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Atena fa capolino nella Valle dei Templi

Lo straordinario rinvenimento di questi giorni di oltre settanta statuette votive e altri tesori segue il ritrovamento della bellissima Atena con elmo, avvenuto diversi mesi fa. Si attende la presentazione al pubblico.

Agrigento o Akragas così chiamata nell’antichità continua ad offrire i suoi tesori. Un vasto deposito votivo è riemerso a seguito di alcuni scavi effettuati nel meraviglioso parco archeologico della Valle dei Templi, famoso per essere il centro di una serie di importanti templi dorici risalenti al periodo ellenico. Inseriti nel 1997 nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO è considerato una delle maggiori mete turistiche ed il più grande parco archeologico d’Europa.

Scoperto un vasto deposito votivo risalente al 406 a.C.

Dai recenti scavi archeologici è emerso un vero e proprio deposito votivo composto da almeno settanta statuette in terracotta, oggetti in bronzo, busti femminili, protomi, lucerne e piccoli vasi. Inoltre, sono stati rinvenuti delle ossa risalenti all’anno 406 a.C. periodo in cui l’antica Akragas venne saccheggiata e distrutta dai Cartaginesi. I recenti scavi si sono concentrati nella Casa VII b costituente il complesso abitativo a nord del Tempio di Giunone e rappresentano un’operazione fondamentale per restituire al territorio siciliano momenti di storia e cultura, ma anche i tesori di una città eterna che contribuiscono allo studio di un popolo antico e pieno di misteri.

La campagna è stata finanziata interamente dalla Regione Siciliana attraverso il Parco Archeologico della Valle dei Templi e i lavori sono stati guidati dall’archeologa Maria Concetta Parello sotto la direzione di Roberto Sciarratta, direttore del parco. “E’ un intervento che sosteniamo da anni e che ha dato da subito risultati importanti. Nell’area di scavo, che ci regala una lettura dettagliata degli avvenimenti storici, era già stato individuato un ampio settore di abitato, case di età greca che naturalmente portano i segni della conquista e della distruzione della città da parte dei Cartaginesi”, spiega lo stesso Sciarratta.

Nel 2022 altro ritrovamento attribuito alla dea greca Hera

Il ricco tesoro rinvenuto nei giorni scorsi, infatti, potrebbe dare un quadro chiaro e più completo del momento in cui gli oggetti furono recuperati dagli abitanti dell’antica Akragas dopo la conquista. Tuttavia, non si tratta degli unici ritrovamenti. A margine della terza campagna di scavo effettuata nel 2022 nell’angolo sudorientale del tempio D, o Tempio di Giunone attribuito alla dea greca Hera, era stata

e un braccio con l’egida e il pugno stretto in segno di attacco.

Già nel 2022 le indagini si sono concentrati sull’altare che avrebbe aiutato a comprendere l’area sacra e i culti religiosi degli antichi popoli. Il più sorprendente è stato il ritrovamento di un muro di fondazione perfettamente allineato all’altare che ha permesso la comprensione dell’intera fabbrica edilizia e il sistema di drenaggio delle acque all’interno di quell’area sacra.

Breve storia dell’antica Akragas

I resti rinvenuti raccontano la nascita delle cosiddette Polis legata allo sviluppo di Gela, fondata nel 581 a.C. e l’espansionismo militare dell’antica Akragas sotto il dominio di Terone, tiranno della città agrigentina vissuto tra il 488 ed il 473 a.C. Sotto il suo dominio, l’esercito riuscì a sconfiggere i Cartaginesi al quale seguì un periodo di rivalità con la città di Siracusa. Nel 406 a.C. il saccheggio da parte del popolo Cartaginese, però, compromise le sorti della città: Akragas conobbe un periodo di decadenza e di distruzione e, come raccontato nei libri di Diodoro Siculo, gli abitanti furono costretti all’esodo verso Gela.

Al via la fase di restauro e di valorizzazione

La fase di restauro del deposito votivo ritrovato è già stata pianificata e i numerosi reperti verranno preparati per la valorizzazione e la presentazione al pubblico. Per la futura campagna di scavi, invece, si prevede la comprensione delle modalità di utilizzo dei resti ritrovati alla Valle dei Templi cercando di fare luce sulle connessioni tra il deposito rinvenuto e i livelli di terreno dal punto di vista stratigrafico.