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Banca centrale europea, addio all’iniezione di moneta. Al via il rialzo dei tassi

di Salvatore Baldari

Ha provocato un effetto dirompente, la nuova manovra della Banca centrale europea, decretata all’unanimità dal consiglio di Amsterdam della scorsa settimana.

Dal 1° luglio finisce l’era del Quantitative Easing, lo strumento introdotto nel 2015 dall’allora Presidente Mario Draghi, come policy non convenzionale in grado di influenzare la disponibilità di moneta e l’offerta di credito. Più volte ribattezzato “il bazooka” o “l’ombrello”, consisteva (semplificando) nella creazione di moneta finalizzata all’acquisto di titoli di Stato, iniettando liquidità nel sistema ed abbassando i tassi.

Dal 1° luglio via anche con un primo rialzo dei tassi di 25 punti base. Già in programma un secondo rialzo per Settembre, ancora da definire, perché come si legge nel documento «dipenderanno dalle riviste prospettive dell’inflazione».

La stretta non sarà allentata fino a quando l’inflazione rientrerà nell’obiettivo del 2%, un traguardo che secondo le proiezioni verrà raggiunto nel 2024.

Le aspettative di inflazione, richiedono «un attento monitoraggio», ha dichiarato il Presidente Christine Lagarde.

La reazione dei mercati è stata drastica e anche lo spread ha subito l’effetto dell’annuncio.

Proprio contro l’aumento degli spread, la Bce ha previsto uno scudo, almeno parziale, attraverso un reinvestimento dei titoli in scadenza che, per i titoli acquistati nell’ambito del piano pandemico Pepp, potrà essere realizzato in modo flessibile «nel caso di una rinnovata frammentazione del mercato legato alla pandemia».

La Bce sostiene che questa manovra non danneggerà la crescita, frenata a causa dell’invasione armata russa in Ucraina, ma che per il 2024 dovrebbe essere superiore alle aspettative annunciate lo scorso Marzo, ovvero il 2,1% a fronte dell’1,6.

Da Francoforte sono certi che la crescita potrà accelerare, rispetto alle precedenti attese, grazie alla sinergia di  diversi fattori, tra cui il sostegno fiscale, i risparmi raccolti durante la pandemia e la solidità del mercato del lavoro.

Ed è proprio nel fronte fiscale che diversi commentatori individuano la soluzione, contrapponendola a quello monetario.

Pareva immaginabile, infatti, che la Bce non potesse intervenire in maniera permanente sul costo dei debiti dei Paesi membri senza gravarsi della condivisioni dei rischi o senza pregiudicare la sua funzione principale, che è quella della stabilità dei prezzi.

Immaginare strumenti alternativi che possano continuare a svolgere la stessa missione del Quantitative Easing, ma dal lato fiscale e non più monetario, nella direzione di una sorta di Agenzia del Debito europeo, dovrà essere adesso lo sforzo della politica comunitaria, per dare un nuovo ulteriore slancio all’integrazione dell’Unione.