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Poracci in viaggio, il loro sfogo: “Siamo davvero stanchi, l’approccio alla pandemia è un disastro”

di Roberta Caiano

“Chiediamo di non essere presi in giro. Chiediamo coerenza e rispetto. Chiediamo che i sacrifici delle attività martoriate da questa emergenza abbiano un senso. Siamo stanchi. Davvero troppo stanchi”. Questo è solo uno dei tanti messaggi che affollano la rete in questo periodo di epidemia Covid che dura ormai da oltre un anno. La coppiadi Poracci in Viaggio ci ha messo la faccia e il cuore in queste parole affidate alla loro pagina Facebook con l’intento di smuovere non soltanto la community che li segue ma anche le Istituzioni affinché la loro categoria, tra le altre, non sia assiduamente penalizzata a fronte dei continui provvedimenti anti-contagio. 

Poracci in Viaggio è un Travel Blog gratuito specializzato nella pubblicazione di offerte per viaggi low cost, prenotabili tramite siti ufficiali di compagnie aeree e motori di ricerca come Booking e simili. E’ una delle community di viaggiatori più grandi e affiatate d’Italia con quasi mezzo milione di utenti tra sito, app e social. Nello e Alessia, rispettivamente di 25 e 26 anni, di Napoli, sono studenti universitari ma anche una coppia da più di 9 anni. Il loro progetto ha visto la luce nel settembre del 2015, ma continuano a curare la loro attività con dedizione e cura come se fosse il primo giorno, aiutando chi è alla ricerca di offerte per godersi al meglio i propri viaggi. In qualità di giovani ragazzi, ma soprattutto di lavoratori nel settore dei viaggi, la loro frustrazione non è passata inosservata. Così La Redazione ha fatto una chiacchierata con loro e abbiamo cercato di farci spiegare i motivi del loro sfogo e come stanno vivendo questo periodo complicato, a nome della loro categoria.

Innanzitutto, come state in questo periodo?
Il 2020 e il 2021 ci hanno dimostrato quanto può essere fragile l’essere umano e tutto il sistema della civiltà da esso costruito, di fronte un nemico così piccolo e allo stesso tempo così pericoloso. Stiamo bene e in salute, così come le nostre famiglie, e considerando il periodo potremmo già ritenerci soddisfatti di questo, dato che non è così scontato dopotutto. Allo stesso tempo però siamo anche stanchi e frustrati, perché è da più di un anno ormai che vediamo i sacrifici di una vita evaporare come acqua nel deserto, a furia di pagare tasse su tasse e in totale assenza di entrate. Il 2020 doveva essere l’anno in cui saremmo andati a convivere e avremmo finalmente iniziato la nostra vita da “adulti”, dopo anni di duro lavoro. Il sogno c’è ancora, ma non sappiamo più quando riusciremo a realizzarlo.

Come nasce il vostro progetto Poracci in viaggio?
Poracci in Viaggio nasce per gioco nel settembre del 2015 da una telefonata molto breve e intensa. Qualcosa del tipo “Hey, ti va di aprire un blog dove pubblichiamo offerte di viaggio’” “Mmm sì ok”. Nel giro di sette giorni scegliemmo il nome e aprimmo prima la Pagina Facebook e poi il blog. Sembra ieri, anche se sono passati quasi 6 anni. Il progetto nacque come piattaforma totalmente no-profit a budget zero e lo è rimasta per i primi due anni (lavoravamo anche 12 ore al giorno no stop 7 giorni su 7, ma il feedback della community era pazzesco e sapevamo che stavamo facendo qualcosa di utile e importante). Con il crescere dell’esperienza e dell’utenza abbiamo imparato a monetizzare il nostro lavoro senza cambiare i nostri principi e obiettivi, così abbiamo aperto la Partita IVA entrando da giovanissimi nel magico mondo dei contribuenti.

Non essendo un’agenzia di viaggi ma dei Travel blogger, cosa vi spinge ad aiutare gli altri viaggiatori ricercando, selezionando e condividendo le migliori offerte di viaggio?

