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30 Maggio 2025Harvard, la giudice “protegge” gli studenti stranieri

Durante l’udienza, la giudice Burroughs ha dichiarato l’intenzione di garantire agli allievi una protezione temporanea e alla stessa Harvard la possibilità di proseguire le attività accademiche senza interferenze.
Proprio mentre i cappelli dei laureati dovrebbero vibrare in aria, Harvard si trasforma in un campo di battaglia istituzionale. L’università più prestigiosa degli Stati Uniti finisce ancora una volta nel mirino dell’amministrazione Trump, che tenta di stringere la morsa sui visti degli studenti stranieri. Ma da Boston arriva una battuta d’arresto per la Casa Bianca: la giudice federale Allison Burroughs ha sospeso temporaneamente i provvedimenti, ordinando di non apportare modifiche ai permessi di soggiorno.

È un nuovo capitolo nello scontro aperto tra governo e mondo accademico. Dopo i ripetuti tentativi di limitare la presenza degli studenti internazionali nelle università, Washington ha lanciato un attacco diretto all’ateneo, avanzando la possibilità di revocare il suo diritto a ospitare allievi provenienti da altri paesi. Secondo quanto riportato da CNN, una delle principali emittenti statunitensi, le autorità federali starebbero esaminando non solo i giovani attualmente iscritti, ma anche tutti i titolari di visti collegati all’istituzione.

Tuttavia quanto sta accadendo non rappresenta una novità. Sin dall’inizio del suo mandato, il leader del GOP ha adottato una linea dura sull’immigrazione. Già nel 2020, in piena pandemia, la sua amministrazione tentò di espellere gli studenti stranieri iscritti a corsi erogati solo online, una misura poi ritirata dopo un’ondata di proteste e ricorsi legali, proprio guidati da campus come Harvard e MIT.
L’approccio verso gli allievi internazionali nel tempo è rimasto lo stesso. Il clima di sospetto, soprattutto verso quelli cinesi, e l’idea che le università americane possano essere strumenti d’infiltrazione o veicoli di ideologie ostili non è cambiato. Questa visione si è consolidata in particolare nei settori strategici come intelligenza artificiale, biotecnologie e sicurezza informatica, dove questi ragazzi sono spesso in prima linea nella ricerca.
Infatti il segretario di Stato Marco Rubio, ha appena reso noto il piano per revocare i permessi agli studenti del “Paese di Mezzo”, in particolare a quelli con legami sospetti con il Partito Comunista o attivi in settori ritenuti sensibili. Si tratta di una mossa che potrebbe colpire oltre 1.200 iscritti ad Harvard. Rubio, ha spiegato che l’amministrazione repubblicana, intende rivedere in modo sistematico i criteri di ammissione per questi cittadini, con particolare attenzione per quelli provenienti da Hong Kong.
Pechino ha reagito con fermezza, definendo l’iniziativa “irragionevole” e accusando gli Stati Uniti di strumentalizzare ideologia e sicurezza nazionale per giustificare azioni discriminatorie. Nel frattempo, l’angoscia serpeggia tra gli studenti: alcuni hanno annullato viaggi all’estero per paura di non poter rientrare negli Usa, altri rimangono in disparte per paura di ritorsioni. Questo è ciò che emerge da una recente dichiarazione della direttrice dei servizi per l’immigrazione dell’ateneo, Maureen Martin, che ha descritto un clima di incertezza crescente..
La risposta della legge però non si è fatta attendere. Durante l’udienza, la giudice Burroughs ha dichiarato l’intenzione di mantenere lo “status quo”, in modo da garantire agli allievi una protezione temporanea e alla stessa Harvard la possibilità di proseguire le attività accademiche senza interferenze. Una boccata d’ossigeno per l’ateneo, sempre più stretto tra logiche politiche e controlli federali.
Il dipartimento della Sicurezza Interna ha comunque avviato il procedimento formale per ritirare il campus dal programma per studenti e visitatori di scambio, SEVP, motivando la scelta con presunte violazioni degli obblighi di segnalazione relativi agli stranieri. Tra le accuse, anche quella di non garantire un ambiente libero da violenza e antisemitismo. L’università ha ora 30 giorni per rispondere, fornendo documenti o dichiarazioni giurate in sua difesa.
foto @dania-ceragioli