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Striscione rubato? Bottino di guerra. È il codice degli ultras

Per la fazione che se ne impossessa è un segno distintivo di superiorità.

L’episodio dei giorni scorsi, con gli hooligans della Stella Rossa Belgrado che in un raid a Roma hanno sottratto diversi striscioni al gruppo storico della curva Sud giallorossa, i Fedayn, ripropone con forza uno dei grandi classici della cultura ultras.  Nel codice non scritto delle frange più estremiste del tifo organizzato, il furto dello striscione della fazione avversaria rappresenta uno dei gesti più importanti e clamorosi. Che segna la “vittoria” sul campo di una determinata frangia a discapito di un’altra. Il vessillo avversario “rubato” costituisce a tutti gli effetti un bottino di guerra. 

Il codice degli ultras

Negli anni ’80 e ’90, quando in Italia il fenomeno Ultras ha registrato il suo massimo sviluppo sociale e culturale, sottrarre gli striscioni alla tifoseria avversaria era pane quotidiano. Le bande ultras si fronteggiavano allo stadio, fuori agli impianti sportivi, nelle stazioni ferroviarie o sugli autogrill autostradali: al termine degli scontri il gruppo capace di “sfilare” all’opposta fazione uno striscione, un vessillo o uno stendardo poteva dirsi vincitore sul campo (di battaglia).  Sempre nel codice non scritto degli ultras, un gruppo che perde i suoi striscioni e i vessilli più rappresentativi deve (in teoria) dichiarare lo scioglimento: per la manifesta inferiorità dimostrata nello scontro con gli avversari. 

L’azione degli hooligans serbi a Rona ha del clamoroso perché in primis era assolutamente inattesa e, in secondo luogo, perché ufficialmente i supporters della Stella Rossa Belgrado erano in Italia per seguire la squadra di pallacanestro, che aveva giocato a Milano 48 ore prima della “spedizione punitiva” attuata contro i romanisti (sabato 4 febbraio).  

Il racconto dell’ultras

La tifoseria organizzata della Roma – ci spiega in esclusiva un ultras 50enne che chiede di restare anonimo – è da tempo nel mirino di molte frange avversarie, sia italiane che europee. Nel caso di specie, gli ultras giallorossi vantano una consolidata amicizia con la curva della Dinamo Zagabria. I Fedayn Roma sono tra i protagonisti di questo gemellaggio. Ovviamente i tifosi croati si odiano ferocemente con i vicini serbi. Ed i serbi, a loro volta, da anni sono amici  degli ultras napoletani che, è storia nota, non vanno d’accordo con gli ultras romanisti“. 

Le alleanze tra gruppi ultras

Incidono dunque anche le amicizie, ormai diffuse a livello internazionale, nelle dinamiche che spesso sono alla base di scontri e risse tra gruppi ultras. E dopo la clamorosa azione di piazza Mancini, al termine del match Roma-Empoli (con gli hooligans serbi che hanno portato via striscioni e vessilli ai Fedayn giallorossi) sono in tanti a temere che nelle prossime settimane ci saranno ulteriori e gravi sviluppi. La speranza, naturalmente, è le rivalità ultras non degenerino, determinando fatti ancora più gravi di quelli visti nella Capitale nei giorni scorsi. Sono già troppe le vittime, spesso innocenti, dei tafferugli più violenti. 

Chi sono i Fedayn

Il gruppo dei Fedayn della Roma nacque ufficialmente il 12 marzo 1972, nella partita casalinga dei giallorossi contro il Varese. Da quel giorno la scritta “Fedayn”, accompagnata dal logo di un teschio incappucciato, non ha mai lasciato la Roma. in ogni match, casalingo e in trasferta, ci sono sempre stati. Proprio per questa ragione, adesso, il gruppo vive la fase più difficile della sua storia, in un mix che vede combattere rassegnazione e voglia di reagire. 

Nelle foto che pubblichiamo ci sono diverse immagini di “furti” clamorosi di striscioni. Scatti che hanno segnato la storia di una intera generazione di tifosi organizzati. Si vedono striscioni romanisti nella curva laziale e nella curva del Torino, striscioni laziali in mano agli juventini, vessilli milanisti nella curva dell’Inter, simboli nerazzurri presi dagli juventini e dai tifosi del Bari, stendardi bresciani nelle mani degli ultras bolognesi, ecc.