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L’ultimo 007, con James Bond il Ponte acquedotto di Gravina è brand turistico

di Antonella Testini 

James Bond lo ha reso celebre sul palcoscenico internazionale ma lui, se potesse parlare, darebbe a noi tutti lezioni di storia mondiale. Perché sul ponte acquedotto di Gravina in Puglia la Storia ci è passata davvero. Spettatore dello sviluppo della civiltà rupestre quando era usato come passaggio tra i fianchi del costone Gravina. Sulle sue “Chianche” sono passati re e principi in fuga, contadini affamati, rifugiati politici, giovani soldati di ritorno dalla guerra uccisi a pochi passi da casa.

La storia del ponte acquedotto di Gravina

Alto 37 metri, lungo 90 metri e largo 5,5 metri, fu costruito per permettere l’attraversamento del Crapo (l’antico nome del torrente Gravina), e consentire ai fedeli di raggiungere la miracolosa chiesetta rupestre della Madonna della Stella. Poco si sa circa la data della sua costruzione. Nonostante il lavoro e le ricerche di numerosi storici non è ancora nota la sua prima data di realizzazione, ma quel che è certo è che il primo pilone del ponte poggia direttamente sulla pietra carsica, cinque metri dove natura e opera dell’uomo si toccano e si fondono da secoli.

Secondo quanto riportato nel libro Nardone, che racchiude le più importanti notizie storiche sulla città di Gravina, sono stati alcuni membri della famiglia degli Orsini, nobili romani arrivati a Gravina agli inizi del 1400, ad ordinarne, intorno alla metà del Settecento, la ricostruzione e la trasformazione in acquedotto, per portare sotto le mura della città le acque delle sorgenti Sant’Angelo e S. Giacomo.

La struttura sulla quale poggiava la tubatura dell’acqua che collegava le 2 fontane (pilacci), ancora oggi esistenti ai due lati del ponte, era costituita da 25 archi disposti lungo la spalliera. In seguito all’alluvione dell’agosto del 1855, il ponte subì nuove modifiche strutturali: i piloni sono stati realizzati in tufo e legati con alcuni tiranti in ferro.

Teatro di numerosi suicidi, il Comune di Gravina ha prima mandato la vigilanza per evitare altri gesti folli e ora con la Regione Puglia ha costruito una campagna pubblicitaria ai fini turistici invitando giornalisti, stakeholder della cultura e non, da ultimo troupe cinematografiche.

Il ponte di Gravina nei film

Solo negli ultimi anni il ponte è stato palcoscenico di numerose produzioni cinematografiche, a partire dalla fiction ispirata a Giuseppe Di Vittorio, oltre ad alcune scene del film “Pinocchio” di Matteo Garrone. Nel 2019 sul maestoso ponte acquedotto ha girato molte scene l’attore pugliese Riccardo Scamarcio per “Lultimo Paradiso” disponibile su Netflix.

L’antico viadotto è stato scelto anche per fare da sfondo a “The last planet”, racconto cinematografico della vita di Cristo attraverso le parabole evangeliche guidato da Terrence Malick.

Produzioni cinematografiche a cui si aggiungono una serie di documentari e trasmissioni televisive. Inoltre di recente, il ponte acquedotto è stato inserito nella speciale classifica nazionale stilata dal Corriere della Sera. Tra i monumentali ponti che fungono da ambasciatori della storia d’Italia, la redazione della rivista dedicata ai viaggi ha voluto inserire anche il ponte acquedotto gravinese, esaltando non solo la maestosità della struttura ma anche le testimonianze storiche che lo circondano.

Ora il ponte acquedotto punta a diventare un brand non solo per la città di Gravina, ma anche per la Puglia, diventando anche uno dei percorsi turistici che uniscono i Sassi di Matera con la civiltà rupestre di Gravina.

L’amministrazione comunale si è fatta carico di sostenere importanti lavori di manutenzione prevedendo opere di messa in sicurezza, restauro, illuminazione e recupero del viadotto per una spesa complessiva di 1.526.000 euro.

Un progetto faraonico utile anche a collegare il centro storico di Gravina, meta di numerosi turisti oramai in tutto l’anno, con il parco archeologico e il museo dell’acqua della pietra.

E pazienza se James Bond si è dimenticato di ringraziare nei titoli di coda!