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21 Aprile 2025Maledizione Faito, la tragedia della “panarella”

La sciagura del giovedì santo a Castellammare di Stabia.
La funivia, la teleferica, la funicolare o l’impianto di risalita: ci sono tanti modi e definizioni per descriverla, ma per i napoletani, in particolare per gli stabiesi, era ed è, semplicemente e incantevolmente, «‘A Panarella». Perchè, proprio come un cesto, rappresenta un involucro di vita ed emozioni, pensato per “raccogliere” e trasportare dal mare alla montagna, in un impianto unico al mondo, turisti, pendolari e gente comune. Tutto è finito, tragicamente, nel giorno del giovedì santo: quattro persone hanno perso la vita, una quinta è in rianimazione in condizioni critiche.
Caduta e tragedia
Intorno alle ore 15 circa, nel più infausto dei giorni 17 sul calendario, qualcosa non ha funzionato e la funivia del Faito è andata in tilt. Due le cabine coinvolte. Quella a valle è stata messa in sicurezza dai freni di emergenza: nove persone più il macchinista sono state portate in salvo grazie a corde e imbracature. La cabina a monte, invece, ha subito sorte peggiore e drammatica. Per cause tutte da accertare, in questo caso il freno di sicurezza pare non sia entrato in azione o comunque non avrebbe agito completamente: così la cabina è precipitata. Ovviamente, magistratura e tecnici sono al lavoro per ricostruire la dinamica del disastro e capire, in primis, perché il cavo traente dell’impianto ha ceduto e perché, per una delle due cabine di trasporto, il freno di emergenza non sarebbe entrato in funzione.
Come funziona la funivia
Come in molti altri impianti simili presenti in Italia, anche la funivia del Faito è pensata col sistema definito «va e vieni», una tecnica ingegneristica funzionale a superare dislivelli significativi. Il loro funzionamento, basato su un principio semplice, si articola su un sistema di cavi che garantiscono il trasporto di persone. L’impianto ha visto la luce nell’agosto del 1952: collega Castellammare di Stabia alla vetta del monte Faito, copre una distanza di quasi 3 chilometri e registra un dislivello di 1.060 metri. Il percorso della «panarella» dura circa 8 minuti. Il tragitto vede operare due cabine, secondo il principio del «va e vieni», in un movimento sincronico e alternato, tra stazione di partenza e di arrivo, con le cabine che si incrociano a metà del tragitto.
Attrezzature, cavi e percorso
Queste infrastrutture di trasporto operano con due cavi portanti, robusti e fissi, che hanno il compito di sostenere il peso delle cabine. Questi cavi sono ancorati alle stazioni di partenza e di arrivo e sono progettati per sopportare carichi elevati e sollecitazioni dovute alle avverse condizioni meteorologiche.
Parallelamente ai cavi portanti, opera il cavo traente, ovvero una fune ad anello continuo, movimentato da un motore che si trova in una delle stazioni ed ha il compito di trascinare le cabine sul percorso, alternando la direzione per il viaggio di andata e ritorno. È presente anche un sistema di funi di soccorso per il trasporto di carrelli in caso di emergenza. Nel caso della funivia del Faito, le funi portanti hanno un diametro di 50 millimetri, le funi traenti di 22-23 millimetri e le funi di soccorso di 14 millimetri. Le cabine non sono direttamente fissate ai cavi portanti, ma collegate a carrelli con rulli che scorrono lungo i cavi portanti, permettendo così il movimento della cabina. Lungo il percorso tre piloni fissi completano l’impianto.
Trasporto e sicurezza
I sistemi di sicurezza di questo tipo di funivia prevedono che il movimento delle cabine avvenga solo se entrambe le vetture e la stazione forniscono il consenso a procedere e se tutte le funi sono isolate. Il sistema è progettato per azionare immediatamente i freni di emergenza se il vento supera una certa velocità limite e se la velocità delle cabine supera le soglie di sicurezza. Nell’incidente del giovedì santo, come detto, questo sistema ha bloccato solo una delle cabine, ma per cause ancora da chiarire non lo ha fatto con l’altra, che è precipitata.
Il precedente del 1960
La sciagura del Faito ha un precedente, che risale al ferragosto del 1960. La dinamica sembra rilevare alcune similitudini tra l’incidente del 17 aprile e quello del secolo scorso. In quel caso, la cabina in discesa arrivò a valle troppo velocemente precipitando addirittura sui binari della Circumvesuviana. Anche in quella circostanza i morti furono quattro, mentre si contarono trenta feriti. La cabina, partita da monte con a bordo numerosi passeggeri, giunta nei pressi del primo cavalletto, non rallentò come avrebbe dovuto. Arrivò a valle senza frenare. Per il disastro furono condannati per quadruplice omicidio e ferimento colposo il direttore di esercizio dell’impianto, il sorvegliante e l’addetto alla sala macchine.
Il simbolo di Castellammare di Stabia
La funivia che soprattutto a Castellammare di Stabia tutti da sempre chiamano “panarella” è un simbolo del territorio. Il fiore all’occhiello della rinascita del territorio, sempre pronto ad accogliere i turisti. Nel 2024 ha trasportato circa 100mila viaggiatori. Aveva riaperto le attività appena pochi giorni fa, il 10 aprile, per funzionare, come di consueto, nei mesi primaverili ed estivi.
Fonti articoli: www.geopop.it – youtube – social network
link video: https://youtube.com/shorts/NUDcVOI9Vbc?si=-AZ3EBO67gaQbzS7