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Etxera! Nei Paesi Baschi trovano casa le vittime del terrorismo, inaugurato il centro nazionale

Ecco il nostro reportage realizzato qualche tempo prima 

di Dania Ceragioli

E’ appena stato inaugurato a Vitoria nei Paesi Baschi, il primo centro nazionale per la memoria delle vittime del terrorismo in Spagna. Il luogo scelto ha un valore  altamente simbolico, considerato che in questa terra l’ETA ha lasciato una lunga scia di sangue. Si conta che siano state almeno 850 le persone morte a causa dei suoi attentati. Il centro, ideato già dal 2011, vuole però consentire un omaggio a tutte le vittime, anche quelle di altri gruppi terroristici. Il re Felipe VI presente all’inaugurazione ha tenuto un discorso in cui ha evidenziato come la memoria sia essenziale, per poter preservare la verità, la dignità e la giustizia.

Il nostro viaggio nella terra basca

Il sole è ancora alto e il caldo soffocante che a tratti si manifesta, viene smorzato da un vento fresco e insistente. Movimenti lenti e diluiti si verificano al mio passaggio, si ha la sensazione di essere osservati, anche se in giro pare non esserci nessuno. Saranno gli infiniti striscioni, le ikurrinas che svettano dalle finestre, i tanti murales sulle saracinesche che popolano il dedalo di viuzze che si dipana da Casco Viejo, a dare una sensazione di presenza. Qua si respira indipendentismo e non solo le scritte lo testimoniano, il voler parlare euskera è un vero atto da militante, il gesto che permette di tenere legato fortemente un popolo. Siamo nei paesi baschi una terra dalle origini antichissime, seppure incerte, una terra misteriosa, che ha permesso alla sua lingua di divenire un importante strumento identitario. Una terra segnata da eventi violenti e tragici al tempo stesso, anche se l’ETA ha ufficialmente deposto le armi nel 2011, in questi luoghi ha ancora radici profonde.

La si ritrova nella durezza degli sguardi, nei baschi portati con estrema eleganza, nell’atto del donare anche una sola peseta appoggiando così una causa in cui la comunità crede. A Bilbao il fermento politico è vivace e palpabile, ma è in paesi come Hernani e Mutrikuo che si accende il fervore dell’anarchia e dell’insurrezionalismo. Nei tipici bar dove montagne di pinchos di ogni tipo trovano la loro invitante collocazione, vi sono anche i salvadanai (huchas) utili a raccogliere le offerte per le famiglie dei detenuti, che devono affrontare lunghi viaggi per andarli a trovare. Il governo spesso li trasferisce lontano, fino in Andalusia, per indebolire i legami con il loro territorio. Alle pareti sono affissi i quadri con all’interno le foto che ne ritraggono i volti e le indicazioni del carcere in cui si trovano. Capita sovente di vedere una foto che viene abbattuta, qualcuno è stato liberato e allora si festeggia. In questa terra si deve avanzare con passo leggero e cuore aperto, non c’è niente da giudicare, ma molto da comprendere. Il sole continua a rimanere alto, la luce non ha voglia di spegnersi per lasciare spazio a un nuovo giorno, c’è ancora tanto per cui lottare.