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Energia, il grande piano americano pigliatutto

Piano Energia, l’Europa rischia di assistere allo spostamento degli investimenti europei in Usa sul grande progetto Ira

Soltanto poche settimane fa, Ursula Von der Leyen, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione celebrava l’impianto Enel di Catania come «la più grande fabbrica di fotovoltaico d’Europa che presto produrrà la più avanzata generazione di pannelli››.

Il rischio che l’investimento di Catania resti un’isola felice, tuttavia, è diventato immediatamente concreto. La stessa Enel, infatti, è pronta a spostare i suoi piani di spesa dall’altra parte dell’Oceano, accantonando l’ipotesi di un raddoppio dell’impianto siciliano.

Se le aziende europee dell’energia investono negli USA

Al pari di Enel, la francese Safran, leader dei freni a carbonio, dirotterà i propri interessi verso gli Stati Uniti. E così faranno la svedese Northvolt, nel campo delle batterie al litio, la spagnola Iberdola e la tedesca Basf. E molte altre aziende europee seguiranno il trend, trasferendo miliardi di investimenti e creando migliaia di nuovi posti di lavoro, alla corte di Joe Biden.

Ciò che ha fatto rizzare le antenne a questi colossi del Vecchio Continente è stato il più poderoso piano di politica industriale lanciato negli Stati Uniti dai tempi del New Deal, ovvero l’Inflaction Reduction Act, o Ira.

Spiega di cosa si tratta, senza tanti giri di parole, Federico Fubini, sul Corriere della Sera.

Ira, il Piano industriale massiccio come un nuovo New Deal

Nei prossimi anni, Washington metterà sul piatto una dote quasi illimitata di risorse, per due terzi senza tetti prefissati di spesa, per sostenere le tecnologie industriali più avanzate: pannelli, turbine eoliche, idrogeno, nucleare, batterie, auto elettriche, cattura delle emissioni, biocarburanti, estrazione e raffinazione delle materie prime strategiche, auto elettriche, semiconduttori.

Lo scopo è quello fare degli Stati Uniti il principale produttore al mondo di energia e a prezzi ineguagliabili. Una media delle stime dell’Ufficio di bilancio del Congresso e delle agenzie McKinsey e Credit Suisse prevede volumi di investimento da 1.700 miliardi di dollari in un decennio.

Cosa fa l’Europa

Stando agli auspici dell’amministrazione americana, l’attuazione dell’Ira genererà negli Usa una riduzione dei gas serra del 40% rispetto al 2005, addirittura del 50% prima del 2030, in alcuni Stati.  

Per rendere questi numeri più comprensibili, basterebbe citare gli slogan celebrativi dei promotori, secondo cui si eliminerà un inquinamento annuale, pari a quello prodotto da Germania e Francia messe insieme. Una frecciatina all’Europa, già di suo fortemente toccata dal piano di spesa americano. Spiega Fubini, che la Commissione Ue ha scritto alla Casa Bianca esprimendo «gravi preoccupazioni gli effetti cumulati potenzialmente negativi sull’industria europea. Settori strategici dell’economia degli Stati Uniti riceveranno una spinta che distorce il mercato, rovesciando il piano di gioco globale e trasformando un obiettivo comune, la lotta al cambio climatico, in un gioco a somma zero››.

La mossa di Biden, adesso, suona la sveglia per Bruxelles, autoincoronatasi campione del mondo nella transizione ecologica. Una leadership, tuttavia, rivelatasi più nelle parole che nei fatti e troppo spesso ideologica e senza miliardi sul piatto.

Le regole che limitano gli aiuti di Stato in Europa, in nome della concorrenza perfetta, di fatto limitano molto i tentativi dei governi di sussidiare una filiera industriale. Il rischio concreto è che useremo i soldi dei contribuenti europei, per acquistare turbine a vento o pannelli solari fabbricati con pesanti sussidi in Cina o negli Stati Uniti.

Le parole rilasciate sul Corriere della Sera dal Ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, dovranno suonare come un monito: ‹‹È finita la fase in cui molti pensavano che i mercati comandassero e la politica dovesse starne fuori. Quando si tratta di energia, commercio, infrastrutture, non esistono decisioni impolitiche. Ora l’Europa deve riunire le proprie forze o ci perderemo tra le superpotenze di Cina e Stati Uniti››. Nel frattempo in Italia, il dibattito pubblico ondeggia fra tetto al contante, limiti al Pos, saldo e stralcio e i sindacati organizzano mobilitazioni generali di piazza per Quota 103.