, mentre 43 è il totale delle vittime decedute a seguito di  incidenti ferroviari gravi.

Statistiche che, come confermato anche dal report stilato da Ansfisa dello stesso anno, indicano che il numero di incidenti nelle nostre ferrovie è tra i più bassi registrati in Europa. Gli incidenti, come si può immaginare, sono tra le cause dei ritardi, ritardi che possono perpetuarsi anche per giorni, a provarlo è l’incidente del 3 Giugno del Frecciarossa 9311 linea Torino-Napoli, dove all’entrata della galleria Serenissima di Roma è deragliata l’ultima carrozza.

Le linee dell’alta velocità Roma-Napoli e di Roma-Pescara sono rimaste inagibili per qualche giorno, procurando per i treni da e per Roma ritardi dai 90 e 60 minuti.

Ma pure i guasti sulla linea elettrica non sono inusuali, anzi, e capita che un viaggio breve duri ore, se poi si aggiunge: il ritardo nella preparazione del treno o la presenza di persone non autorizzate sui binari, la giornata di un pendolare può rivelarsi davvero molto lunga.

Non sono comunque gli incidenti a preoccupare i viaggiatori, ma ben altre questioni.

Molestie e violenze in treno e in stazione, meglio non minimizzare

Tra i fatti che stanno generando preoccupazione ci sono i casi delle molestie avvenute in treno  (si pensi ad esempio all’ultimo, ma non l’unico, fatto avvenuto a Peschiera per cui si è espresso duramente il Codacons), ma anche le violenze o aggressioni che si verificano nelle zone della stazione non sono da sottovalutare. A Gennaio a San Vitale (Bologna) c’è stata una sparatoria a ridosso dei binari, mentre a Rimini, come a Mantova (tanto per citare alcune città) sono in aumento gli episodi di accoltellamento o di risse tra bande criminali, una problematica che coinvolge tutta Italia.

Se si inizia a viaggiare quotidianamente nei treni regionali assistere ad episodi di violenza o bullismo non è infatti così raro. In certe linee e orari sono presenti gli addetti al controllo a bordo treno, ma è proprio in mancanza di essi che accadono fatti tendenzialmente pericolosi, nonostante siano funzionanti le telecamere, che evidentemente non fanno da deterrente. Ragazzi che si picchiano, in evidente stato alterato, o che cercano di invadere i binari sono alcune delle scene che i pendolari vedono non tutti i giorni, ma spesso; non mancano poi le battute volgari e ripetute verso ragazze o giovani donne in treno o in attesa di esso.

I passeggeri dunque, specialmente se donne, devono stare attente a chi le circonda, controllare chi le si siede vicino e, per evitare di essere importunate, cercare vagoni o posti non troppo isolati ma occupati da persone tranquille. Considerato che il servizio è a pagamento e il suo costo aumenta di anno in anno, la sicurezza negli scompartimenti, ma anche in stazione, dovrebbe essere garantita, ma purtroppo non sempre avviene, e valutare tali fenomeni come occasionali di certo non aiuta.

Sovraffollamento: quando in periodo pandemico il distanziamento non è stato garantito

Mentre durante il periodo pandemico nella maggior parte dei luoghi pubblici si facevano rispettare le norme anti Covid-19, tra cui il distanziamento, in certi periodi dell’anno in determinate linee ferroviarie mantenere la distanza è stato impossibile, nonostante la capienza consentita fosse dell’80%: è, per esempio, il caso dei treni regionali da e per Venezia durante il Carnevale.

Che si provenga da Verona, da Bologna o da Treviso, quando c’è il carnevale a Venezia, ormai da anni, le condizioni in cui si è costretti a viaggiare non sono definibili sicure. Già alla partenza le carrozze iniziano a riempirsi, i passeggeri aumentano di fermata in fermata e il treno si riempie completamente rendendo impossibile anche il minimo spostamento. Per quanto non si potrebbe, proprio per questioni di sicurezza, appoggiarsi alle porte, è inevitabile, e qualcuno per non cadere si appoggia ad esse con la schiena.

C’è da sperare che durante questi viaggi nessuno stia male, se così fosse, sarebbe molto difficile intervenire e bisognerebbe attendere la fermata successiva visto che è impossibile raggiungere il capotreno.

Ma se la capienza consentita era dell’80% perché i treni per Venezia (ma come tanti altri in tutta Italia da Nord a Sud) si presentavano affollati? Il fatto è che Trenitalia, nonostante il limite di capienza, ha venduto i biglietti senza conteggiare quanti passeggeri per quella tratta e quell’orario avevano acquistato il biglietto, ma soprattutto senza tenere conto il numero di pendolari che possedevano l’abbonamento; inoltre un controllo per determinare se si rispettavano le distanze e il numero di passeggeri non si è verificato, in quella come in altre circostanze.

Un fatto di cronaca recente ha poi fatto emergere che, anche possedendo la prenotazione del posto, Trenitalia non è stata in grado di garantire il servizio a chi ne aveva pienamente diritto.