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Il fenomeno second-hand e il boom delle app di vestiti usati

di Roberta Caiano

Sebbene all’apparenza possa sembrare un argomento non molto sdoganato, in realtà il tema dei vestiti second-hand è molto più gettonato di quanto si possa pensare. A testimoniarlo ci sono non soltanto molti negozi fisici dove poter acquistare ogni genere di oggetti di seconda mano, ma anche siti online e applicazioni a portata di smartphone che ormai stanno dettando la moda nel campo del vintage e dell’usato. Negli ultimi anni l’avanzamento della tecnologia è stata un volano per il settore della moda. Non soltanto l’avvio dell’e-commerce, e dunque la possibilità di poter ‘sdoppiare’ la propria attività commerciale attraverso l’utilizzo di ogni mezzo mediatico a disposizione, ma anche i social network hanno influito in maniera determinante sui gusti e le tendenze della moda. In realtà, lo stile in voga dei negozi dell’usato è una pratica molto più radicata di quanto si possa pensare, e non da attribuire ad un fenomeno recente. Infatti, questa attività nasce principalmente nei paesi più poveri o in via di sviluppo dove si ha la possibilità di acquistare a poco prezzo o prendere gratuitamente oggetti, abiti e accessori in cambio di una donazione di un proprio dono a patto che sia ancora in buono stato. Sotto questo aspetto un esempio lampante è dato dai Paesi dell’est Europa, come la Polonia, in cui le condizioni economiche degli abitanti hanno degli standard relativamente bassi accelerando il fenomeno dei negozi di abiti e oggetti di seconda mano. In linea generale, però, questi vengono frequentati sia da chi ne ha davvero bisogno sia da chi ha voglia di donare e provare esperienze diverse.

Nonostante non se ne parli molto, anche in Italia esistono tanti locali dove potersi recare fisicamente e acquistare i capi pre-loved. Ultimamente, difatti, si parla principalmente di app e siti web che permettono la rivendita e l’acquisto di abiti usati. Ciò non ha fatto altro che accelerare il fenomeno second-hand tra le nuove generazioni. La cosiddetta generazione Z, quella cresciuta negli anni Duemila e per lo più costituita da adolescenti, è tra le più attive sulle piattaforme di rivendita di moda dando ampio spazio ai concetti di solidarietà e sostenibilità ambientale. La vendita di capi usati, infatti, avvia il riciclo degli oggetti e degli abiti pre-owned (già posseduti) riducendo così i rifiuti e allungando la vita stessa degli stessi. Tra le app più conosciute e usate del momento troviamo Vinted e Depop, quest’ultima rimbalzata alle cronache nelle ultime settimane per essere stata acquistata dal sito web dedicato all’e-commerce Etsy per 1,625 miliardi di dollari. Nata come start up italiana nel 2011 da un’idea dell’imprenditore Simon Beckerman, Depop è diventato negli anni il marketplace di moda più famoso del web raggiungendo Londra, New York e Sidney. Permettendo l’acquisto e la rivendita di abbigliamento e accessori vintage, che variano dai capi economici a quelli di lusso, Depop si è guadagnato circa il 90 % di utenti attivi con meno di 26 anni formando una generazione second-hand più redditizia di qualsiasi altro pubblico. La piattaforma, infatti, guadagna trattenendo una commissione del 10 % su ogni transazione. Come ha spiegato l’amministratore delegato di Depop Maria Raga “la nostra community è composta da persone che stanno creando un nuovo sistema moda stabilendo nuove tendenze partendo dal vecchio. Vengono in Depop per i vestiti, ma rimangono per la cultura”.

Vinted viaggia sulla stessa lunghezza d’onda, con la sola differenza che è un’app completamente gratuita al contrario delle altre piattaforme da cui viene detratta una percentuale delle transazioni. Su Vinted chiunque può acquistare e/o vendere capi di abbigliamento e accessori, e nonostante sia arrivata in Italia alla fine del 2020 è già tra le applicazioni più usate. Vinted vede la sua luce in Lituania nel 2008 grazie a Milda Mitkute e Justas Janauskas, per poi approdare col tempo negli Stati Uniti e nelle principali nazioni europee, tra cui Germania e Francia, dove sta ottenendo un enorme successo. La sua particolarità sta nel dare visibilità a tutti gli utenti, anche coloro che hanno pochi seguaci, e soprattutto si possono trovare capi e accessori a prezzi molto bassi senza costi di commissione. Se Depop ha un format più fondato su influencer e capi di marca, su Vinted si ha la possibilità di mettere in vetrina i propri prodotti senza necessariamente essere popolari. Questo è stato sicuramente uno degli incentivi più rilevanti che ha spinto i giovani ad utilizzare l’app e a dar tornare di moda il circolo dell’usato e del vintage.