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Il discorso del bivacco, novantanove anni fa

Il 16 novembre del 1922 si tenne il discorso del bivacco, il primo discorso di Mussolini come Presidente del Consiglio dei Ministri, presentatosi alla Camera dei deputati per presentare i suoi ministri, tre soli i fascisti. 

Il discorso del bivacco

Alle 15 fece il proprio ingresso, in redingote, con il distintivo dei mutilati di guerra, e pronunciò il suo discorso, rivolgendosi ai colleghi come “Signori”, come “Onorevoli colleghi”. È considerato un discorso molto significativo perché introduce un linguaggio nuovo, ritmato, con metafore, a voce secca. D’altra parte lo aveva già preannunciato nel discorso di Udine del 20 settembre 1922, durante l’adunata fascista, con un eloquio “squisitamente fascista, cioè scheletrico, aspro, schietto e duro”. 

Pronunciò le parole del bivacco senza guardare l’assemblea, a dimostrazione che ne poteva fare a meno: “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”. Solo il socialista Filippo Turati, il giorno dopo, rispose con altrettanta determinazione, condannando il fascismo, con un discorso noto come “Il parlamento è morto”. 

Dopo il delitto Matteotti 

È il 3 gennaio 1925, quando Mussolini pronuncia un altro discorso alla Camera, anche questo rimasto nella storia. Dopo le parole pronunciate da Giacomo Matteotti, il 30 maggio 1924, sui brogli elettorali, il governo Mussolini era andato in difficoltà, tanto più dopo l’omicidio di Matteotti. Mussolini tentò di superare quel momento, assumendosi la responsabilità “morale, politica e storica”, ma non quella materiale, del delitto Matteotti. Pronunciò, poi, una serie di punti da far ritenere quel discorso come atto politico fondativo del fascismo. 

Discorsi di Palazzo Venezia

Poi, un’altra orazione che segnò una svolta fu quella del 10 giugno 1940, dal balcone di Palazzo Venezia, con cui fu annunciato l’ingresso in guerra da parte del nostro Paese. Alle ore 18, mani sul cinturone, Mussolini fece l’annuncio, studiando sapientemente le pause ma soprattutto come raggiungere tutti. La folla di piazza Venezia poteva vederlo in tutta la sua fisicità, invece, nelle altre principali città, come Genova, Torino, Milano, Bologna, Forlì, Venezia, Trieste, Bari, Firenze e Napoli, potevano sentire al sua voce, grazie all’amplificazione degli apparecchi della Radio Marelli. Settecento parole.

Il discorso della riscossa

Il 5 maggio del 1943, pronunciò il suo ultimo discorso da quel balcone, mentre l’ultimo in assoluto è quello cosiddetto della riscossa, pronunciato a  Milano, al Teatro lirico, il 16 dicembre 1944, quando Mussolini apparve per l’ultima volta come capo del governo della Repubblica Sociale. Erano presenti 3-4 mila persone, non si era potuto usare il Teatro della Scala  perché era inagibile per i bombardamenti alleati di un anno prima. Tenta di prospettare la possibilità di un compromesso con gli Alleati. Durante quel discorso del Lirico apparve ormai stanco e malato.