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Dopo gli Europei si apre il dibattito: i rigoristi inglesi scelti con un algoritmo
di Paolo Trapani
Può l’intelligenza artificiale determinare i destini del calcio e condizionare le scelte dei protagonisti del football? Il dibattito si è aperto dopo i retroscena svelati sulla finale degli Europei che si é disputata domenica scorsa. La Coppa europea, come è noto, è stata persa ai rigori dal’Inghilterra. Stando alle indiscrezioni della stampa internazionale che ha citato fonti vicine alla Federazione calcistica inglese, i cinque calciatori anglosassoni che hanno tirato i rigori sarebbero stati selezionati dall’intelligenza artificiale e sulla base di complessi calcoli.
Come tutti sanno, 3 dei 5 tiratori dal dischetto hanno fallito, regalando la prestigiosa coppa continentale alla nazionale italiana.
L’accordo della Federazione inglese con Google
Secondo quanto riportato dalla rivista Forbes, la squadra inglese un anno e mezzo fa ha siglato un accordo con Google. L’idea della Federazione calcistica inglese «è stata quella di utilizzare la tecnologia cloud di Google con lo scopo di migliorare le prestazioni delle squadre nazionali inglesi, favorire lo sviluppo dei giovani e rendere più efficienti le operazioni complessive della stessa FA (Football Association)».
Nel corso dei mesi si è lavorato su una imponente mole di dati statistici inerenti le prestazioni dei giocatori, i rilievi medici, lo scouting e i video, superando il tradizionale, ma evidentemente ritenuto vetusto, processo di raccolta e studio manuale. «Questo semplifica un metodo», scrive Forbes, «ma apre la possibilità di utilizzare l’analisi e l’intelligenza artificiale per identificare nuovi modi di elaborazione delle informazioni».
Il culmine di questo metodo è stato raggiunto proprio nella finale degli Europei, quando l’equilibrio in campo ha evidenziato che, per designare la squadra campione, si dovessero battere i rigori. Quelli che, da sempre, esperti e sportivi definiscono come la “lotteria”, visto l’elevato grado di imprevedibilità e di imponderabilità che li caratterizzano.
Tre rigori sbagliati su cinque, tra modello matematico e “lotteria”
Evidentemente, il fallimento di 3 penalty su 5, da parte dei giocatori inglesi, rileva che la mole di dati raccolti e lavorati dal computer non sono stati gestiti al meglio dagli analisti. O che i rigori restano quanto di più incalcolabile esista nel football.
Tutto ciò, sopratutto, se si considera che l’ultimo tiro dal dischetto, quello decisivo, è stato fatto battere a Bukayo Saka, calciatore di neanche 20 anni, privo di qualunque esperienza su penalty decisivi, che molti altri allenatori non avrebbero scelto come ultimo rigorista.
Nello specifico, gli esperti della Federazione inglese, sotto la direzione del direttore esecutivo, Mark Bullingham, avevano lavorato per mesi su modelli matematici definiti ‘Big Data’, derivanti sopratutto dal baseball, lo sport ritenuto più lineare tra i giochi di squadra. Per questa ragione, dopo il fischio finale del match, col conseguente svolgimento dei tempi supplementari, l’allenatore dell’Inghilterra, Gareth Southgate, ha ricevuto un suggerimento dagli analisti per inserire, tra i 5 rigoristi, i calciatori Sancho e Rashford (che hanno entrambi fallito il proprio rigore). I due giocatori sono stati fatti entrare solo pochi secondi prima del termine dei tempi supplementari, così da poter essere inseriti nell’elenco dei tiratori. Perfino la sequenza dei rigoristi (Kane, Maguire, Rashford, Sancho e Saka), sarebbe stata suggerita dall’algoritmo e dal calcolatore.
Southgate, dopo la finale, si è assunto tutta la responsabilità delle scelte, ma giova ricordare che, un paio di anni fa, proprio lui, in una conferenza di Google Cloud, aveva sottolineato: “Il rigore non è una questione di fortuna“.
In definitiva, nemmeno i tentacoli artificiali del più noto motore di ricerca mondiale, oltre che colosso capace di raccogliere enormi quantità di dati, sono stati in grado di far vincere gli inglesi, aprendo ora il dibattito sulla effettiva utilità per l’uomo di farsi affiancare dell’intelligenza artificiale nell’allenare, coordinare e guidare un club di calcio.
Il tema resterà aperto per molto tempo e diverrà sicuramente cruciale in un’epoca, come quella attuale, dove il confronto tra uomo e robot, intelligenza naturale e artificiale, domina in tutti gli ambiti di lavoro e della vita quotidiana.