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Quando l’arte parla. Metelkova e Christiania

Il nostro viaggio negli stili e linguaggi della libertà, dalla Slovenia alla Danimarca

Il drago è il simbolo della città. Il mito vuole che Giasone ne abbia ucciso uno e che lì sia stata fondata. Stiamo parlando di Lubiana la capitale della Slovenia, uno dei luoghi in Europa più dinamicamente coinvolti nello sviluppo dell’arte in tutte le sue forme. Forte della sua anima giovane, qua vivono oltre 30 mila studenti, un decimo della popolazione totale che rendono questo luogo, se vogliamo, troppo piccolo per essere una capitale e troppo compresso per la sua posizione di frontiera, ma ancora pervaso da un autentico fermento culturale. Nel 1895 a causa di un terremoto Lubiana venne ricostruita con una voluta mescolanza di stili. Si passa per le neoclassiche balconate, al Liberty, alle palazzine ottocentesche, fino a arrivare all’architettura barocca. Ma è a Metelkova che l’arte, sprigionandosi in tutta la sua creatività, diviene espressione di una cultura underground, giovane e inclusiva e, in questo caso, anche manifesto di una protesta pacifica.

Metelkova e l’arte vivace e pacifista 

Il centro culturale di Meltekova inizia la sua attività nel 1993 quando la parte settentrionale del complesso, su iniziativa di Mreza za Metelkovo, associazione indipendente di artisti e intellettuali, ha occupato abusivamente gli spazi composti da ex caserme austroungariche, quartiere generale dell’esercito Jugoslavo, per impedirne la demolizione. In questo luogo sono sorti eventi culturali autogestiti in continua e costante evoluzione, gallerie d’arte, mostre, festival, laboratori che contribuiscono a darne un’immagine selvaggia e libera, con uno sguardo trasversale sulle minoranze. Qui hanno sede anche Ong e associazioni che tutelano i diritti delle comunità LGBT. Suddivisa più o meno in aree che vanno da quella legata alle attività culturali a quella dell’attivismo civile e a quella commerciale. Nel 2005 Metelkova è stata iscritta nella lista del Patrimonio culturale immateriale della Slovenia, ma nel 2020 l’area è stata colpita da un avviso di sfratto da parte del Ministero della Cultura sloveno, ufficialmente per un nuovo assetto edilizio. Avendola visitata recentemente possiamo confermare che il quartiere è ancora intatto, vivace e disposto a continuare la sua protesta colorata e creativa.

Christiania e l’esperimento sociale

Nonostante la sua statua più famosa (Sirenetta) abbia uno sguardo triste e malinconicamente rivolto verso il mare a Cophenaghen tutto è Hygge. Per i danesi in questa parola che non ha traduzioni si racchiude infatti l’arte della felicità. Contemporanea e allo stesso tempo classica, con i suoi canali, i parchi, le infinite piste ciclabili, in quella sua cornice senza tempo, racchiude rilassate e suggestive atmosfere. Simbolo di tolleranza e libertà, all’avanguardia nelle mode trasgressive, ha attirato studenti e hippy da tutto il mondo. È in questo contesto che nel 1971 attraverso l’occupazione di un complesso militare abbandonato presso il canale Stadsgraven nasce Christiania, un esperimento sociale che prevede l’autogestione e la proprietà collettiva, ma anche una nuova visione sull’utilizzo e liberalizzazione di alcune droghe come hashish e marijuana. Probabilmente anche a causa di questa interpretazione, la città subirà nel tempo molteplici tentati sgomberi. Questa micronazione in cui tutti potevano fare quello che volevano, inventarsi la vita che preferivano, diviene velocemente un concentrato di musica, colori e passioni e ha visto un fiorire di artisti che qua vi hanno trovato la loro naturale collocazione.

Lo Stato Libero di otto ettari

Attualmente lo Stato Libero di Christiania occupa una superficie di quasi otto ettari e annovera circa mille cittadini. All’interno sono situate scuole, poste, un presidio di pronto soccorso, oltre a bar, ristoranti, teatri, sale da ballo, come non mancano le istituzioni politiche con i suoi 14 comitati. I suoi abitanti spesso musicisti, attori, artisti hanno dato vita a compagnie teatrali, band, atelier di pittura e scultura. Svariati sono gli spazi culturali, le sale dove assistere a spettacoli come il Musikloppen, o laboratori artistici, come il Croquis-værkstedet e quello di carpenteria Både – og.

In queste realtà parallele si sussurrava che mai si sarebbe stati afflitti dai mali del mondo e questo è stato reso possibile semplicemente perché il mondo era rimasto chiuso fuori.