New York – Il re della notte è un italiano

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New York – Il re della notte è un italiano

Tony Minervini, considerato l’imperatore della vita notturna della città, ci racconta la chiave di accesso alla metropoli.
La fotoreporter Dania Ceragioli prosegue il suo viaggio nella Grande Mela e lo ha intervistato.

In una città che non dorme mai, vibrante e multiforme come solo New York sa essere, la notte con le sue infinite luci e tentazioni assume un ruolo centrale nella sua interpretazione. Una limousine noleggiata per l’occasione può condurre attraverso molteplici esperienze sensoriali. Non soltanto una cena romantica in un ristorante di Chelsea, la musica Jazz in qualche storico club del Village, si può trascorrere una serata in uno dei tanti teatri di Broadway, come sorseggiare un aperitivo su uno degli esclusi rooftop che saprà regalare un panorama unico, da ricordare nel tempo.

Tony Minervini è uno fra i 3.372.512 di italiani residenti nell’area di New York, che è riuscito a farcela, che ha conquistato di diritto la chiave di accesso della metropoli e della sua vita notturna, ci affidiamo a lui per introdurci alla sua scoperta.

@credit Tony Minervini

Come sei arrivato a New York?

“Ho seguito il cuore, ci sono arrivato per amore e dopo aver fatto il pendolare dal 2010 al 2016 ho deciso di trasferirmici. Non conoscevo bene la lingua, la sua cultura, ma dopo solo quindici giorni dal mio arrivo sono riuscito a trovare un lavoro e a lanciarmi in quella che era la vita notturna turistica della città”.

Quando si parla di te ci si riferisce a Tooslick che significa questo soprannome?

“Banalmente Tony Tooslick non è quel nomignolo che viene dato alle scuole superiori per prendersi gioco di una persona. È un modo di essere, un modo di vivere la vita newyorkese, è un punto Z. Molte volte si trovano ostacoli e click è proprio un punto di svolta che ti permette di raggiungere sempre la soluzione, la realizzazione sia a livello personale, sentimentale, o professionale. In una New York dove tutto sembra un palco a cielo aperto, tu puoi riuscire a trovare sempre la tua dimensione”.

Perché di questa città che ha tanto da offrire anche di giorno ami soprattutto il suo lato notturno?

“La vita notturna newyorkese è una divina commedia contemporanea, tutti quei medici, avvocati e lupi di Wall Street che durante il giorno sono chiusi nei loro uffici, separati fra di loro, dalla notte vengono riuniti. Tutti finiscono all’interno dello stesso cerchio, quello del divertimento e dell’alcool. Durante il giorno sono imprigionati nei loro ruoli, ma la notte non esiste il proibizionismo, c’è soltanto la voglia di lasciarsi andare, fare qualcosa di trasgressivo. Possono essere attori nei loro palazzi, ma mai di fronte a un drink. E io rimango lì in ascolto, divenendo mio malgrado, il giudice di questa vita che entrando nell’oscurità si svela”.

Come ci si introduce nella notte della Big Apple?

“Attraverso due soluzioni, o salendo su un rooftop per godersi il panorama dall’alto, anche se questa possibilità non è aperta a tutti e ha delle restrizioni molto severe, ovvero non viene concessa la possibilità di entrare con tanta facilità. Si tende a mantenere quella classe, quel livello differenziale e esclusivo legato al lusso e al glamour. L’altra possibilità è rappresentata dai ristoranti, ma non quelli tradizionali, quelli che improvvisamente in seconda serata si trasformano in club fra i più “acclamati e selettivi”.

Il made in Italy viene richiesto anche dal popolo della notte?

“Certamente noi mettiamo la firma sugli eventi. Non c’è un locale riconducibile al Bel paese ma noi imprimiamo il nostro stile nelle terrazze americane, trasformiamo il cemento in un reale ponte con l’Italia stessa”.

Quindi il tuo ruolo è quello di un mediatore contemporaneo?

“Cerco di dare affidabilità agli eventi che creiamo importando volti conosciuti e creando per questa nuova generazione, che ha un modo diverso di vedere e concepire New York. Un’identità esclusiva. Quelli che offriamo sono format unici nel loro genere, comicità, musica, ma anche cucina, e solo noi italiani siamo in grado di farli così bene”.

Puoi dire quindi di aver conquistato il tuo posto fra i grattacieli?

“Sono riuscito a creare una mia società legata all’intrattenimento serale, per coloro che vivono a New York e per quelli che ci vengono. La vita notturna è amore eterno, è il matrimonio più saldo che ho e potrò mai avere.

Ci vuoi dare qualche anticipazione?

Il 9 ottobre organizzeremo un evento intitolato “Mado’ So Funny” importando la comicità italiana. Lo spettacolo che si terrà al Carnagie Hall prevede fra gli interpreti Biagio Izzo, Paolo Ruffini, Katia Follesa”.

New York quindi ha spazio per stupire ancora?

“Oltre ai quartieri pilastro della vita notturna che sono il Village e Chelsea, soprattutto nel week end ci sono zone ancora inesplorate sui cui puntare, in modo particolare per i ristoranti. Le vie attorno a Union Square – ne sono certo – avranno a breve un’esplosione importante. C’è ancora spazio al nuovo e all’italianità, che però deve rappresentare qualcosa di veramente originale, ancora non così facile da trovare.

I turisti arrivano in pantaloncini e maglietta e non con la mentalità sostenuta dal sogno americano. Ci sono tante attrazioni, ma per fare visite esclusive occorre avere il passaporto giusto, specialmente se si tratta della vita notturna”.