“Giù la maschera davanti alla disabilità”

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“Giù la maschera davanti alla disabilità”

Foto di @dania-ceragioli

Abbiamo intervistato il presidente Aniep di Lucca su barriere architettoniche e sulla prossima iniziativa di flash-mob organizzato a Forte dei Marmi

Un grido di aiuto è il flash-mob che trova come regia l’Aniep* di Lucca, previsto per settembre e che mira a coinvolgere altre associazioni. Un’anticipazione di un’iniziativa che, ci rivela il presidente, nata a seguito di un altro episodio di discriminazione che lo ha visto come vittima.

“Dovevo recarmi presso una gioielleria a Forte dei Marmi in centro per un semplice e veloce cambio di cinturino di un orologio, – ci spiega il presidente – mi hanno accompagnato con l’auto munita di contrassegno disabili, l’auto era ferma con conducente ad attendermi. Uno dei commercianti della strada ha chiamato i carabinieri per far spostare l’auto, perché risultava nello stallo riservato alle Forze dell’ordine. Ho impiegato poco tempo per svolgere questa commissione, il conducente ha spiegato che poteva fare manovra e liberare il posto riservato e attendere la mia uscita al di fuori di quello stallo, dato che mi muovo con un treppiedi. Purtroppo la persona che mi aveva accompagnato  è  dovuta uscire con l’auto dalla ztl e ritornare alcuni minuti dopo, facendo lo stesso percorso. Mi chiedo perché non realizzare alcuni stalli davanti alle attività? E non all’esterno comportando per persone con ridotta mobilità come me il disagio fisico e psicologico di non poter raggiungere le attività in modo più autonomo e demandare ad altri?”

“Abbiamo presentato in Comune a Forte dei Marmi e in altri comuni limitrofi una richiesta per far realizzare degli stalli davanti ad alcune attività commerciali, così da consentire ai disabili di scendere dalla vettura e di recarsi in modo più o meno autonomo all’interno di negozi”.

Questo e altri progetti come la riapertura di uno sportello disabilità per dare sempre maggiore sostegno agli iscritti e a chi necessita di maggiore supporto fanno capire quanto sia aumentato il numero di disabili negli ultimi anni, anche fra giovani. “Spesso nelle nostre attività quotidiane ci sentiamo soli e presi in giro, c’è tanto da fare, ma abbiamo bisogno di aiuto  dalle istituzioni e maggiori attenzioni  per i nostri bisogni, cerchiamo sinergie pronte a collaborare con noi e a offrirci anche degli spazi temporanei per svolgere attività sociali”,  aggiunge il presidente.

Il flash mob “Giù la maschera davanti al disabile”, come si svolgerà 

“Il flash mob, dal titolo: “Giù la maschera davanti al disabile” vuole coinvolgere in un momento conviviale di protesta, non solo persone colpite da disabilità di varia entità, ma anche i familiari, o professionisti che si sentono chiamati in causa  per  protestare civilmente contro le  innumerevoli discriminazioni verso il mondo della disabilità.

Ogni partecipante indosserà facoltativamente una maschera e durante la manifestazione gli organizzatori inciteranno a toglierla come un segno di liberazione da pregiudizi e altri sentimenti come pietismo e discriminazione molto frequente anche da parte di commercianti”.

“Siamo stanchi di vederci guardare con una espressione di pietà o di disturbo, quando semplicemente desideriamo entrare in una pizzeria o ristorante, il più delle volte, i varchi sono senza scivolo”, aggiunge il presidente.

“Una missione impossibile comprendere i disagi, le sofferenze e la rabbia che si può provare quando diventa arduo camminare o restare stabili su un marciapiede in pieno centro o recarsi in un bar per sorseggiare un caffè, o dedicarsi uno spensierato happy hour come tutti. Perché è un pregiudizio pensare che i disabili, o chi ha una limitata mobilità debba recarsi esclusivamente in un ospedale, nei centri medici e ad ogni modo limitare la propria mobilità in un contesto prettamente sanitario.

