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Elezioni 2022: serve la firma digitale 

Voto

La sola raccolta di firme cartacea potrebbe infatti ostacolare i partiti più piccoli

di Silvia Cegalin

Manca circa un mese e mezzo alle elezioni politiche 2022, ma sono ancora molti i partiti impegnati a raccogliere le firme necessarie per potersi candidare alle prossime elezioni in un tempo, in quest’occasione, ristrettissimo.

Come funziona la raccolta delle firme per presentarsi alle elezioni

Facendo riferimento alla legge, n. 165 del 3 novembre 2017 e dal recente articolo 6-bis, i partiti politici non presenti in Parlamento, di conseguenza i partiti più piccoli, per potersi presentare alle elezioni sono obbligati a raccogliere 1.500 firme, e non più di 2.000, per ogni collegio plurinominale. Nel caso in cui però lo scioglimento della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica avvenga oltre 120 giorni prima della data di scadenza, il numero di sottoscrizioni necessarie per la presentazione delle candidature è ridotto alla metà.

Per presentarsi alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 servono dunque, non più 1500 firme, ma 750. In pratica, in tutta Italia, partiti e coalizioni dovrebbero raccogliere almeno 36.750 firme per la Camera e 19.500 per il Senato. Un numero che appare comunque considerevole, soprattutto a fronte del tempo a disposizione che non supera il mese in quanto, come previsto dalla legge, la dichiarazione di candidatura dev’essere depositata alla cancelleria della Corte d’appello tra il trentacinquesimo e il trentaquattresimo giorno anteriore a quello dell’elezione, ovvero tra il 21 ed il 22 Agosto.

Se si conta poi la modalità con la quale i partiti devono raccogliere le firme la faccenda si complica: capiamo il perché.

Le firme per essere considerate valide devono essere raccolte a mano e convalidate da un autenticatore, un pubblico ufficiale, in presenza, inoltre le firme possono essere unicamente di elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni che fanno parte del collegio plurinominale, non si può quindi firmare al di fuori del proprio comune di residenza.  

L’appello dell’Associazione Luca Coscioni e di Eumans

In considerazione di quanto esposto poco sopra, appare evidente che la procedura della raccolta firme non si presenta affatto agevole; per questo motivo l’Associazione Luca Coscioni ha lanciato un appello, con una raccolta firme, e inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi.

«La legge elettorale per il prossimo Parlamento prevede meccanismi fortemente discriminatori per la presentazione delle liste, favorendo i Partiti già presenti in Parlamento, che sono esentati dalla raccolta firme» si legge nella loro dichiarazione. L’associazione chiede perciò che sia consentita la presentazione di liste di candidati anche attraverso la firma digitale seguendo la medesima via di quanto fatto con i referendum.

In effetti dopo aver inneggiato, da più parti, l’importanza della transizione digitale e di un uso del digitale convertito alla semplificazione, ora che ci sarebbe l’opportunità di mettere in pratica tutto ciò, si preferisce, pur avendone gli strumenti, raccogliere le firme a mano, un metodo anacronistico, senza considerare che molte persone sono in vacanza e non presenti fisicamente nel loro comune di residenza.

Ad affiancare l’associazione in questa battaglia compare anche Eumans, che tramite un comunicato ha annunciato che dal 27 Luglio Virginia Fiume, co-presidente di Eumans, con altre persone, ha avviato uno sciopero della fame; sulla questione si è espresso anche Volt, partito paneuropeo, specialmente per quanto concerne la circoscrizione estera.

Quali sono le forze politiche obbligate a raccogliere le firme

Tra le forze politiche tenute alla raccolta delle firme compaiono: “Italexit” movimento di Gianluigi Paragone; Potere al Popolo e Rifondazione Comunista uniti per la lista “Unione Popolare” che come capo politico ha schierato l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris; la coalizione “Italia Sovrana e Popolare” che riunisce Ancora Italia, il Partito Comunista, Riconquistare l’Italia, Azione Civile, Rinascita Repubblicana, Comitati No Draghi, Italia Unita; “Vita”, dal movimento 3V della deputata Sara Cunial.

Assieme a loro però rischiano di rimanere esclusi tanti altri partiti, ad esempio i Radicali Italiani, mentre il partito paneuropeo Volt ha annunciato che si candiderà alle elezioni politiche nella ripartizione Europa della Circoscrizione Estero della Camera e del Senato con una lista autonoma, una raccolta firme che nel loro caso avverrà nei consolati (fonte Aise).

Sono risparmiati dalla raccolta firme Di Maio e il suo “Impegno civico”, e “Azione” di Calenda. Il primo grazie a Tabacci che gli ha concesso il simbolo di Centro democratico, e il secondo grazie alla concessione (prima della rottura del patto con il PD) di +Europa di Bonino, partito salvato a sua volta dalla raccolta firme nelle elezioni del 2018 sempre da Tabacci.