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Medici, eroi a scadenza, come il panettone a Natale

di Filippo Della Rovere, medico

Il 15 novembre è uscito un bando di concorso indetto dalla Protezione Civile per assumere 450 medici specialisti per la regione Campania per far fronte all’emergenza covid-19. Le figure professionali ricercate erano 150 specialisti in Anestesia e rianimazione, 100 in Malattie infettive, 100 in Malattie dell’apparato respiratorio e 100 in Chirurgia di accettazione e d’emergenza. Leggendo quale fosse il trattamento economico riservato ai 450 specialisti, di cui riporto la descrizione: “Il compenso orario della prestazione è pari a 45,00 Euro lordi, onnicomprensivi di tutti gli oneri fiscali, assicurativi, previdenziali e di ogni altro onere eventualmente previsto a carico dell’ente presso cui i medici prestano la propria attività. Ai medici residenti fuori regione è riconosciuto un rimborso forfettario onnicomprensivo, pari ad euro 1.000,00 su base mensile, per il vitto, l’alloggio e il viaggio presso i comuni della Regione Campania”, il 17 novembre, prima del termine della scadenza per la presentazione delle domande (18 novembre), ho voluto fare delle considerazioni, ritenendo che le offerte proposte fossero molto difficili da accettare per un professionista in pensione (ritenendoli i più qualificati, senza nulla togliere ai giovani colleghi). Fin dal primo centesimo fatturato il medico deve pagare il 43% di aliquota Irpef e, da quanto letto, non potrà scaricare alcuna spesa, poi dovrà pagarsi un’assicurazione e vi posso assicurare che, considerate le specialità, costa molto cara e non è lontanamente paragonabile a quella che pago io (circa 800 euro annui per un massimale di 1.000.000,00 di euro) per la medicina del lavoro. Così mi son voluto confrontare con l’assicuratore che mi ha riferito che per la specializzazione in Chirurgia d’emergenza non vi è un importo tabellato, ma che deve essere valutato in base a tanti parametri, considerata l’alta probabilità che possano verificarsi errori anche con conseguenze fatali. Per le altre tre specialità vi sono delle tabelle, per stipulare una assicurazione per l’Anestesia con un massimale di 1.250.500,00 euro (importo massimo tabellato) si pagano circa 7.800,00 euro annui, mentre se un professionista volesse avere un massimale maggiore dovrebbe discuterne con la società. Per spiegare l’enorme differenza dei costi tra la medicina del lavoro e le altre discipline è da considerare che noi medici competenti non facciamo diagnosi, non prescriviamo terapie, ma rilasciamo un certificato di idoneità alla mansione specifica per la quale sottoponiamo il lavoratore a visita medica e che tra l’altro, per legge, sia il lavoratore che il datore di lavoro, entro trenta giorni, possono richiedere alla Asl competente la revisione del giudizio d’idoneità, pertanto sotto questo specifico aspetto il rischio è quasi zero. Ed ancora, sul guadagno netto dichiarato, il medico deve versare all’Enpam come quota B l’8,25 %. Inoltre, non chiariscono se il professionista che è in pensione debba riaprire la partita IVA, considerato che l’importo fatturato supera abbondantemente i 5.000 € annui. Anche i 1000 € di rimborso mensile lasciano al professionista tante incombenze: cercare casa, pagare l’agenzia immobiliare, dare una caparra, pagare il condominio, intestarsi le utenze acqua, luce e gas, pagare le tasse comunali e, attivando la corrente elettrica, il canone Rai e forse anche una linea internet.

A questo punto mi sono chiesto: ma quanti potrebbero essere gli specialisti provenienti da fuori regione attratti da questo contratto? Certamente pochi ed allora non sarebbe stato più semplice che tutta la parte logistica fosse assolta dalla regione/protezione civile? Praticamente avrebbero dovuto consegnare l’alloggio al professionista e farsi carico di tutto, riducendo di conseguenza notevolmente il bonus per il vitto, per esempio a 300/350 euro mensili. Ho concluso riconoscendo che per un giovane collega specialista che non ha reddito l’importo orario (45 euro lordi) è più che dignitoso, ma il problema logistico non varia. 

Il giorno successivo alla scadenza dei termini il Dipartimento della Protezione Civile ha comunicato all’Unità di Crisi i risultati della “call” che era riservata al reclutamento di 450 medici. Sono state inviate al Dipartimento 165 domande, così divise: 27 anestesisti, 20 infettivologi, 38 pneumologi, 80 medici di chirurgia. Sono ora in corso le istruttorie e le verifiche sulla base delle disponibilità comunicate, anche perché in relazione al precedente bando è stato registrato un numero notevole di defezioni”. In pratica, per 450 posti messi in concorso hanno aderito solo 165 medici (poco più di 1/3), mentre per i 150 anestesisti, i medici maggiormente richiesti, hanno risposto solo 27, poco più di 1/6. Evidentemente a quelle condizioni avranno risposto solo giovani colleghi che risiedono in Campania o ai confini della regione; ma il dato certo sulla provenienza e l’età sarà difficile averlo.

Che tale bando si rivelasse poco interessante, era prevedibile, ma ho voluto rileggerlo tutto e così ho scoperto una cosa ancora più illogica che riporto “Il bando prevede una scadenza non superiore al 31 gennaio 2021, prorogabili, con successiva ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile, in ragione del perdurare dell’esigenza e dello stato di emergenza, nei limiti delle risorse disponibili”. Assunzione per soli due mesi, eventualmente rinnovabili, ma solo se vi sono i fondi.