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Elezioni 2022, se il cambiamento del sistema non è l’anti-sistema

Perchè i partiti antisistema non hanno intercettato le posizioni critiche dei cittadini, cresciute dopo la pandemia e la guerra in Ucraina, eppure presenti su canali come Telegram e nelle proteste di piazza?

Da un paio di anni la politica italiana si batte per cercare di ottenere consenso dei cittadini. Dopo le elezioni parlamentari del 2018, dove il boom delle votazioni per il Movimento 5 Stelle rappresentava una sfida per smuovere la politica nostrana, gli italiani hanno dovuto affrontare solo dopo un anno e mezzo la situazione Coronavirus, con la conseguente crisi economica più grave del secondo dopoguerra. Dopo la caduta del governo Conte II, agli inizi del 2021 è poi intervenuto Mario Draghi, eletto per riconquistare la fiducia non solo nei confronti dei cittadini ma anche agli occhi dell’intera Europa. Infine, la guerra in Ucraina avvenuta il 24 febbraio 2022, data che ormai rappresenta uno spartiacque nella storia. Prima di allora, infatti, la politica estera sembrava qualcosa che si guardava da lontano, che non entrava nelle nostre case o nel nostro quotidiano. Ma dall’invasione russa in Ucraina tutto ha assunto un aspetto ben diverso. Le sanzioni alla Russia di Vladimir Putin e le conseguenze sulle forniture di gas ed energia elettrica hanno portato i cittadini ad assumere un atteggiamento completamente diverso nei confronti della politica, estera e non. Il risultato non è stato di un maggiore interesse, ma al contrario ha portato a un totale malcontento e sfiducia da manifestarsi anche in un astensionismo senza precedenti. Infatti, se alle elezioni del Parlamento di quattro anni fa il 73 % degli italiani ha partecipato attivamente al voto, per queste elezioni politiche del 25 settembre 2022 ha votato il 64 % degli elettori. 

I piccoli partiti antisistema

La disparità di quasi 10 punti di partecipazione non è però l’unico elemento indicativo di una voglia di cambiamento, ma anche il risultato. Con la legge elettorale, chiamata Rosatellum dal nome del suo relatore Ettore Rosato, le coalizioni hanno dato i frutti desiderati e il centrodestra è riuscito a raccoglierli in pieno con il 43,79 % (Forza Italia, Lega, Noi moderati e Fratelli d’Italia), di cui solo Fdi conta il 26 %. Se si pensa che la coalizione di sinistra schierata con il Pd di Enrico Letta (Più Europa, Sinistra Italiana e Verdi, Impegno Civico) ha raggiunto uguale risultato del partito di Giorgia Meloni con una percentuale di voti pari a 26,23 %, l’altra ala della sinistra che ha voluto correre da sola non se l’è cavata molto meglio. La coalizione di Matteo Renzi e Carlo Calenda con i loro partiti Italia Viva e Azione si è fermata al 7,79 %, mentre il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte è arrivato alla percentuale del 15,43%. Da questi dati è possibile evincere che, per quanto gli italiani abbiano cercato di ribaltare le sorti affidandosi questa volta allo schieramento politico opposto, non si sono allontanati molto dal quadro politico di sistema. I partiti di nuova nascita o che hanno scelto di unirsi formando un nuovo partito per aggregare le forze per contrastare i cosiddetti partiti dei “big” hanno ottenuto un totale del quasi 6% di voti, testimoniando così che nonostante l’analisi del voto sia calata negli ultimi anni e la sfiducia accresciuta, la cerchia dei partiti standard non perde smalto. Tra i partiti che si sono proposti di fornire un’alternativa decisamente più netta ci sono Italexit di Gianluigi Paragone (che ha raggiunto l’1,90%) e quello di più recente nascita Italia sovrana e popolaredi Francesco Toscano (1,24%). Il loro programma, infatti, per quanto diverso, è sostanzialmente simile nel proporsi in contrasto con le idee e la strada percorsa dai cosiddetti partiti “di sistema”. 

Perché i partiti antisistema non hanno intercettato le posizioni ciritche dei cittadini?


In particolar modo, Italia sovrana e popolare ha unito più partiti e personaggi di spicco del panorama anti-sistema come il partito comunista di Marco Rizzo, il giornalista Claudio Messora, il medico Daniele Giovanardi i quali, in modo differenti, hanno cercato di divulgare informazioni diverse dai media mainstream, confluendo sui social e nelle piazze in tempi molto ristretti data la loro neo nascita. Dall’uscita dall’Unione Europea e dalla Nato al no all’obbligo vaccinale, passando allo sviluppo dell’indipendenza energetica, sono solo alcuni dei temi proposti che, soprattutto sui vari canali dedicati su Telegram, hanno riscosso parecchio successo. Infatti, prima con l’inizio della pandemia, poi con l’inizio della guerra in Ucraina, la coscienza critica dell’italiano medio si è sviluppata sempre di più attraverso la consapevolezza del cambiamento del nostro tempo. Quelli citati sono soltanto alcuni degli aspetti di cui si parla, sia su un servizio di messaggistica come Telegram che in piazza, attraverso manifestazioni e scioperi. Eppure i piccoli partiti che si sono proposti di contrastare tutto ciò di cui si sindaca nel nostro quotidiano non hanno raggiunto la soglia dei grandi partiti, favorendo così l’avanzamento della stessa classe dirigente che ormai da anni occupa posti diversi, ma sempre dalla medesima parte. Dunque, quando il cambiamento del sistema diventa davvero anti-sistema?