Abbiamo avuto l’immensa fortuna di iniziare a viaggiare insieme, non appena compiuti entrambi i 18 anni, e cercare offerte di viaggio è una cosa che abbiamo sempre fatto, sia per i nostri viaggi personali che per parenti e amici che si affidavano a noi (e in particolare ad Alessia) per offerte e consigli su misura. Ci capitava di aiutare davvero tantissime persone nella vita di tutti i giorni, così pensammo di inserire tutte queste dritte che già trovavamo quotidianamente su una piattaforma online, accessibile a tutti coloro che ne sarebbero stati interessati e dedicata a tutti i viaggiatori d’Italia. Grazie ai social network siamo riusciti a costruire, in relativamente poco tempo e senza investimenti, una community forte e affiatata che ci segue tuttora sia per le offerte che pubblichiamo che per i nostri viaggi personali in giro per il mondo. Pubblichiamo tutte le foto di viaggiatori che sono partiti “grazie a noi” sui nostri social con l’hashtag #inostriporacci. Non si può descrivere l’emozione che si prova nell’essere in qualche modo parte di un’esperienza così potente come un viaggio. Un viaggio non è un semplice prodotto da dover vendere, si tratta di un’esperienza che può anche cambiarti la vita. Abbiamo una grande responsabilità e siamo fieri e soddisfatti del nostro lavoro.

Oltre a Poracci in viaggio, cosa fate nella vita?
Studiamo entrambi all’Università. Io (Nello) sto completando gli studi in Ingegneria Biomedica (ho avuto modo di riprendere a studiare proprio a causa della pandemia tra didattica a distanza e carenza di lavoro). Alessia invece ha un passato da studentessa di Medicina, ma ha poi abbandonato quella strada per iniziare a studiare Comunicazione e Digital Marketing all’Università. Poracci in Viaggio al momento è il nostro unico lavoro, è come un figlio per noi.

Qualche settimana fa avete scritto sulla vostra pagina Facebook un lungo post in cui affermate, tra le altre cose, di essere “traumatizzati da questo Paese”. Cosa significa?
L’ultimo anno è stato davvero difficile per noi, non solo lavorativamente, ma anche dal punto di vista psicologico. E’ assolutamente giusto che in un momento di pandemia globale il settore dei viaggi subisca un ridimensionamento, ciononostante siamo rimasti disgustati da una serie di fatti di cronaca politica e non solo avvenuti negli ultimi mesi. Ci riferiamo ai numerosi scandali di camici, mascherine e materiale ospedaliero a cui tutti noi abbiamo assistito (e di cui nessuno sembra più parlare), così come ai diversi “giochi di potere” tra campagne elettorali Covid-free e intrighi da palazzo di cui qualsiasi italiano avrebbe fatto volentieri a meno, per non parlare della moltitudine di milioni sprecati (ad esempio attraverso bonus come quello dei monopattini che in un momento come questo ci è parso decisamente evitabile e rinviabile a tempi migliori), delle migliaia di persone incapaci di rispettare quelle poche semplici regole di distanziamento sociale e obbligo di indossare la mascherina, degli assembramenti, delle chiusure immotivate e senza un vero senso logico, della totale mancanza di ristori e indennizzi alle categorie realmente colpite dalla crisi (sulla base magari della riduzione del reddito e non semplicemente del codice ATECO, che ha concesso per esempio a bar che violavano le normative anti-Covid di ricevere ugualmente i ristori). Questo Paese ci ha letteralmente traumatizzati, ci sentiamo feriti, presi in giro e umiliati nello spirito. Porteremo i lividi di questi traumi per molti anni dopo che tutto questo sarà finito.

Avete posto l’accento sui continui assembramenti ingiustificati e sull’ambiguità dei provvedimenti presi dalla politica e dalle istituzioni. Secondo voi, dopo un anno di pandemia, a che punto siamo?

