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Gioia del Colle – Rocchetta Sant’Antonio per avvicinare l’entroterra tra Puglia e Basilicata

I treni di Tozeur alla scoperta dell’Alta Murgia

di Antonella Testini

Sono 33,5 milioni di euro le spese da ripartire in egual misura tra Puglia e Basilicata per riattivare l’antica tratta ferroviaria Gioia del Colle – Rocchetta Sant’Antonio.

140 chilometri di entroterra murgiano tra antichi paesaggi e percorsi storici, alcun dei quali ancora da valorizzare adeguatamente, per riassaporare la bellezza degli antichi mezzi di collegamento e favorire la viabilità turistica per visitatori sempre più desiderosi di “esperienze” e non solo di passive visite guidate.

Questo il progetto che sta pian piano prendendo forma grazie alla collaborazione delle due Regioni, insieme al Ministero delle infrastrutture e alla Fondazione Ferrovie dello Stato, a cui va il merito di aver già attivato altre tratte storiche lungo lo Stivale. Un progetto che ha recentemente ottenuto il via libera anche dei Sindaci delle città che si affacciano sull’antica tratta ferroviaria tra cui Poggiorsini, Spinazzola, Santeramo in Colle, Altamura, Gravina in Puglia e ovviamente Gioia del Colle.

«I treni di Tozeur», questo il nome del progetto, parafrasando la bellissima canzone di Franco Battiato, vuole raccontare 140 chilometri di Murgia con i suoi colori e con i suoi tanti paesaggi, capace di stupire anche gli occhi più distratti.

L’intera tratta Rocchetta Sant’Antonio-Gioia del Colle è stata inserita in un elenco di 13 tratte ferroviarie italiane da valorizzare ai fini turistici, ad integrazione di un primo elenco previsto dall’articolo 2 della legge numero 128 del 2017. L’elenco è a firma di Annalisa Cipollone, capo ufficio legislativo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (Mibact), che ha scritto alla direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio, alla direzione generale Turismo e al capo di Gabinetto dello stesso dicastero, indicando appunto le linee ferrate storiche italiane da riattivare a fini turistici.

La sostenibilità dell’opera è da valutare con attenzione, per evitare sprechi di denaro pubblico, ma a questo proposito le analisi a supporto del progetto sono confortanti: dove i treni sono ripartiti sulle tratte storiche e i viaggiatori sono tornati ad affollare le piccole stazioni, i numeri hanno dato ragione al sogno: soltanto sulla tratta Avellino-Rocchetta nel 2019 hanno viaggiato 34 mila passeggeri e, se consideriamo i 600 chilometri di tratte storiche rianimati da Fondazione FS durante il 2019, la cifra di 100 mila viaggiatori potrebbe lasciare a bocca aperta i più scettici.

Nello scorso mese di maggio un sopralluogo congiunto del Servizio Infrastrutture e Lavori della Fondazione FS e RFI sulla linea Rocchetta Sant’Antonio – Lacedonia – Gioia del Colle ha dato la possibilità ai tecnici di valutare lo stato della sede ferroviaria e dei fabbricati di stazione. Dalla successiva relazione si evince che, fatta eccezione per un tratto di circa 20 chilometri, su un totale di 140, la linea si presenta ancora in buono stato. In virtù dell’elevato valore turistico delle località attraversate, d’intesa con gli Enti interessati, la Fondazione FS sta stimando i costi per il ripristino dell’intera relazione per l’esercizio ferroviario turistico.

Intorno ai “Treni di Tozeur” si è creato un vero e proprio movimento culturale e turistico per mettere a punto progetti strategici con cui valorizzare l’antica tratta, innanzitutto, dal punto di vista storico-paesaggistico, ricordando che il percorso attraversa il cuore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, sino a sfiorare quello del Vulture in Basilicata, e che lungo la tratta è possibile ammirare, oltre al Castello federiciano di Gravina, anche l’Abbazia incompiuta di Venosa, sino alla cripta di Santa Margherita di Melfi, che non ha nulla da invidiare a quelle della Cappadocia.

Ma la tratta Rocchetta – Sant’Antonio rappresenta anche un viaggio nel gusto, partendo dal vino primitivo di Gioia e dalla mozzarella Dop sino ad arrivare agli antichi sapori murgiani tra cui il pallone di Gravina, il pane di Altamura, il fungo Cardoncello di Spinazzola.