Le Fraschette, l’ex Campo di internamento oggi

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Le Fraschette, l’ex Campo di internamento oggi

In occasione del ricordo della Liberazione del nostro Paese dal nazifascismo, partiamo alla volta di un luogo poco conosciuto, triste testimone degli orrori della guerra e della dittatura fascista.

Ad Alatri, in provincia di Frosinone, sorge l’ ex Campo di internamento delle Fraschette, istituito nel 1941 dalle autorità militari del regime fascista.

Il Campo entrò in funzione il 1˚ ottobre 1942. Fu progettato per essere un luogo di internamento di prigionieri di guerra, ma venne utilizzato in realtà  per “ospitare” i civili non desiderabili, accusati di sostenere la resistenza, in gran parte slavi e greci, e delle altre popolazioni in guerra con l’Italia. Inizialmente accolse 780 persone di origine anglo-maltese, successivamente giunsero più di 2000 persone provenienti dalla Dalmazia. All’inizio del 1943 vennero internati anche croati, montenegrini, albanesi e tripolini italiani fino ad arrivare a 5500 persone.

Vennero internati soprattutto interi nuclei familiari, donne e bambini.

All’interno del campo i prigionieri vivevano in condizioni pessime.

Fredde e spoglie baracche in legno, rete fognaria inesistente, assistenza medica insufficiente, vitto molto scarso, oltre al fatto che gli internati non avevano a disposizione nessun sussidio in denaro: tutto ciò rendeva le condizioni di vita all’interno del Campo estremamente rigide e molti prigionieri riuscirono ad evadere per cercare cibo altrove.

Data la drammatica situazione, il vescovo di Alatri, monsignor Edoardo Facchini, e un gruppo di suore Giuseppine del monastero di Veroli intervennero a sostegno degli internati, a cui si aggiunse il personale interessamento di Papa Pio XII per i quattrocento bambini internati.

Dopo l’armistizio, fuggiti gli agenti e i carabinieri addetti alla guardia del campo, la struttura si ritrovò nella confusione e molti internati, non abbandonarono le baracche. I tedeschi, al loro sopraggiungere, dimostrarono scarso interesse per il Campo, che venne definitivamente sciolto il 19 aprile 1944.

Nel dopoguerra fu utilizzato dagli alleati per l’internamento di militari della Rsi in attesa di processo, poi le strutture vennero riconvertite per dare accoglienza ai profughi italiani di Istria, Dalmazia e Africa e successivamente ai profughi in fuga dai regimi comunisti, soprattutto ungheresi, tra cui il calciatore László Kubala. Definitivamente chiuso con decreto della regione nel 1976, tranne la riconversione in ostello di una parte della struttura in occasione del Giubileo del 2000, il Campo si trova in stato di incuria totale, nonostante le proposte di riconversione ricevute nel corso degli anni, come quella della nascita di una cittadella sociale per ragazzi e ragazze con disabilità.

Nel Campo regna l’abbandono più totale, e i vari stabili che compongono la struttura stanno lentamente crollando.

Pubblichiamo alcuni scatti a testimonianza di come appare attualmente la zona, in ricordo di una giornata di esplorazione e riflessione.

https://www.instagram.com/___esploratori___?igsh=MW16MWN4eHJ5YTV6Mg==