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Cannabis terapeutica, tra regioni che non se ne fanno carico e medici obiettori

Si riapre il dibattito con la nuova proposta di legge depositata in Parlamento

di Alessio Torelli

Cristian Filippo è uno dei tanti. È l’ennesimo cittadino finito nelle maglie della giustizia per aver cercato di curarsi tramite cannabis e che ora rischia fino a 6 anni di carcere.

Ha 24 anni ed abita a Paola, in Calabria e soffre di fibromialgia, malattia caratterizzata da forti dolori muscolari e da molti altri disturbi che non consentono una vita facile. Una terapia utilizzata per lenire questi disturbi prevede un farmaco a base di cannabis. In Calabria non esiste un provvedimento che ponga le spese del farmaco a carico del servizio sanitario regionale, pertanto la spesa risulta troppo alta per molti pazienti. Così, il ragazzo ha deciso di coltivare in casa la cannabis di cui ha bisogno per curarsi. Come racconta Roberto Saviano sul Corriere della Sera, il 6 Giugno 2019 i Carabinieri, avendo sentito il forte odore della pianta, fanno irruzione nella sua abitazione trovando 2 piantine e strumenti idonei alla coltivazione. È arrivata così l’accusa di spaccio, un mese di domiciliari scontati e obbligo di dimora nel Comune di Paola. Il 10 giugno 2021 si è svolta la prima udienza ma il processo è stato rimandato a marzo 2022.

Una vicenda molto simile a quella di Walter De Benedetto, affetto da artrite reumatoide, assolto lo scorso 27 aprile ad Arezzo dall’accusa di spaccio, dopo il sequestro di piantine di cannabis nella sua abitazione. La quantità di 1 grammo al giorno fornita regolarmente al De Benedetto non era sufficiente a produrre effetti positivi sulla sua malattia. “Il dolore non aspetta. Mi assumo le mie responsabilità, mi sento a posto con la mia coscienza”, aveva dichiarato.

La vicenda aveva fatto molto scalpore, provocando reazioni da parte del mondo politico e associativo e manifestazioni di fronte molti tribunali italiani.

Cosa prevede la legge sulla cannabis terapeutica?

In Italia dal 2006 i medici possono prescrivere preparazioni magistrali contenenti sostanze attive a base di cannabis per uso medico1. La sostanza può esser coltivata dietro autorizzazione di un organismo nazionale ad hoc. Dal 2007 è possibile importare alcuni farmaci a base di cannabis e, grazie ad un accordo firmato tra il Ministero della Salute e quello della Difesa del Settembre 2014, le infiorescenze per le preparazioni galeniche possono essere prodotte anche dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

Come affermato dall’associazione Luca Coscioni, in prima linea sul tema: “La previsione della rimborsabilità dei farmaci a base di cannabis, è competenzadei singoli Sistemi Sanitari Regionali. Alla luce di questa previsione, assistiamo a grandi disparità di accesso ai cannabinoidi medici tra pazienti di Regioni diverse”.

Ad oggi Calabria, Molise e Valle dAosta non hanno approvato un provvedimento per erogare questa categoria di farmaci a carico del servizio sanitario regionale.

Sollevato il problema dello scarso quantitativo disponibile da parte dei medici preparatori che ha portato il senatore del gruppo misto Fabio Di Micco a presentare un’interrogazione al ministro della Salute, Roberto Speranza.

Pertanto, ci troviamo in presenza di una normativa che autorizza le cure con farmaci a base di cannabis, ma tra difficoltà di reperimento e costi a volte troppo alti, dovuti anche alle differenze tra Regioni. A ciò si aggiunge l’altra questione dei medici che si appellano all’obiezione di coscienza anche sulla prescrizione della cannabis terapeutica. 

Il tema terapeutico che fa discutere molto in questi giorni è inevitabile che riapra il dibattito anche sulla legalizzazione della coltivazione per uso personale per la quale è già depositata alla Camera dei deputati una proposta di legge.

 1 https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4589&area=sostanzeStupefacenti&menu=organismo