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Ddl concorrenza. Cosa succede ai balneari

Servizi telefonici non richiesti, primari e strutture private accreditate, ecco cosa cambia 

di Salvatore Baldari

Era datata 2017 la prima e unica legge sulla concorrenza, prevista invece con cadenza annuale, da quando nel 2007 fu introdotta per la prima volta.

A distanza di quattro anni, il 4 novembre 2021, il Consiglio dei Ministri ha licenziato un nuovo disegno di legge sulla concorrenza.

Strettamente correlato agli impegni pattuiti con la Commissione Europea durante la presentazione del Pnrr, il provvedimento ha lo scopo di promuovere la concorrenza in molteplici settori, rimuovere ostacoli regolatori e amministrativi, tutelare i consumatori e sostenere l’accesso ai mercati alle imprese minori.

Un argomento quello della concorrenza, in un Paese altamente corporativistico come il nostro, da sempre oggetto di divisioni e di rivendicazioni che inevitabilmente plasmano le offerte e i contenuti politici di ogni singolo partito, compresi quelli presenti nella maggioranza di Governo.

La rappresentazione plastica di queste divisioni è tutta nei compromessi celati fra gli articoli del disegno di legge che stiamo analizzando.

Impianti smaltimento rifiuti, liberalizzazioni licenze ambulanti e mobilità notai: fuori dal ddl

Temi troppo divisivi, come l’impulso agli impianti di smaltimento dei rifiuti sono stati evitati. Salta anche la decisione sulle liberalizzazioni delle licenze degli ambulanti, così come la norma che avrebbe comportato per i notai maggiore mobilità, oltre allo stralcio dell’articolo che ne consentiva l’esercizio delle loro funzioni su tutto il territorio nazionale. Non ci saranno nemmeno le norme per incentivare il ricorso alle gare nel trasporto pubblico locale.  

Nonostante l’approccio prudente, il provvedimento ha già scatenato le proteste di varie categorie, associazioni, gruppi di interesse, partiti politici e sindacati.

Concessioni balneari, al via la mappatura

Entrando nel dettaglio, l’emblema del cauto compromesso di questo disegno di legge è senz’altro il nodo sulle concessioni balneari, un mitologico dilemma italiano dal 2006, momento in cui la Direttiva Bolkestein sancì la libera circolazione dei servizi tra gli Stati membri e impose gare per l’assegnazione delle concessioni pubbliche.

La situazione italiana ci racconta di concessioni date ai privati senza alcuna asta e, spesso, a canoni molto bassi. In più occasioni la Commissione Europea ha richiamato i nostri governi per il mancato rispetto della concorrenza. Nel 2019 fu deciso un piano di riforma che, però, prorogò in automatico al 2033 le concessioni balneari esistenti. Il ddl sulla concorrenza, di cui stiamo parlando, rimanda ancora la decisione, ma prevede entro 6 mesi una mappatura di tutte le concessioni esistenti al fine di «promuovere la massima pubblicità e trasparenza dei principali dati e delle informazioni relativi a tutti i rapporti concessori».

E neanche a farla apposta, proprio negli stessi giorni, è arrivata come un fulmine a ciel sereno la decisione del Consiglio del Stato del 9 novembre, che ha spostato la data di proroga delle concessioni dal 2033 al 2023, provocando reazioni fragorose.

Restando nell’ambito delle concessioni, il testo prevede misure anche per i servizi portuali, per le procedure di affidamento del servizio di distribuzione del gas e per le assegnazioni idroelettriche, assicurando a ciascuno di questi casi condizioni procedurali concorrenziali, previa definizione dei canoni e valutazione tecnica.  

Fra gli altri interventi introdotti, da segnalare le norme dedicate alla filiera della gestione dei rifiuti, con la riduzione da cinque a due anni della durata minima degli accordi per la raccolta dei rifiuti delle utenze non-domestiche.

Stop all’attivazione in automatico dei servizi telefonici non richiesti

L’articolo 21 del disegno di legge mette uno stop all’attivazione in automatico dei servizi telefonici non richiesti, ma addebitati dai gestori. D’ora in poi, servirà il consenso espresso prima di attivare qualunque servizio in abbonamento.

Il ddl si propone anche di ridurre i vincoli burocratici nella realizzazione delle reti in fibra ottica, promuovendo il coordinamento tra gestori di infrastrutture fisiche e operatori di rete nella richiesta di permessi.

Primari e accreditamento strutture private, ecco cosa cambia

Con il ddl concorrenza si modificano le procedure di selezione dei primari ospedalieri. Il direttore generale dovrà individuare il primo in graduatoria sulla base dei curricula, dei volumi di attività svolta e del colloquio con la commissione selezionatrice. A parità di punteggio avrà la preferenza il candidato più giovane. Modificati anche i criteri di accreditamento delle strutture private, da convenzionare col servizio sanitario nazionale, da effettuare  periodicamente e «sulla base di verifiche» dell’attività svolta.

Inoltre tutti gli enti e le aziende pubbliche e private che erogano prestazioni per conto del servizio sanitario saranno tenuti a pubblicare i bilanci e i dati sugli aspetti qualitativi e quantitativi dei servizi erogati.

Assicurazioni auto, esteso il risarcimento diretto

La disciplina sulle assicurazioni automobilistiche viene toccata nell’ambito del risarcimento diretto.

In caso di incidente, l’assicurato può esigere un risarcimento diretto alla propria assicurazione che dovrà liquidare il danno e poi confrontarsi con l’altra assicurazione. Il precetto, però, valido solo per le imprese assicurative italiane, adesso viene esteso anche alle imprese assicurative con sede in altri Stati europei, obbligate quindi ad aderire alla procedura di risarcimento, rimuovendo così un potenziale trattamento discriminatorio a danno delle imprese italiane.

Con il provvedimento del 4 novembre si cerca di dare, inoltre, un impulso alla realizzazione della rete delle centraline elettriche, preservando il ricorso a procedure trasparenti da parte degli enti locali e dei concessionari autostradali.

Taxi e servizi pubblici locali

Il disegno di legge comprende alcune deleghe al Governo per disciplinare degli specificati settori. Tra questi il «riordino dei servizi di mobilità urbana non di linea» che ha scatenato la protesta dei tassisti. Il governo si è dato sei mesi di tempo per adottare un decreto legislativo che, garantisca la «promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati».

Un’altra delega è dedicata al riordino dei servizi pubblici locali. Anche in questo caso si dovrà intervenire entro sei mesi, per cercare il superamento dei regimi di esclusiva, non «indispensabili per assicurare la qualità e l’efficienza del servizio».

Si cerca così di definire un quadro normativo più coerente con i principi comunitari, anche allo scopo di adeguarlo  alle forme di mobilità più innovative.

L’ente locale che non mette a gara i servizi dovrà darne comunicazione motivata all’Antitrust.

Questi sono i contenuti di un provvedimento che senza dubbio continuerà ad alimentare e tanto il dibattito politico e delle categorie nel nostro Paese.