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Donnexstrada, la diretta Instagram che ti riaccompagna a casa se non ti senti al sicuro

di Coraline Gangai

“Scrivimi quando arrivi a casa“. Quante volte dopo una serata, una cena fuori, aver preso un taxi o un autobus in piena notte abbiamo ricevuto o mandato un messaggio così.
Le molestie di strada, note anche come catcalling, sono un fenomeno in preoccupante crescita. Inseguimenti, commenti volgari, attenzioni non richieste, fischi, apprezzamenti, sguardi insistenti o gesti indesiderati: queste sono alcune delle forme più conosciute in cui si manifesta questa tipologia di violenza di genere.

Ad esserne più colpite sono soprattutto le donne. A confermarlo la ricerca pubblicata da StandUp, il programma di formazione studiato per prevenire le molestie e costruire uno spazio sicuro e inclusivo per tutti, promosso da L’Oréal Paris in collaborazione con la ONG Right To Be, secondo il quale sono circa l’80% quelle che denunciano di esserne state vittime. Di queste soltanto il 25% denuncia alle forze dell’ordine l’accaduto. Chi non lo fa spesso è per paura di subire ritorsioni, di non essere creduta o per vergogna.

Negli ultimi anni sono stati numerosi i progetti nati per aiutare le donne che si sono trovate e si trovano in situazioni simili. Tra queste nobili iniziative c’è anche quella di “donnexstrada“, il servizio che riaccompagna a casa chi non si sente al sicuro nel farlo da solo in modo virtuale, attraverso una diretta Instagram.

Il progetto raccontato da Laura De Dilectis, Presidente e Fondatrice di donnexstrada

Un’associazione di donne per le donne‘: è stato definito così donnexstrada, il progetto nato a marzo del 2021 da un’idea di Laura De Dilectis, psicologa premiata da Forbes tra i migliori Under 30.

In un solo anno di attività, l’associazione ha raccolto numeri significativi: più di 700 persone riaccompagnate a casa in totale sicurezza e più di 20 volontarie specializzate a comporre il team che affianca Laura.

Per cogliere tutte le sfumature di questa iniziativa abbiamo chiesto alla Fondatrice di raccontarcela:

“Nasce una domenica mattina di marzo di un anno fa quando dopo essermi svegliata leggo la notizia della morte di Sarah Everard, la trentatreenne inglese rapita, stuprata e uccisa da un poliziotto alle nove di sera mentre stava rientrando a casa. Mi è salita una forte emozione, a metà tra la sorpresa e la rabbia. Sorpresa perché non pensavo si potesse essere ammazzate per strada alle nove di sera nel 2021, e perché io lavoravo già nel campo della violenza di genere, in particolare quella domestica a cui purtroppo siamo abituati. A livello personale mi colpì tanto sia perché ho vissuto all’estero, sia perché in Italia vado sempre da sola a piedi e la sera prendo i mezzi pubblici, quindi mi sono sentita in pericolo e mi sono detta ‘Quante volte ho rischiato che mi accadesse la stessa cosa’. Che tu ne sia consapevole o no è un dato di fatto, purtroppo c’è il rischio di incorrere in una molestia, o essere aggredite, stuprate, uccise”.

Quella notizia crea uno sconvolgimento in lei tale da spingerla a chiedersi ‘Cosa posso fare concretamente?’. Da qui l’idea di realizzare una call to action su Instagram:
“Creo delle grafiche molto semplici, propongo un intervento di comunità e altre iniziative come il supporto psicologico, il taxi sospeso, la mappatura delle strade di Roma, il dialogo tra Associazioni – Università – Istituzioni, quindi la costruzione di una rete efficace e di tavoli di lavoro sul tema, la raccolta di testimonianze, le dirette per strada, che è poi lo strumento che utilizziamo oggi, e per finire seminari di formazione rivolti a giornalisti, psicologi, avvocati e persone per

aiutarli a capire come rapportarsi in situazioni del genere. Oggi, dopo un anno e mezzo, quella che era una proposta di intervento di comunità fatta da una psicologa su Instagram è diventata un’Associazione di cui sono Presidente, con 10 cofondatrici e un team totale di 60/70 persone. Fra queste c’è il team dell’equipe psicologica, con 20 psicologi presenti in tutta Italia ed esperti in violenza di genere, traumi, autostima ed empowerment, un team di avvocati e avvocate e i volontari e le volontarie di direttexstrada, che sono all’incirca 40/50 persone (il numero aumenta settimanalmente in quanto siamo sempre alla ricerca di nuovo personale)”.

