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Lo spazio dell’uomo con l’IA creativa

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Garry Kasparov finì il match con le mani in volto. Disperato, aveva appena subito scacco matto, ma il suo sfidante non esultò: d’altronde un computer non ha emozioni. Era il 1996 e il calcolatore Deep Blue sarebbe passato alla storia come il primo in grado di sconfiggere il campione mondiale di scacchi.

Trent’anni dopo, non siamo più impressionati. Non ci stupisce che una intelligenza artificiale sia capace di svolgere calcoli complessi, mentre potrebbe meravigliarci se fosse anche capace di immaginare, pensare, conversare e scrivere come un uomo. E trent’anni dopo, ecco un’IA che ci stupisce: si chiama Chat GPT.

Chat GPT, l’IA creativa

Grazie a una padronanza linguistica e una capacità creativa straordinarie, il chatbot sviluppato dalla startup di San Francisco OpenAI ha alzato l’asticella dell’intelligenza artificiale, spingendola a sviluppare una creatività fino ad ora inedita.

Certo, Chat GPT non è la prima IA capace di creare contenuti. Negli ultimi anni, sono stati rilasciati diversi software, da MidJourney a Dream, in grado di comporre immagini a partire da input testuali. Ma il software di OpenAI è sicuramente unico nel suo genere: elabora testi complessi, da articoli accademici fino a poesie in rima, con tagli stilistici mirati come se fossero redatti da un’intelligenza umana.

E noi, ora?

Scrive (e in qualche modo pensa) come un uomo, o quasi. Senza lanciarsi nelle distopie della supremazia tecnologica, è innegabile che i progressi in materia di intelligenza artificiale si stiano sviluppando anche sul piano della creatività, oltre che quello già noto del calcolo – dove arrivava anche Deep Blue, per intenderci. E allora è lecito chiedersi quale possa essere lo spazio dell’uomo a fianco di un’intelligenza sempre più intelligente, sempre più creativa.

Minima creatività, più tempo per noi

Un’ipotesi piuttosto concreta, in ambito lavorativo, è che l’IA possa gradualmente sostituire l’uomo su mansioni che richiedono una bassa creatività. Chat GPT non è ancora in grado di scrivere un romanzo, ma può elaborare in tempi brevissimi il testo di una brochure o di campagne promozionali elementari. Svolgendo mansioni creative a un livello standard, all’uomo verrebbe risparmiato tempo utile da dedicare ad attività complesse, che richiedono una capacità più avanzate – più umane.

L’automazione non riduce, ma cambia il lavoro

Nell’Ottocento, i luddisti inglesi sabotavano le macchine da lavoro, nella convinzione che avrebbero reso superflua l’attività umana e alimentato la disoccupazione. E sicuramente gli sviluppi della tecnologia rendono superflue determinate professioni, ma ne sviluppano di nuove. Allo stesso modo, si può supporre che la crescente applicazione delle IA al lavoro (anche creativo) non porterà a una “disoccupazione della creatività”, quanto invece a nuove professioni. Ibride, magari, svolte integrando il supporto tecnologico con l’attività umana.

Un ibrido uomo-macchina

Senza immergersi in futuri troppo lontani, possiamo dire con certezza che nello scenario attuale l’IA creativa può semplicemente sostenere e potenziare l’attività umana. Chat GPT può fornire uno spunto per redigere un articolo, può suggerire una serie di claim da impiegare nelle campagne pubblicitarie o qualche rima da incastrare in un componimento.

In questo senso, non c’è aut aut: la macchina e l’uomo, insieme, anche per le attività creative. Così come una calcolatrice non sostituisce il ragionamento, ma lo sostiene. E oltre a suggerire formulazioni testuali possibili, potrebbe anche suggerire nuove creatività come chi ha provato a incrociare un output di Chat GPT con un’altra AI che elabora immagini.

Con Chat GPT, stiamo affermando un nuovo risultato sul progresso delle intelligenze artificiali: oltre all’intelligenza, abbiamo raggiunto la creatività. Ora che l’IA, per quanto artificiale, si avvicina sempre più alla naturalezza di un’intelligenza umana, possiamo aprirci a nuove possibilità – al di là dei rischi che inevitabilmente comporta,

E se nel ’96 Garry Kasparov si disperava contro un computer, oggi pensiamo a cosa potremmo fare con un’intelligenza sempre più umana.