Dopo un anno di pandemia, un anno terribile in cui, a discapito di centinaia di migliaia di vite, tutto il mondo ha imparato a conoscere questo virus, a gestirlo e a tenerlo sotto controllo impedendone in parte la diffusione, ci sembra che l’Italia sia allo stesso identico punto dell’anno scorso. Non vediamo alcun progresso o miglioramento nella gestione della situazione, soprattutto dal “libera tutti” che c’è stato da fine maggio 2020, dopo il primo e unico vero lockdown. Un esempio lampante è dato dalle scuole, che hanno chiuso e riaperto un numero indeterminato di volte e che a settembre 2020 si dimostrarono totalmente incapaci di gestire la situazione nonostante i più di tre mesi estivi a disposizione per pianificare il tutto in sicurezza. Ogni giorno abbiamo la fortuna di poter parlare e confrontarci con centinaia di persone della nostra community, lamentiamo tutti gli stessi problemi: assenza di controlli, mancanze di multe a coloro che fanno assembramenti e che circolano senza mascherina o con la mascherina indossata in modo errato, incapacità del Governo di fare delle scelte sensate. Ristoranti chiusi, centri commerciali pieni di gente e aperti, viaggi bloccati su tutto il territorio nazionale (non verso l’estero, attenzione), assembramenti al livello di “sardine in scatola e tetris umano” nei centri storici di tutte le città. Addirittura in estate abbiamo assistito alla brillante idea di lasciare aperte le discoteche (luogo di contagio per eccellenza, perché all’epoca dovevano giustamente lavorare), mentre a febbraio gli impianti sciistici sono stati chiusi con un avviso del giorno prima per il giorno dopo nonostante messe in sicurezza e investimenti per sanificare, assumere personale stagionale e mettere tutto a norma. E’ un disastro.

Il Covid ha ormai paralizzato diversi settori più disparati, in particolar modo quello del turismo e del mondo dello spettacolo. Secondo voi, nell’immaginario collettivo, sono considerate categorie di serie B? Sono settori che aumentano il tasso di contagiosità o è possibile riaprire con i protocolli imposti per tutte le altre attività?
Siamo davvero amareggiati per il trattamento subito dal mondo dello spettacolo. Abbiamo diversi amici che vivono di musica, concerti ed eventi. Sono stati totalmente abbandonati al loro destino nell’indifferenza delle istituzioni. Il turismo è stato sicuramente più fortunato, dato che il Governo ha cercato in un primo momento di incentivarlo con l’introduzione del famoso “bonus vacanze”. Iniziativa davvero pessima a nostro parere, pensata male e gestita anche peggio, al punto che è stata rifiutata dalla stragrande maggioranza di hotel e strutture alberghiere, che avrebbero quasi sicuramente preferito un taglio netto dell’IVA su tutti i prodotti turistici, piuttosto che uno sconto autoimposto sulla liquidità monetaria in ingresso nell’immediato futuro e per un brevissimo periodo di tempo.

La proroga dello spostamento tra Regioni e il ritorno di molte di esse alla zona arancione o rossa rendono difficile far ripartire il settore dei viaggi e del turismo. In quanto travel blogger, quale soluzione proporreste per risollevare la categoria? 
Per quanto riguarda la suddivisione di tutto il territorio italiano in zone gialle, arancioni e rosse, pensiamo che questa misura sia davvero senza senso e con troppe concessioni in territori ad alto rischio di contagio. In zona arancione, infatti, non è possibile uscire dal proprio Comune di residenza, ma sembra essere possibile accalcarsi come pecore al pascolo per le strade e nelle piazze della propria città. Siamo uno dei pochi Paesi in Europa in cui non si è optato per un piano nazionale coerente e valido per tutti e tale frammentazione è presente anche all’interno del piano vaccinale, che non procede con lo stesso ritmo in tutte le Regioni. L’impressione è che ogni Regione decida da sé cosa fare, con provvedimenti ad hoc spesso confusionari e poco chiari ai cittadini, che al telegiornale sentono delle regole non sempre valide o uguali nella propria Regione. Ormai dopo un anno di pandemia è chiaro che i provvedimenti adottati fino ad ora non abbiano funzionato, o per lo meno non lo abbiano fatto nel modo in cui sono stati pensati e affiancati tra loro. Se continueremo sulla stessa linea di apparente tolleranza buonista, il risultato sarà unicamente quello di continuare a impoverire le categorie già distrutte dall’emergenza senza di fatto far diminuire il numero di contagi. Vorremmo che i sacrifici che abbiamo fatto negli ultimi mesi, insieme a ristoratori, agenti di viaggio, albergatori e proprietari di palestre, abbiano un senso e, ritrovarci in una tale situazione epidemiologica dopo un anno come questo, è davvero avvilente.

