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31 Ottobre 2025Le voci proibite di Mosca
Nelle piazze e sui social, la Generazione Z russa canta le canzoni che il Cremlino ha messo al bando
San Pietroburgo, ottobre 2025
È la tarda sera di martedì quando la voce di una ragazza, con in mano la sua chitarra, attraversa la Prospettiva Nevskij, arteria principale della città bianca, antica capitale degli zar.
Diana Loginova, 18 anni, in arte Naoko, studentessa di musica, intona Swan Lake Cooperative, brano vietato del rapper NoizeMC, costretto all’esilio per le sue note posizione antiregime e contrarie alla guerra in Ucraina.
In pochi minuti, la folla si addensa: decine di giovani si avvicinano e quello che era un canto solitario diventa un coro, trasformando un’esibizione di strada in un atto politico. Quando la polizia interviene è troppo tardi: la scena è già virale.
Naoko viene arrestata e condannata a tredici giorni con l’accusa formale di “raduno non autorizzato”. Ma la sua voce diventa un eco che continua a circolare, sfuggendo alla censura. Questa la fotografia di un Paese dove anche una diciottenne con una chitarra in mano è una nemica dell’ordine costituito.

La colonna sonora del dissenso
“Lasciate danzare i cigni, che il nonno tremi per il suo lago”
– Swan Lake Cooperative, Noize Mc.
La canzone non cita espressamente Putin, tantomeno la guerra o il Cremlino ma la metafora è abbastanza pericolosa da portare all’esilio e alla prigione. Il brano allude al Lago dei cigni di Čajkovskij – musica che richiama i colpi di Stato nell’epoca sovietica. Lo scorso maggio il tribunale ne ha vietato la diffusione, definendola “incitamento alla sovversione dell’ordine costituzionale”. Eppure, nelle cuffie e sui social, quella melodia è diventata un inno non ufficiale di resistenza.
Il verso di Swan Lake Cooperative riecheggia nelle università, nei locali sotterranei di Mosca e, soprattutto, sui social nei video girati con gli smartphone – nuove potenti armi della Gen Z che in tutto il mondo stanno facendo tremare governi.
In un Paese dove censura e repressione sono cosa nota, ancora una volta – come spesso nella storia – la musica diviene un megafono politico.
Secondo il Levada Center, meno di un giovane su quattro sotto i venticinque anni sostiene la guerra in Ucraina e oltre il 70% chiede la pace. Il 62% usa una VPN per aggirare quelli che sono i blocchi digitali imposti dal Cremlino facendo di Telegram, YouTube, Instagram le nuove piazze della libertà.
Artisti proibiti e musica clandestina
Le canzoni di Noize MC, come quella cantata da Diana Loginova, non sono le uniche messe al bando. Artisti come Monetochka, Zemfira o Oxxxymiron sono banditi dalle piattaforme musicali nazionali e si diffondono clandestinamente, condivise proprio da un telefono all’altro e non solo. Sono diversi gli artisti di strada che in questi giorni, in senso di solidarietà per la giovane diciottenne arrestata, si sono riversati nelle strade di tutta la Russia per fare una cosa tanto semplice quanto potente: cantare.
I giovani russi sembrano voler dire che, anche se un regime può vietare versi e parole, non può invece zittire il canto di una generazione.
Secondo i dati raccolti da OVD.Info – progetto indipendente di informazione e difesa dei diritti umani in Russia che ha l’obiettivo di documentare e contrastare le persecuzioni politiche – dal 24 febbraio 2022 al 9 dicembre 2024, sono 1107 le persone incriminate per dichiarazioni o azioni apertamente contrarie alla guerra in Ucraina. Lo stesso report riferisce ancora, oltre 120mila i siti e le pagine web oscurate.
Il numero sale a 200mila nel “Freedom on the Net 2024”rapporto di Freedom House dove emerge, tra l’altro, che nel 2023 la piattaforma VK ha rimosso quasi 95mila video e circa 800 account privati personali per contenuti legati alla guerra, alla dissidenza o a questioni LGBTQIA+.
L’alba dentro l’imbrunire
“Com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”, cantava Franco Battiato, proprio nella sua Prospettiva Nevskij, dove si domandava come ritrovare la speranza nei momenti più oscuri.
Oggi, Diana Loginova e centinaia di giovani russi – probabilmentesenza conoscere il Maestro – sembrano rispondergli proprio daquella stessa strada che diede il nome a quella canzone e lo fanno proprio cantando un’altra canzone.
Forse è proprio in queste voci che risuonano nelle fredde nottirusse che risiede la speranza di un futuro diverso e si può ancora cercare – e magari trovare – quell’alba dentro l’imbrunire.






