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Macron-Meloni, il disgelo


È sull’impegno comune per una Europa «più sovrana, forte e prospera» che si sono concentrati maggiormente i colloqui. Emergono le convergenze fra Roma e Parigi, dalle regole fiscali di bilancio, alla semplificazione normativa e la libertà di concorrenza

Eravamo rimasti con Sergio Mattarella, nel mezzo, a tenere per mano Mario Draghi da un lato ed Emmanuel Macron dall’altro. I sorrisi nascosti dalla mascherine bianche. Davanti a loro l’elegante scrivania, su cui erano poggiati le rispettive copie del memorandum che i leader avevano appena sottoscritto. 

Dal Trattato del Quirinale del 2021

Erano i tempi della pandemia, erano i tempi della firma del Trattato del Quirinale. Un accordo bilaterale fra Italia e Francia di cooperazione su diversi contenuti. Un accordo salutato con i canoni della storicità. Era il 26 Novembre 2021.

Da quel giorno ne è passato di tempo, ne sono accaduti di avvenimenti. Eppure si è dovuto attendere più di altri quarantadue mesi, per rivedere il Presidente francese in una nuova visita di Stato in Italia, formale si intende.

È accaduto il 3 Giugno 2025.

Per la Francia c’era sempre lui, Emmanuel Macron. 

Per l’Italia, al posto di Mario Draghi, Giorgia Meloni. 

Due leader giovani, coetanei, entrambi con altri due anni di mandato, entrambi relativamente potenti e influenti nei rispettivi Paesi, spesso tuttavia orientati su posizioni differenti. Sono stati innumerevoli i loro incontri in questi anni, in vertici e formati di ogni tipo. Macron era stato addirittura il primo Capo di Stato straniero a incontrare Meloni, il giorno dopo il successo di Fratelli d’Italia alle elezioni di Ottobre 2022. Fu un incontro informale, a margine di una iniziativa della Comunità di S.Egidio a Roma. Fra i due, da quel momento, le incomprensioni, le provocazioni, le tensioni non sono mai mancate e non sono mai state tenute nascoste. Per questo motivo, la prima visita di Stato ufficiale di Macron in Italia, da quasi cinque anni, è stata ribattezzata da giornali francesi e italiani, in vari modi che vanno da “vertice del disgelo” a “vertice della distensione”. I lunghi scambi di abbracci, baci, sorrisi e sguardi affettuosi fra Meloni e Macron nel cortile di Palazzo Chigi, accompagnati dalla rassegna del reparto d’onore della Marina Militare, hanno suggellato il messaggio di riconciliazione a favore di telecamere. Al primo piano della sede di Governo, tuttavia, si è consumato il vero momento topico di questa giornata. Tre ore di faccia a faccia che ha toccato tutti i temi caldi dell’attualità e non solo. Tre ore di faccia a faccia culminate in una cena allargata alle delegazioni e in un comunicato congiunto che evita a entrambi la conferenza stampa con le domande dei giornalisti. Per comprendere cosa siano detti Meloni e Macron, pertanto occorre affidarsi prevalentemente alle ricostruzioni. Sicuramente il sostegno incrollabile all’Ucraina, nonostante nell’ultimo periodo le differenze si fossero plastificate nel treno per Kiev e nel vertice di Tirana.

Sulla politica estera, sono stati approfonditi i dossier Medio Oriente e Libia, questioni di sicurezza rilevanti per l’Europa e per il Mediterraneo.

È sull’impegno comune per una Europa «più sovrana, forte e prospera» tuttavia che si sono concentrati maggiormente i colloqui. Qui emergono maggiormente le convergenze fra Roma e Parigi, dalle regole fiscali di bilancio, alla semplificazione normativa e la libertà di concorrenza. Grande spazio in questo senso è stato dato al capitolo delle transizioni. Entrambi hanno voluto convenire sul principio di neutralità tecnologica, soltanto sino a pochi anni fa malvisto negli ambienti di Bruxelles. In questo senso, il comunicato congiunto fa riferimento a fonti decorbonizzate rinnovabili e cita i settori dell’automotive, dell’energia nucleare e della siderurgia, mettendo definitivamente in discussione il Green Deal Europeo, partorito sei anni fa dalla Commissione Von derLeyen. 

I due si sono dati appuntamenti a un prossimo bilaterale da tenersi a Parigi, ad inizio 2026, con l’obbiettivo di aggiornare gli obiettivi e il programma proprio di quel Trattato del Quirinale, sottoscritto oltre quarantadue mesi fa. Scopriremo nelle prossime settimane se, sino a quell’appuntamento, i baci e i sorrisi sul tappeto rosso del cortile di Palazzo Chigi sono stati soltanto gesti di facciata o un autentico sipario per la fine delle frizioni.