Messina Denaro: in manette una coppia di fiancheggiatori

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Messina Denaro: in manette una coppia di fiancheggiatori

Sono finiti in manette Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Ninfa Lanceri. Ad oggi, sono sei le persone arrestate e accusate di favoreggiamento.

Non si fermano le indagini da parte dei carabinieri del Ros, che stanno cercando di ricostruire la fitta rete di favoreggiatori che avrebbero aiutato il superlatitante Matteo Messina Denaro durante il lungo periodo della latitanza. Lo scorso 16 marzo sono finite in manette Emanuele Bonafede, 49 anni, nipote del boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede e la moglie Lorena Ninfa Lanceri di 48 anni. 

Arrestati i coniugi che avrebbero favorito la latitanza del boss

Secondo quanto emerso dalle indagini, la coppia avrebbe protetto per lungo tempo la latitanza di Messina Denaro, ospitando il boss in via continuativa e per molti giorni nella loro abitazione di Campobello di Mazara. Dunque, l’ex primula rossa, avrebbe preso parte a pranzi e cene a casa dei coniugi entrando e uscendo indisturbato anche grazie alla scrupolosità dei Bonafede per evitare i controlli da parte delle forze dell’ordine.

L’accusa è di favoreggiamento e inosservanza della pena

“Avrebbero fornito una prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento e al mantenimento dello stato di latitanza”, spiegano i pubblici ministeri Piero Padova e Gianluca De Leo che nei giorni scorsi sotto il coordinamento del procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e del Procuratore aggiunto Paolo Guido hanno firmato le ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei due coniugi. 

Spunta il biglietto della Lanceri indirizzato al boss, si faceva chiamare Diletta

Lorena Lanceri, inoltre, avrebbe mantenuto contatti con persone care al boss favorendo costantemente le loro comunicazioni. “Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare facendomi un regale di grande stile. Quel regalo sei tu”, si evince da una lettera scritta da una donna che si faceva chiamare Diletta e che molto probabilmente viene identificata nella persona di Lorena Lanceri. “Penso che qualsiasi donna nell’averti accanto si senta speciale ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini. Con te mi sento protetta, mi fai stare bene, mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza”, si legge ancora nel biglietto. 

Ad incastrare i due coniugi proprio una foto rinvenuta nel telefono di uno dei due che ritrae Messina Denaro con un sigaro e un bicchiere di cognac, seduto sul divano dell’appartamento di Campobello di Mazara. La foto risale a qualche anno fa e mostra il corpo del latitante con il volto tagliato scatta nel soggiorno dell’abitazione della coppia. I due dovranno rispondere di favoreggiamento e inosservanza della pena. 

Indagini e perquisizioni per scoprire la rete di altri possibili fiancheggiatori

Proseguono, intanto, le indagini degli investigatori per scovare tutti i possibili fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. La Procura di Palermo, infatti, sta cercando di ricostruire la rete di persone che avrebbero favorito la latitanza del capomafia e numerose sono le perquisizioni in corso nelle abitazioni di Laura Bonafede, cugina di Emanuele Bonafede nonché figlia del boss di Campobello di Mazara, dell’imprenditore agricolo Gaspare Ottaviano Accardi e della moglie e di Leonarda Indelicato. 

Ad oggi, sono in tutto sei le persone arrestate e accusate a vario titolo di favoreggiamento. Si tratta di Giovanni Luppino che avrebbe fatto di autista durante i controlli del capomafia di Castelvetrano arrestato lo scorso 16 gennaio alla clinica “La Maddalena” di Palermo, di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato il volto al capomafia, cugino che porta lo stesso nome, il quale avrebbe fatto recapitare le prescrizione mediche e le cure per il tumore al pancreas, Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri e il medico Alfonso Tamburello che si sarebbe occupato della prescrizione di analisi e vari farmaci al padrino.