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Sud Senegal, Balou Salò e la lezione dell’associazione che vuole sconfiggere il sale a colpi di sostenibilità

Dal sostegno sociale passando per quello ambientale, un binomio che rende unica l’associazione di volontariato Balou Salò operante nel Sud del Senegal. Nelle scorse ore abbiamo avuto modo di parlare del progetto attraverso un’intervista fiume presente sui nostri canali social.

Il nostro Simone Cataldo ha avuto modo di colloquiare con Raoul Vecchio, presidente dell’organizzazione umanitaria Balou Salò che opera per la costruzione di edifici e opere sostenibili nel Sud del Senegal.

I progetti nel Sud del Senegal

Un viaggio, quello di Raoul, molto lungo e che vanta tappe importanti. Dagli studi di ingegneria edile e architettura, passando per le notti in bianco pur di mettere a disposizione dei “fratelli” senegalesi le proprie conoscenze, terminando con un’immensa gratitudine della gente del posto. Ma nulla è giunto a termine, anzi, quanto fatto fino ad oggi è solo parte del grande progetto di un siciliano dalle origini argentine. Il modo attraverso cui ci racconta il Senegal è totalmente differente, ed è per questo che ringraziamo lui e tutti gli operatori di Balou Salò: ci hanno aperto i nostri confini e fatto conoscere una regione del continente africano. Non solo il rispetto delle donne del posto ci lascia attoniti, bensì anche il fatto che a convivere nelle terre del Casamance ci siano persone che pregano per dii diversi. E se ciò non bastasse, sorprende anche la cooperazione tra le persone, con i piatti in tavola divisi spesso da dieci individui. 

Si è dato poi ampio spazio ai progetti operati dall’associazione in questione, con i due pozzi di Sambacounda e Sanoufily che, essendo già in fase avanzata, rappresentano l’apice di quanto finora realizzato. Non solo a livello architettonico, bensì sociale, in quanto la possibilità di offrire acqua “pulita” a chi vive nelle suddette zone offre una diminuzione sostanziale di malnutrizione, con quest’ultima che nei soggetti più fragili, ovvero donne e bambini, spesso porta alla morte. Tocca poi alla casa delle donne e quella dei bambini, senza dimenticare il poligono della pace (un nome una garanzia). Ma il tutto è partito dal famoso Ponte della diga nella valle di Tanaff, progettazione a cura di Raoul senza cui Balou Salò non sarebbe nata, e per la quale il massimo esponente si batte da tempo con la sede presidenziale di Dakar. Marce di protesta e continue sollecitazioni non sono ancora bastate per dar vita, concretamente, al progetto. Il tutto è legato anche alla storica riluttanza del governo centrale verso il Sud dello Stato. 

Il “demone” che è il sale

Un processo che dà vita ad un ciclo industriale arretrato con un’economia locale priva di grandi numeri e con la siccità e il “demone” sale (così chiamato nel territorio) che conferisce salinità alle acque, le quali rendono complicato lo stile di vita delle famiglie. In tutto questo, a nulla è servito un conflitto civile partito nel 1982 e che ha visto fronteggiarsi Dakar e il gruppo indipendentista del Casamance, con centinaia di persone morte perché richiedevano maggiori diritti e visibilità, oltre all’indipendenza per riunirsi al Gambia. Una zona, quella a Sud del Senegal che vede annualmente centinaia di giovani partire nel viaggio della speranza verso l’Europa. Questi stessi, dopo aver lasciato familiari a spese di interi villaggi, finiscono nel vortice di lunghe tratte durante le quali si passa dalle carceri libiche in cui i diritti umani vengono calpestati giorno dopo giorno.

Sostenibilità sociale e ambientale come motore dello sviluppo

Ma l’unicità del progetto Balou Salò è un’altra. Infatti, confronto a molte altre organizzazioni umanitarie, quella di Raoul Vecchio costruisce strutture per società più povere in maniera sostenibile. Un fattore tutt’altro che trascurabile e dal quale non si può prescindere, in particolar modo in questo periodo storico, che vede al centro di diatribe internazionali il tema della sostenibilità. Si tratta dunque di un’associazione che non solo valorizza le culture e tradizioni del posto offrendo consapevolezza al sociale, bensì cura un tema di prim’ordine e orienta le persone verso un metodo di lavorazione moderno e che inquina molto meno confronto alle classiche metodologie.

Il tutto è stato anche trascritto su carta nel 2017 da Raoul Vecchio, grazie alla pubblicazione del libro “La felicità nel sorriso altrui”, che abbiamo commentato nella parte finale della video-intervista e che ha lo scopo di sensibilizzarci sulle tematiche citate. Un viaggio al contrario operato da Raoul Vecchio che, in direzione contraria a chi scappa da queste zone, ha deciso di andarci. Non a caso, ha anche parlato del fattore migratorio, con le popolazioni locali che pian piano, grazie anche alle testimonianze di chi ha tentato la fortuna, sembrerebbero prendere consapevolezza dei rischi che questi viaggi e queste scelte comportano.