Sebbene sembri assurdo, al momento non è possibile viaggiare sull’intero territorio nazionale tra Regioni (neanche da zona gialla a zona gialla), ma è perfettamente possibile viaggiare dall’Italia verso l’estero per destinazioni come le Canarie in Spagna, la Lapponia in Svezia o il Portogallo (giusto per citarne alcune non bloccate dalla Farnesina). Sembra essere perfettamente possibile partire in sicurezza, sottoponendosi a un tampone eseguito entro 48/72 ore dalla partenza (procedura obbligatoria anche per il rientro in Italia). Un’idea possibile per risollevare il turismo (che ricordiamo essere più del 15% del PIL italiano) sarebbe potuta essere quella di rendere possibili i viaggi in Italia con certificato di negatività al seguito, proprio come accade all’estero. E’ davvero difficile che ci si contagi in viaggio. Spesso sono soprattutto le coppie a viaggiare di più, seguendo itinerari che possono essere definiti in solitaria, magari a contatto con la natura e già di per sé socialmente distanziati. Un viaggiatore è tendenzialmente più incline a seguire alla lettera le regole e le normative, avendo rispetto per il mondo e per le persone che lo circondano. Ovviamente siamo anche del parere che non sia possibile sbloccare i viaggi con un tale numero di nuovi positivi giornalieri. E di certo la curva non calerà se non si cambierà approccio all’emergenza.

Il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders ha recentemente dichiarato che “la vaccinazione non può diventare un obbligo per viaggiare”. Cosa ne pensate?
Siamo totalmente a favore della vaccinazione, sono mesi che ne parliamo anche sui nostri social e non appena ci sarà data la possibilità la faremo. Non vediamo davvero l’ora. Ciononostante è giusto difendere il diritto alla scelta, siamo in democrazia e la vaccinazione non può essere un obbligo, né per viaggiare né per qualsiasi altra attività. Ovviamente non vaccinarsi non deve significare non essere controllati. In ambito di viaggi e turismo, ad esempio, si sta parlando molto di “passaporto vaccinale”, una sorta di documento digitale che conterrà informazioni sul viaggiatore circa la presenza della vaccinazione o di un tampone negativo appena effettuato o di anticorpi dovuti a guarigione da Covid. E’ giusto che vi sia controllo, se si vuole riaprire il mondo, impedendo la diffusione del virus. Bastano un minimo di amor proprio, rispetto per il mondo e le persone che ci circondano e buon senso, ma questi servono sempre, non solo durante una pandemia.

Avete affermato di essere stanchi. Secondo voi, vi sentirete stanchi ancora per molto o ci sarà una luce in fondo al tunnel?
Purtroppo prevediamo che ci sentiremo stanchi ancora per un po’, soprattutto se non si cambierà direzione. Eravamo convinti che, con l’approvazione dei primi vaccini in Europa, l’emergenza sarebbe finita nel giro di pochi mesi, ma non avremmo mai immaginato che il piano vaccinale sarebbe andato così a rilento e con così tanti problemi di gestione. Il comportamento delle persone non aiuta, ancora oggi vediamo gente fumare per strada praticamente in faccia ad altre persone senza il minimo senso civico, per non parlare di chi non indossa la mascherina o la indossa male con il naso di fuori… Dopo un anno non è possibile assistere ancora a scene di questo tipo. Sperando che la luce arriverà, continueremo a “provare a lavorare”, pubblicando aggiornamenti utili alla community e offerte con cancellazione gratuita per i mesi a venire, così da supportare tutto il settore e garantire il massimo della flessibilità a tutti i nostri utenti. Al momento è l’unica cosa che possiamo fare. Il nostro destino non è mai stato così tanto come in questo periodo nelle mani di chi ci governa. Ed è proprio questo che ci preoccupa.