Donnexstrada non è rivolto solo alle donne, sebbene siano loro le prime vittime di molestia, ma è un servizio rivolto a chiunque ne abbia bisogno.
“Siamo partite da loro – afferma Laura De Dilectis – perché serve un focus di interesse, un punto di partenza. Il nostro progetto è qualcosa di estremamente concreto e che si contrappone a quello che è un po’ il modus operandi della nostra società, tante parole e pochi fatti. Le chiamate in Italia arrivano soprattutto dalle donne, ma spesso ci sono capitate anche persone della comunità LGBTQ+. Come dimostrano i dati, la strada è sempre meno sicura sia per le minoranze che per le persone più ai margini.

Quello che offre l’associazione è un aiuto concreto in un mare magnum di iniziative che nascono ogni giorno a causa della crescita del fenomeno e che si propone, grazie ad una fitta rete di volontari diffusi su tutto il territorio, di offrire supporto a persone in difficoltà. Lo fa sfruttando uno strumento digitale: Instagram.

Attraverso lo strumento delle dirette le ragazze possono richiedere, inviando un messaggio privato alla pagina Instagram con la scritta diretta e specificando il luogo in cui si trovano o che tratto di strada devono percorrere, di non essere lasciate sole in quel particolare momento perché non si sentono al sicuro. Una volta ricevuta la richiesta, una delle ragazze del team farà partire la diretta, che verrà trasmessa solo se la persona che ha richiesto assistenza ne darà il consenso, altrimenti rimarrà privata.

“Accedere al servizio, che funziona 24 ore su 24, – come sottolinea la Fondatrice – è molto semplice. Si cerca su Instagram la pagina direttexstrada, su cui è possibile prenotare la chiamata se si sa già che si dovrà percorrere un determinato tragitto da soli. Durante la prenotazione è importante fornire informazioni sul tragitto, il luogo e l’orario. Se invece è una cosa non programmata basterà scriverci un messaggio in direct con la scritta sos diretta, chiedendola a qualsiasi ora, anche di notte, e specificando luogo e tragitto. Chiediamo sempre, previo consenso, sia di dirci il tragitto, perché ci serve per avvertire la polizia in caso di pericolo, sia di registrare la chiamata, perché in caso di denuncia la persona aggredita avrà un video oltre che dei testimoni”.

Sapere di potersi rivolgere a qualcuno che ci tenga compagnia in una situazione percepita come ‘potenzialmente pericolosa’ permette di sentirsi più al sicuro e tutelate.
Come riportano i dati ISTAT, è alta la percentuale di donne che dopo aver subito una forma di violenza non denuncia. Le cause sono molteplici: perché hanno imparato a gestire la situazione da sole (39,6% per le violenze da partner e 39,5% da non partner), perché il fatto non era grave (rispettivamente 31,6% e 42,4%), per paura (10,1% e 5,0%), per il timore di non essere credute, la vergogna e l’imbarazzo (7,1% e 7,0%), nel caso della violenza nella coppia perché amavano il partner e non volevano che venisse arrestato (13,8%) o per sfiducia nelle forze dell’ordine (5,9 e 8,0%). Dati che fanno riflettere, soprattutto l’ultimo. A confermare questa sfiducia è anche Laura, che ci racconta:

Non operiamo solo in Italia. Questa forma di assistenza abbiamo infatti deciso di portarla anche all’estero con viola walk home, altro progetto di donnexstrada per la quale io e le mie due socie abbiamo aperto una società per sviluppare un’applicazione. Ad oggi siamo partite con la Germania in quanto lì abbiamo un’altissima richiesta da parte di uomini, sia per diventare volontari, sia di essere riaccompagnati a casa”.

“Sia in Italia che all’estero le persone si fidano più di noi che della polizia. Questo è un dato gravissimo perché è proprio quest’ultima che a volte, ci dicono, non presta immediatamente soccorso alla donna, non le crede, o riduce ciò che le è accaduto.
Crediamo che le dirette abbiano aiutato molto, perché il fatto di essere in video chiamata senza cuffie, parlare ad alta voce e sapere che dall’altra parte c’è una persona è intimidatorio per il possibile aggressore, che sa di essere registrato e che ci sono dei testimoni. In questo modo siamo certe di poter prevenire possibili vittime.

Siamo diventate un punto di riferimento importante per la comunità, ma ci teniamo sempre a sottolineare che nel caso in cui si sia già seguite di chiamare la polizia in modo che possa intervenire tempestivamente, più di quanto non potremmo fare noi che siamo dall’altra parte dello schermo”.

Oggi sono oltre 141mila le persone che hanno creduto in questo progetto. Tante le ragazze italiane che hanno usufruito del servizio, così come donne straniere, che vivono o hanno vissuto per un certo periodo di tempo nel nostro Paese, per motivi di studio o semplicemente per trascorrere le vacanze.