Se ci giriamo intorno non è difficile constatare la presenza di marciapiedi troppo stretti, alti, sconnessi, con buche e quant’altro che rappresentano un serio problema non solo a chi può muoversi “normalmente”, ma soprattutto a chi deve ricorrere ad ausili, bastoni, treppiedi  o carrozzine”.

Inclusività, esiste davvero?

“Stiamo parlando di disabilità e di coloro che la vivono sulla pelle in varie misure questa condizione che rende un lusso vivere nel tessuto cittadino, senza aver bisogno della badante di turno o del parente, familiare o amico che può aiutare il disabile nelle più comuni delle commissioni. Sorge istintivo porci una domanda che non è polemica

La disabilità ancora oggi tanto paventata nelle campagne politiche, o ventilata come argomento sociale in vari mezzi di comunicazione  è sufficientemente tutelata?

Lo dimostrano le tante segnalazioni dei cittadini stufi di dover affrontare situazioni di disagio”.

Strade senza marciapiedi, o larghi quanto un fazzoletto, accessi alle attività con scalini  alti e malmessi, palazzi storici, spesso sedi di istituzioni e uffici, senza ascensori. Su questo tema ecco le osservazioni del Presidente dell’ Aniep sezione Lucca e Provincia e Massa Carrara.

“Parlo per la nostra sezione che si pone l’obiettivo di far accettare e inserire nel quotidiano i nostri associati – siano essi disabili, esseri deboli, donne, bambini. Però si trova a combattere giornalmente con l’ignoranza, l’indifferenza, la burocrazia che a volte viene interpretata a proprio piacimento. Senza contare la prosopopea e non conoscenza tecnica delle esatte barriere che noi ci troviamo ogni giorno davanti e  che non vengono rimosse, quando spesso basterebbe usare l’intelligenza per adottare semplici soluzioni.

Un’altra situazione che lascia un po’ stupiti perché si è verificata da poco è la seguente. Alcuni Comuni e prestigiose città turistiche in Versilia hanno reso del tutto pedonali le strade del centro, dove ci sono diversi negozi, modificando addirittura l’assetto stradale con importanti lavori edilizi”.

Lei si riferisce all’abbattimento delle barriere architettoniche immagino.

“Vede barriera architettonica è un termine talmente allargato che deve fare capire che non sono solo i marciapiedi troppo alti, o una scala inaccessibile o accessibile con difficoltà, ma barriera architettonica è anche un lampione fuori posto, una buca.

Le cito un episodio che mi ha visto, mio malgrado, protagonista qualche giorno fa entrando in un grande negozio di elettrodomestici di Pietrasanta: sono stato gettato per terra dalla porta automatica di ingresso che troppo velocemente si è richiusa, quando bastava dotare la parete di un bottone d’arresto della porta per tutto il tempo necessario per me, claudicante, per farmi entrare in sicurezza. Per fortuna la gentilezza del personale mi ha permesso di riassumere una posizione eretta e poi non mi sono fatto male, tanto spavento e lo stress della situazione è stato altissimo.

Il responsabile del punto vendita si è reso disponibile a trovare una soluzione anche per i disabili, impegnandosi a fare installare un pulsante di arresto al più presto. Ma forse non ci potevano pensare prima. Oppure i disabili non possono entrare nei negozi.

Ma si pensi agli stalli dei disabili posizionati distanti metri dai punti nevralgici della città o senza copertura in caso di pioggia, costringendo il disabile a scendere dalla propria vettura, prendere la carrozzina aprirla, sotto l’acquazzone. Però mi riferisco qui a tutti i supermercati che paradossalmente sono provvisti per i propri carrelli di una bella pensilina protettiva. Questo vuol dire che la salute di un disabile vale meno di un carrello?”.

Quindi mi pare di capire che lei chiede più norme?

“No le leggi ci sono eccome, solo che vengono ignorate subdolamente e anche per indifferenza ”.

*Associazione nazionale per la promozione e la difesa dei diritti delle persone disabili