Oscar 2023, record di attori asiatici candidati: il trionfo dei Daniels e Brendan Fraser
15 Marzo 2023
Messina Denaro: in manette una coppia di fiancheggiatori
18 Marzo 2023
Oscar 2023, record di attori asiatici candidati: il trionfo dei Daniels e Brendan Fraser
15 Marzo 2023
Messina Denaro: in manette una coppia di fiancheggiatori
18 Marzo 2023

Carta igienica, ci sono sostanze polifluoro alchiliche

È emerso che 21 marchi di carta igienica diffusi in Africa, America ed Europa occidentale sono risultati contaminati dai PFAS. Ecco cosa sono queste sostanze.

Non si conoscono le stime ‘ufficiali’, ma è certo che tali sostanze chimiche possono creare danni permanenti alla salute e all’ambiente per l’immissione nelle strutture fognarie.

Cosa sono i PFAS e dove sono presenti

I PFAS (acronimo di sostanze polifluoro alchiliche) sono una classe di circa 14.000 sostanze chimiche di sintesi utilizzate per rendere idrorepellenti, sbiancare e proteggere dal calore migliaia di prodotti di consumo. Sono chiamati ‘prodotti chimici per sempre’ perché non si degradano naturalmente e sono collegati all’ insorgenza di varie tipologie di cancro, complicazioni fetali, diminuzione della fertilità, ipertensione nelle donne in gravidanza, ritardi nello sviluppo dei bambini, basso peso alla nascita, irregolarità ormonali, colesterolo elevato, ridotta efficacia del sistema immunitario, malattie renali, del fegato ed altri problemi di salute. Tra gli oggetti di uso domestico o personale si annoverano: i tessuti, i tappeti, la plastica, la carta, le padelle antiaderenti e prodotti di uso quotidiano come pantaloni e leggings di tipo tecnico, trucchi anche ‘green’, saponi, shampoo, negli imballaggi alimentari, nella schiuma antincendio e in tamponi ed assorbenti. Non sono identificabili in quanto non hanno colore, odore e neanche sapore, ma sono presenti anche in alcuni alimenti come pesce, frutti di mare, nella frutta e nella carne nel caso di interiora e fegato.

Cosa è emerso dall’inchiesta di Jake Thompson: i rischi rilevati

Lo studio si è incentrato sul controllo delle acque reflue in otto impianti di trattamento. Dall’ indagine è scaturita la presenza di 6:2 diPAP nella carta igienica. Tale composto è in grado di interagire biologicamente con i rifiuti umani. Col tempo può mutarsi in altre specie più complesse, come il PFOA, tra i più comuni e pericolosi tipi di PFAS. Inoltre, individuare con precisione la fonte di queste sostanze velenose non è semplice. Parimenti, le conseguenze negative per la salute delle persone che si puliscono con carta igienica contaminata. Solo in America, il consumo è di 25 chili a persona in un anno. “I marchi che utilizzavano carta riciclata avevano le stesse quantità di PFAS- ha affermato Jake Thompson, autore principale dello studio e studente laureato dell’Università della Florida-I livelli di PFAS rilevati sono sufficientemente bassi da suggerire che le sostanze chimiche vengano utilizzate nel processo di produzione o di imballaggio per lubrificare la pasta di carta. Dalle acque di rifiuto, i materiali chimici possono essere riversati in terreni coltivati ​​o nei corsi d’acqua con conseguenze nella catena alimentare e negli allevamenti di bestiame. Come società dobbiamo decidere cosa fare in merito. Ovviamente non si smetterà di usare la carta igienica, ma occorrerà individuare nuovi sistemi di produzione che limitino o eliminino l’utilizzo di sostanze contaminanti”.

La mappa dei PFAS in Europa e l’opinione degli esperti di PFAS intervistati dal Forever Pollution Project

Il tracciamento dei PFAS in Europa stilato dagli autori dell’inchiesta conferma la gravità della situazione: 20 siti produttori di PFAS con impianti chimici che sintetizzano sostanze chimiche utilizzate in molti settori; oltre 17mila siti con contaminazione da PFAS nell’ acqua, nel suolo o in organismi viventi: team scientifici e agenzie ambientali tra il 2003 e il 2023 hanno dichiarato livelli pari o superiori a 10 nanogrammi per litro in 2.100 punti critici; 232 siti industriali che utilizzano PFAS per produrre plastiche ad alte prestazioni, pitture, vernici, pesticidi, tessuti impermeabili e più di 21mila presunte zone di origine industriale sia per l’ utilizzo che per l’ emissione di PFAS. “Le soglie fissate dall’Unione europea per l’attuazione nel 2026 sono troppo alte per proteggere la salute umana- hanno sottolineato gli esperti PFAS- E’ difficile mettere in atto una bonifica negli ambienti già inquinati. Il costo ammonterebbe a decine di miliardi di euro. In molti luoghi, le autorità si sono già arrese e hanno deciso di lasciare questi agenti tossici nel terreno”.