Essendo un progetto ambizioso e che mira a crescere sempre di più, tra i progetti imminenti di donnexstrada, c’è la creazione di punti viola.
Proprio pochi giorni fa si è conclusa la campagna realizzata insieme a Eppela per finanziare questa iniziativa. Ma di che cosa si tratta?

“Di un progetto in itinere – spiega la De Dilectis – per ora partito da Roma, e per cui ci vorrà ancora qualche anno prima di poterlo vedere realizzato. Vogliamo costruire una rete di città sicure sia in Italia che all’estero. Attualmente non lo sono, non sono progettate per le donne né in generale per questioni di sicurezza e inclusione, né per piccole cose, basti pensare all’illuminazione di cui alcune strade nemmeno sono dotate…

Il nostro obiettivo è dare vita ad una rete di locali e attività commerciali a cui le donne possano rivolgersi e chiedere aiuto in caso di difficoltà. In concreto andremo a raccogliere le adesioni di farmacie, edicole, supermercati, bar, locali, aperti soprattutto di notte o la mattina presto, sensibilizzando il personale sul tema della violenza di genere, in modo che possano reindirizzare la persona verso luoghi sicuri come i centri anti-violenza, e fornendo loro brochure informative.

Allo stesso modo se una donna ha un appuntamento la sera con una persona che non conosce, potrà scegliere a Roma un locale ‘punto viola’, ovvero se si trova in difficoltà, oppure l’uomo inizia ad essere molesto nei suoi confronti, potrà rivolgersi al personale. Ci proponiamo quindi di creare quello che può diventare uno spazio in cui la donna possa sentirsi protetta”.

Non è solo la strada ad essere teatro di molestie ma anche mezzi pubblici come autobus e treni. Pensiamo al recente episodio delle cinque ragazze molestate mentre viaggiavano sul treno di ritorno da Gardaland. Donnexstrada si è messa al lavoro anche su questo fronte per fornire soluzioni concrete:

“In futuro ci piacerebbe creare una rete di hotel e ostelli in cui la donna possa sentirsi al sicuro anche quando si sposta da sola.
Un progetto ambizioso da realizzare perché ci facciamo garanti di quello che è questo bollino viola. Partiremo con una campagna digitale, è così che abbiamo iniziato, ed è proprio grazie a questo che siamo riuscite ad arrivare in tutta Italia. È prevista anche la formazione di tassisti o conducenti di autobus e treni, perché sono punti non sensibilizzati. Vogliamo attivare la società e i cittadini. Tutti siamo responsabili e insieme possiamo fare qualcosa”.

Grazie al successo riscontrato sono tanti i progetti per il futuro che le ragazze di donnexstrada vogliono realizzare per far sì che la loro realtà diventi sempre più presente sul territorio italiano e non. Al momento lo strumento delle dirette poggia sul canale Instagram, piattaforma che però non permette di garantire per sempre e nello stesso modo il corretto funzionamento del servizio. Ecco perché è necessario crearsi un canale alternativo, che permetta di garantire il funzionamento al 100% del servizio, indipendentemente da possibili bug di sistema fuori dal controllo di donnexstrada:

“Abbiamo deciso di aprire una nostra start up in modo da diventare indipendenti. Con l’app faremmo in modo che la chiamata alla polizia sia semplice e veloce, basterà cliccare su un pulsante, e che la videoregistrazione avvenga in automatico, così come l’avvio della chiamata con i nostri volontari.

Vogliamo usare la tecnologia nel modo giusto per diventare parte del progresso e del cambiamento”.

Quella che era un’idea nata in piena pandemia, oggi si è trasformata in un’idea imprenditoriale innovativa che ha sempre più voglia e fame di crescere. Il motore sono le donne. È per loro che questo servizio è nato: ” riaccompagnare ognuna di loro, con la propria storia, a casa – ci confessa Laura – riuscire a farle sentire al sicuro e parlare con loro di quali sono le problematiche legate alla violenza di genere è un’emozione unica. Questo strumento ha fatto e sta facendo tantissimo, quindi vogliamo potenziare il nostro servizio e far sapere alla gente che noi ci siamo.

Il traguardo di cui andiamo più fiere è il riconoscimento ricevuto dallo Stato, siamo rientrate nella Legge di Bilancio 2022. Un momento molto importante per noi, perché il terzo settore viene spesso inteso come volontariato ma è un lavoro vero e proprio e per farlo bene servono competenze. Noi le abbiamo e continueremo a metterle al servizio di chi ha bisogno del nostro supporto, sperando così di contribuire a costruire la società migliore che meritiamo”.