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Elezioni politiche Francia: Macron non ha la maggioranza. Navigherà a vista?

di Paolo Trapani 

Rischiano di rappresentare un problema strutturale e duraturo, per Emmanuel Macron, le elezioni politiche svoltesi domenica 19 giugno in Francia. La coalizione del Presidente della Repubblica transalpina, che ad aprile scorso è stato riconfermato alla guida dell’Eliseo per il secondo mandato presidenziale, non ha la maggioranza assoluta nell’assemblea parlamentare. 

Emmanuel Macron con la sua coalizione denominata “Ensemble!” è lontano dalla soglia necessaria per governare, 289 seggi (su 577 totali). 

Nel primo mandato, iniziato nel 2017, il numero uno dell’Eliseo aveva 341 deputati, oggi non va oltre 240 seggi.

A mettere alle corde il Presidente francese sono contemporaneamente sia il fronte dell’estrema sinistra, sia quello della destra nazionalista. Da un lato, infatti, si è registrato un ottimo risultato per la “Nupes”, la coalizione ambientalista e di sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon, che ottiene 180 seggi. Dall’altro lato, si è registrato il boom davvero inaspettato di Marine Le Pen, che con il “Rassemblement National” sale a 90 seggi, ne aveva solo 8 nella legislatura appena conclusa. 

Si tratta di numeri chiarissimi che rischiano di creare instabilità in un Paese cruciale per l’Unione europea, soprattutto nel contesto attuale che vede la Comunità internazionale alle prese con il conflitto russo-ucraino. 

Sia la sinistra che la destra francese non sono convinti sostenitori dell’Unione europea, da sempre ne contrastano visione generale e assetto politico e istituzionale. 

Una delle poche chance concrete per Macron è il partito dei “Républicains”, la destra tradizionale e post-gollista che con i suoi 60 seggi potrebbe garantire al Capo dello Stato un certo margine di manovra e di sostegno al governo.

Ma tutto è da definire, a partire dalla squadra dell’esecutivo Macron che subirà inevitabili cambiamenti.

La Francia è una Repubblica semi-presidenziale e, quindi, i poteri esecutivi dell’inquilino dell’Eliseo sono fortemente temperati dall’azione e dal ruolo del Parlamento. 

La partita che si apre adesso è ovviamente sulla politica interna, ma anche sulla politica estera. Macron in questi mesi di guerra tra russi e ucraini ha cercato più volte di assumere un ruolo chiave nella dinamica diplomatica avviata a tutti i livelli  per cercare un accordo o comunque forme di mediazione. 

L’indebolimento politico interno del numero uno dell’Eliseo potrebbe ora trasformare il governo in un cavallo claudicante e incapace di tenere il passo degli avvenimenti mondiali ed europei. 

È più che prevedibile che il Capo dello Stato francese e la sua coalizione lancino appelli alla condivisione ed all’unità nazionale, altrimenti governare sarà tutt’altro che semplice. 

Saranno necessari compromessi a più livelli, su ogni singolo provvedimento legislativo, e non si potrà non tenere conto della forza parlamentare che esprimono le due coalizioni estremiste, quella di Mèlenchon e quella della Le Pen. 

Anche i risultati di alcuni fedelissimi di Macron sono stati inequivocabili: ad esempio la ministra della Salute, Brigitte Bourguignon, è stata battuta nella sesta circoscrizione del Pas-de-Calais, arrivata seconda dietro a Christine Engrand, candidata del Rassemblement National. Bourguignon dovrà lasciare il governo. Stessa sorte per la ministra della Transizione Ecologica, Amélie de Montchalin, e per la ministra degli Affari Marittimi Justine Bénin. 

Il ministro degli Affari europei, Clément Beaune, è stato invece eletto solo al fotofinish a Parigi. Tra gli sconfitti anche il presidente dell’Assemblea Nazionale, Richard Ferrand, e il capogruppo di En Marche in parlamento, Christophe Castaner.

Sono tutti risultati elettorali che evidenziano una situazione tanto inaspettata quanto complicata per Macron e per il futuro esecutivo transalpino. L’Unione europea intanto assiste interessata e preoccupata all’esito delle urne in Francia.