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La rivolta dei giovani agricoltori: no al fotovoltaico a terra per ettari e ettari

di Simone Cataldo 

Nuova lotta ambientale in Italia. Questa volta a portarla avanti sono i giovani agricoltori under 30 sul disastro idrogeologico dovuto all’occupazione di ettari di terreni da parte dei pannelli fotovoltaici. Dalle avvisaglie venete alla petizione a livello nazionale.

Il G20 dei Giovani agricoltori 

Il G20 dei Giovani tenutosi a Milano dal 19 al 23 luglio è stato fondamentale per permettere ai rappresentanti under 30 di Coldiretti, proprietari di imprese, di dire la loro in merito a un altro tema causa di grandi dibattiti negli ultimi mesi.

Le giovani leve del settore agricolo e non solo, hanno denunciato infatti l’occupazione di grandi terreni attraverso l’utilizzo dei pannelli solari; dai diretti interessati vengono denominati “pannelli mangia suolo”. L’allarme non riguarda direttamente l’utilizzo di queste tecnologie, bensì l’utilizzo che ne viene fatto, denunciando in particolar modo il fatto che spesso vengano piazzati in ettari di terreno decine di pannelli, rendendo dunque vane le speranze di ottenere da quel pezzo di terra un possibile raccolto, oppure la possibilità di dar vita nella stessa zona ad un’azienda che produca materie di prima necessità e non solo.

A Loreo, in Veneto, cinquanta ettari dedicati a un impianto fotovoltaico 

Le fasi che hanno proceduto la protesta a caratteri nazionali hanno coinvolto il Veneto, soprattutto Coldiretti della suddetta zona che nel mese di marzo ha affiancato i contadini e abitanti di Loreo nella disapprovazione relativa alla creazione di una zona pari a 50 ettari dedicata esclusivamente a un impianto fotovoltaico a terra. Il  Comune, in provincia di Rovigo che conta poche migliaia di abitanti, combatte tutt’oggi per evitare che una zona così vasta, oltretutto nei pressi del Parco del Delta del Po, possa venir privata di coltivazioni. Si è ancora in attesa della decisione definitiva da parte della Regione Veneto, ma nel frattempo si è voluto spostare il dibattito in tutto il Paese. Infatti, proprio a partire dal G20 di Milano, è stata avviata una petizione che è possibile firmare dal Nord al Sud, per testimoniare quanto questa problematica riguardi non solo la regione sotto la guida di Zaia.

A portare avanti a grande voce il tema in questione è Coldiretti che, oltre a rendere noto il link della raccolta firme avanzata da Giovani Impresa, ha spiegato gli obiettivi di questa iniziativa. Difatti, l’associazione di categoria non rifiuta il fotovoltaico pulito ed ecosostenibile, bensì propone lo spostamento degli stessi sui tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole. Una mossa che tutelerebbe il suolo agricolo e che si pone come obiettivo quello di far attivare le istituzioni per fare investire nelle fonti alternative di energia, senza dimenticare il ruolo importante che riveste l’agricoltura e il fascino dei territori nostrani che, a detta di Coldiretti, potrebbero essere compromessi senza una programmazione territoriale in merito agli impianti fotovoltaici a terra.

Una petizione che, se accolta positivamente eviterebbe la perdita di diversi ettari di terreno, offrendo dunque maggiori spiragli al recupero della biodiversità che come, raccontato in precedenti articoli, è a forte. Secondo Veronica Barbati, leader dei giovani agricoltori, «il suolo vocato all’agricoltura appartiene agli agricoltori e la multifunzionalità energetica va sviluppata come attività integrata alla coltivazione e all’allevamento, sino a un massimo del 5% della superficie dell’azienda, da realizzare direttamente dagli agricoltori e in aree marginali». In tal senso lo stesso movimento propone, sempre attraverso la petizione, ad enti e amministrazioni regionali, di individuare dei terreni abbandonati, aree da bonificare e zone industriali non idonee come luoghi per l’installazione del fotovoltaico e dunque la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Si tratta dunque di un duello, ovvero tra Coldiretti e tutti coloro dalla parte dell’ambiente oltre che della produzione agricola, e le multinazionali che attraverso gli accordi con lo Stato vorrebbero fare cassa in terreni fertili che, in quanto tali, offrono e offriranno per i prossimi decenni lavoro ai giovani agricoltori. Ad ogni modo è un fronte che potrebbe unire due concetti importanti e metterli in relazione nel modo giusto, favorendo lavoro e sostenibilità. Ecco la petizione lanciata dai giovani agricoltori:

Clima: al via petizione contro pannelli mangia suolo