Messina Denaro difeso dalla nipote, l’ex Pm Massimo Russo: “E’ una falla dell’ordinamento giuridico” 

Baraye, l’inno della rivoluzione iraniana vince ai Grammy
6 Febbraio 2023
Striscione rubato? Bottino di guerra. È il codice degli ultras
7 Febbraio 2023
Baraye, l’inno della rivoluzione iraniana vince ai Grammy
6 Febbraio 2023
Striscione rubato? Bottino di guerra. È il codice degli ultras
7 Febbraio 2023

Messina Denaro difeso dalla nipote, l’ex Pm Massimo Russo: “E’ una falla dell’ordinamento giuridico” 

La difesa affidata alla parente Guttadauro potrebbe essere un’”anomalia”. Ai detenuti in regime di 41 bis sono permessi i colloqui solo con i familiari fino al quarto grado, attraverso un vetro divisorio e con la registrazione dell’intera conversazione, per evitare che possano impartire ordini anche dall’interno del carcere.

Numerose sono state le polemiche scaturite dopo l’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro, boss indiscusso ed ex primula rossa di Cosa Nostra, alimentate anche dalle dichiarazioni di Salvatore Baiardo, l’uomo che aveva favorito la latitanza dei fratelli Graviano. “Presumiamo che Matteo Messina Denaro sia molto malato, che faccia una trattativa lui stesso di consegnarsi per fare un arresto clamoroso e permettere a qualcuno con l’ergastolo ostativo di uscire dal carcere”, aveva dichiarato ai microfoni di La7, lasciando intendere che “U Siccu”, così soprannominato per la sua corporatura fisica, quella mattina del 16 gennaio si sia consegnato spontaneamente alle forze dell’ordine presso la clinica “La Maddalena” di Palermo, dove si era sottoposto a delle cure per un tumore al colon.

La nipote penalista e la disciplina del carcere duro

E non finisce qui. Dopo il suo arresto, Matteo Messina Denaro avrebbe nominato come difensore proprio la nipote Lorenza Guttadauro, figlia della sorella Rosalia e di Filippo Guttadauro, nonché nipote dello storico boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro. E’ stata lei a rappresentare lo zio all’udienza del processo d’appello sulle stragi di Capaci e di via D’Amelio,  tenutasi lo scorso 19 gennaio presso l’aula bunker di Caltanissetta. Per l’ex pm Massimo Russo, si tratta di una vicenda degna di attenzione che, con molta probabilità non è stato prevista dalla disciplina del “carcere duro”. I detenuti in regime di 41 bis, non possono mantenere contatti con l’esterno al fine di evitare di impartire ordini anche dall’interno delle mura carcerarie. E’ quanto afferma l’ordinamento giuridico consentendo i colloqui solo ai familiari fino al quarto grado di parentela attraverso un vetro divisorio e con la registrazione dell’intera conversazione. 

E’ una falla dell’ordinamento giuridico italiano?

Secondo quanto denuncia lo stesso Russo, nel caso di Matteo Messina Denaro difeso dalla nipote verrebbero meno le precauzioni atte ad evirare qualsiasi forma collegamento con l’esterno, creando una disparità con altri detenuti reclusi al 41 bis, ai quali vengono applicate le restrizioni. “E’ una falla dell’ordinamento giuridico italiano perché bisogna trovare un equilibrio tra l’esigenza di tutelare la collettività e dall’altro consentire l’esercizio della funzione difensiva”, spiega ancora Russo, secondo il quale, i fatti registratisi nel corso degli anni dimostrano che l’ergastolo ostativo è sempre stato a cuore dei mafiosi. Tuttavia, il 41 bis resta al centro dei dibattiti, vista la probabilità che la vicenda dell’anarchico Cospito possa rappresentare un qualcosa di determinante per la revisione del “carcere duro” a favore dei mafiosi. “E’ fondamentale affinché non si presentino più episodi che tutti vorremmo dimenticare”, conclude Russo.