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I falò della vanità umana

di Simone Cataldo 

Il caldo record potrebbe fare le valigie per compiere una tratta sola andata dal Canada all’Italia. I fatti delle ultime ore che hanno coinvolto l’America Settentrionale non sono gli unici ad aver preoccupato popolazioni intere, infatti, anche le regioni del Sud Italia, seppur sugli scudi a difesa delle alte temperature, non vivono giornate di quiete. Periodo tutt’altro che facile anche per la Repubblica di Cipro e l’Estremo Oriente russo.

Preoccupazione in ogni angolo del mondo per i cicli di altissime temperature che nel corso delle ultime ore hanno colpito determinate zone. A risaltare sugli organi di stampa è la notizia dei 130 morti nell’area di Vancouver in Canada causa i 50 gradi centigradi, ma non resta l’unico fatto drammatico di cui prender nota: nella Columbia britannica addirittura il paese di Lytton è andato completamente distrutto. Il centro che in media non supera i 20 gradi, nelle ultime settimane, ha addirittura superato i 49 – 49,6° – tanto da finire distrutto a seguito di una lunga siccità.

Un drammatico accaduto che fa ben intuire la gravità di quanto sta accadendo anche a livello ambientale. Ancor meno risapute sono le vicende, sempre legate al forte caldo, che stanno colpendo duramente il Sud del nostro Paese. Gran parte della macchia mediterranea, rappresentata da ettari di terra delle regioni Sicilia, Abruzzo, Puglia e Sardegna, è andata persa e potrà esser recuperata non prima di quindici anni (fonte Coldiretti). Si può dunque parlare di un Sud Italia a fuoco, anche se il tema ad oggi è stato sfiorato a malapena.

Gli incendi e la petizione “Salviamo gli ulivi nel Salento”

Incendi non solo causa delle alte temperature, bensì anche di atti vili da parte dei piromani che hanno ricevuto un assist più che pregevole dalle ondate di caldo che colpiscono il meridione. Si stima pertanto che tali soggetti siano responsabili del 60% dei casi degli incendi, ed è per tale motivo che a far specie sia la bassa frequenza di controlli che vanno a colpire le persone che causano danno ad un territorio importante non solo per i propri abitanti, bensì anche per il turismo. Il gruppo “Salviamo gli ulivi nel Salento” la quale, dopo aver fatto appello al Corpo dei Vigili del Fuoco che dichiarava l’insufficienza delle proprie forze, ha avviato una vera e propria raccolta firme online, oltre che inviare una lettera di denuncia in cui si richiama l’attenzione del  governatore della regione Puglia, Michele Emiliano, dei presidenti delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, della Procura della Repubblica Tribunale delle suddette province, dei comandi provinciali dei Carabinieri, delle Asl (dipartimento di Prevenzione), dei comandi provinciali dei Vigili del Fuoco e infine delle pubbliche amministrazioni locali. Dando lettura di questa lettera aperta a tutta la cittadinanza salentina, si denuncia come, non solo gli atti dei piromani stiano desertificando le poche zone in cui sono rimasti in pianta stabile gli ulivi, ma anche come tali atti stiano impoverendo e rendendo sterili zone di produzione agro-alimentare e turistiche di rara fattura. 

I roghi nella riserva di Ciane-Saline in Sicilia e Macomer in Sardegna

All’appello rivolto alle massime cariche regionali e provinciali nel Salento, si somma l’allerta da parte della Protezione civile palermitana assieme a quella di Trapani, province che vanno a fuoco più lentamente confronto alle altre zone della Sicilia, ma che vorrebbero prevenire quanto accaduto nelle zone limitrofe. È, infatti, nel ragusano che si conta il danno più significativo al momento, con 500 ettari di bosco e di fondi agrari e oltre 400 alberi andati a fuoco nell’arco di sole 24 ore. A questi si aggiungono decine di roghi nella provincia di Messina e la distruzione, in larga parte, della riserva ambientale di Ciane-Saline. Tali eventi hanno colpito drammaticamente anche la Sardegna, dove il fuoco ha minacciato le case e la ferrovia del centro di Macomer, in provincia di Nuoro. Nei giorni precedenti già un incendio aveva distrutto aziende agricole e capannoni industriali, ma un nuovo vasto fuoco ha colpito la periferia del centro con la stazione ferroviaria bloccata per ore. In generale in un solo giorno in Sardegna sono stati appiccati ventidue incendi, per dieci di questi sono stati necessari gli interventi dei soccorsi. Infine, è toccato al Molise dichiarare stato di grave pericolosità, con la regione che ha emanato un decreto per dichiarare “lo stato di grave pericolosità per gli incendi boschivi su tutto il territorio regionale” che sarà in vigore dal 16 luglio al 30 settembre.

Temperature estreme a Cipro

Ma torniamo fuori dai confini nazionali

“Questa è una tragedia paragonabile solo all’invasione turca del 1974” così Nikos Anastasiades, presidente della Repubblica di Cipro sul proprio profilo Twitter. Una dichiarazione rilasciata sul conosciuto canale social a poche ore dall’incendio divampato nel villaggio di Odou a Sud dell’Isola, dove si contano oltre circa 4 vittime, anche se molti braccianti egiziani risultano dispersi. Non si ha traccia di loro, ma per fortuna otto villaggi sono riusciti ad evitare la peggio e ad evacuare la zona. Al bollettino della tragedia si aggiunge anche il forte danno alla natura della zona, con l’incendio che si è espanso anche sul fronte di zone montuose poco raggiungibili causando la distruzione di oltre 50 chilometri di foreste e frutteti. A giungere in soccorso anche alcuni Paesi europei sotto richiesta della Repubblica di Cipro: la Grecia ha inviato due aerei, mentre l’Italia un Canadair. Questo però a poco servirà anche perché l’incendio, ad oltre quarantott’ore dal primo atto, non risulta del tutto domato e, soprattutto, perché sull’Isola le temperature rimangono stabili sui 45°.

A chiudere il cerchio è l’alto rischio dell’Estremo Oriente russo, in particolare la Repubblica di Sakha (ex Jakuzia), che conta a bilancio una grave intensità di incendi giornaliera comparabile a valori drastici che si osservarono nel mese di giugno di due anni fa. A destare preoccupazione il fatto che gli incendi nella zona in questione siano divampati prima del previsto rispetto alle scorse annate, le quali comunque a livello statistico rimangono le più dannose per l’ambiente degli ultimi decenni.

Inutile dire che continua la crisi ambientale del nostro pianeta ed è per tale motivo che ci sarà bisogno di intervenire quanto prima in maniera efficace senza lasciare nulla di intentato.